«Non è servito a niente!» le orecchie di Roxanne si stavano riempiendo di brusii già da un po', ma il suo corpo e la sua mente erano davvero troppo stanchi per permetterle di accorgersene. Sentiva parole aleggiare nel nulla che non riusciva a collegare tra di loro; non riusciva nemmeno a capire se fossero reali o frutto del suo subconscio. Questo però non le importava: non riusciva nemmeno a comprendere se fosse sveglia o meno.
Solo quando la loro intensità aumentò si rese conto che quella voce piena di collera e venata di rassegnazione apparteneva ad Allan.
Improvvisamente prese coscienza della superficie morbida su cui poggiava la testa e delle coperte calde che la avvolgevano in maniera disordinata. Percepiva il suo corpo come un blocco di cemento calcificato e avvertiva un dolore martellante al collo, probabilmente perché continuava ad ostinarsi a dormire a pancia in giù. Sentiva la gola secca e le bruciavano gli occhi; non aveva dormito quanto aveva sperato.
Quella notte aveva sognato Chris e si era subito svegliata di colpo con uno sguardo pieno di sofferenza che l'oscurità della notte aveva aiutato a celare. Ci aveva messo quasi due ore per riaddormentarsi, tormentata da quella piccola condanna che forse l'avrebbe accompagnata per gran parte della vita. Era inutile negarlo: non averlo accanto le aveva aperto una voragine nel petto e riusciva a placarne il dolore solo grazie alla voglia di rivincita.
La spessa tenda attaccata alla finestra era tirata, ma i deboli raggi di luce dei lampioni in strada riuscivano comunque ad attraversare gli spazi non coperti, andando ad infrangersi sul parquet e dissolvendosi sulla sua superficie. Creavano dei fragili giochi di luce ed ombra capaci di trasmettere una serena quiete, ma, in quel momento, Roxanne avrebbe desiderato solamente l'oscurità più totale.
«Avrebbe potuto esserci utile, ma come al solito quel coglione si è fatto prendere dalla rabbia» il suo tono di voce diventò più basso e ovattato, ma comunque udibile attraverso la porta aperta. Passarono alcuni secondi, ma la ragazza non sentì ribattere nessuno. Sicuramente stava parlando al telefono.
«So che emotivamente ci sei dentro fino al collo, ma una tua parola sarebbe bastata per far andare le cose diversamente.» Roxanne non riusciva a cogliere il filo del discorso, ma in fondo non le importava un granché. Non erano affari suoi, ed era davvero troppo stanca per potersene interessare.
«Senti, non ne voglio parlare al telefono. Dammi un quarto d'ora.» Poi non disse più nulla. Lo sentì spostarsi dalla parte opposta dell'appartamento a passi pesanti, svegliandola ulteriormente. Neanche due minuti dopo la porta principale si chiuse con forza e sentì Sid soffiare in segno di protesta. A quanto pareva, Allan aveva svegliato anche lui.
La ragazza provò a ricadere nuovamente nelle profondità dell'incoscienza, ma proprio non ci riuscì. Continuò a rigirarsi nel letto, bisognosa di dormire ma incapace di farlo. Sentiva il peso della stanchezza comprimerle la testa, ma si rese conto che questo non avrebbe mai potuto averla vinta.
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Against
AçãoRoxanne non voleva scappare da se stessa, ma da quella ragazza che la sua famiglia aveva tentato di plasmare senza chiederle il permesso. Aveva preferito lasciarsi tutto alle spalle, sino a ritrovarsi completamente sola, in un luogo che sembrava n...