Verità

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Victoria era stordita, in quel momento era stesa su una lettino bianco, in un ospedale. Si mise a sedere di scatto quando l'immagine della famiglia massacrata le balenò davanti agli occhi, un uomo vedendola sveglia le si avvicinò, era alto, dei ricciolini marroncini si sparpagliavano sopra testa, gli occhi erano blu lago, era un dottore, sul tesserino che portava attaccato al taschino del camice bianco stava scritto: dottor. Ivan...

<ragazzina, stai bene?> le chiese il dottore

<sono morti tutti?> chiese lei invece, cosa doveva dirgli ? non era importante se lei stava bene o no, ora non più. <tuo padre è vivo> rispose lui, <anche se ha bisogno di tempo, e anche tu ne hai bisogno, dovete riposare> aggiunse. <io devo parlare con lui> Victoria si stava già alzando ma il dottore li prese il braccio e infilò dentro ad una vena un ago ... poi ... buio.

Non sognò niente, il vuoto più totale e poi, sentì una risata, una risata cattiva e oscura, non smetteva mai, sembrava una musica, come una dolce musica di sottofondo che non ti lasciava mai, ma non era per niente dolce, era feroce e scorrevole, una tortura. Poi vide la luce improvvisa in viso facendole lacrimare gli occhi, si era svegliata con ancora la risata di Mike nella mente, davanti al suo letto c'era un orologio elettronico moderno, segnava le due di mattina. La ragazza scese lentamente dal letto e sgattaiolò nel corridoio alla ricerca della camera del padre, iniziò ad aprirle tutte, ma non lo trovava, fino ad arrivare alla camera 17, era steso , dove un tempo c'erano le gambe ora c'erano bende macchiate di sangue, così come le mani. Si avvicinò lentamente e vedendolo sveglio andò ad abbracciarlo, lui accorgendosi che la ragazza era Victoria scoppiò in lacrime, <tu-t- stai bene?> chiese balbettando <si papà, tu stai bene? Ricordi chi è stato a farti questo?> chiese Victoria calma, non voleva far vedere al padre che era nel panico, non voleva che lui la ritenesse debole, doveva essere forte, non doveva piangere. <io, non ricordo nulla di cosa è successo> rispose lui continuando a piangere. La ragazza ebbe un colpo al cuore quando vide che il padre aveva un cerottino in fronte, lo tolse e ... c'era un buchino. Ricordò quando svenne davanti a Mike e non ricordava più nulla, ma tornata a casa si era trovata quel buchino in testa ... solo ora si accorse che la risata di Mike stava risuonando nella sua testa, non aveva mai smesso da quando si era svegliata.

Le porte della camera si spalancarono ed entrarono tre dottori che presero la ragazza dalle braccia e la staccavano dal padre per riportarla nella camera assegnata. <Non mi sedate vi prego, vi prego resterò qui, io volevo solo vederlo e ora farò la brava> Victoria non voleva dormire, voleva restare sveglia, doveva vedere cosa succedeva. <D'accordo ma se scapperai dinuovo ti legheremo> rispose il medico severo. Quando furono usciti dalla camera, la ragazza girò la testa per guardare la finestra ma, solo ora si accorse che accanto a lei, su un altro lettino stava steso un ragazzo: aveva i capelli tinti di blu, era pallido, aveva un piercing al sopracciglio destro ed aveva dei tubi che passavano per le narici e uno direttamente dalla gola. Gli occhi erano aperti rivelando il colore celeste chiaro all'occhio sinistro, l'altro era completamente rosso. Si girò piano a guardare la ragazza e iniziò a parlare, la voce era sottile e spezzata, Victoria si dovette sporgere in avanti per sentire cosa le stava dicendo, < Lui ... ha , sterminato ... un'altra ... famiglia. ... vero? > a ogni parola pronunciata il ragazzo si fermava per ingoiare la saliva, doveva essere doloroso parlare per lui ... Victoria stava per chiederli di chi stesse parlando ma si zitti quando il ragazzo riprese a parlare < Lui ... la sta ... cercando ... e ora ....> si girò completamente a guardala negli occhi < ora... la trovata ...> disse in fine chiudendo gli occhi. Un suono acuto divampò in tutta la camera e ci vollero meno di cinque secondi prima che due dottori entrassero nella camera. Si avvicinarono al ragazzo e chiusero la tendina per impedire a Victoria di guardare ... stavano provando a rianimarlo ... arrivarono altri dottori ... dopo due ore sentì un dottore dire " è morto, chiamate qualcuno che venga a prendere il corpo". A quelle parole Victoria intervenne < non dovreste chiamare la sua famiglia?> chiese. <La sua famiglia è stata massacrata, senza risparmiare nemmeno uno di loro, solo sua sorella si credeva viva, ma il corpo è stato trovato alcuni fa in un bosco> dette quelle parole il medico uscì dalla stanza con i colleghi a seguire. <come si chiamava?> chiese Victoria all'ultimo dottore rimasto. <Rick>rispose< La sorella ... aveva il tuo stesso nome> aggiunse in fine.

Passarono tre giorni quando finalmente Victoria e il padre furono liberi di tornare a casa, quest'ultimo ormai non poteva muoversi senza la sedia a rotelle ma non sembra che li importasse molto, aveva appena perso la famiglia, sarebbe potuto morire anche lui ma, era vivo. Quando furono arrivati a casa Victoria portò il padre a riposare e poi con coraggio entrò nella camera dove un paio di giorni prima c'era stato il massacro della famiglia, doveva pulire. Appena entrò il cuore si fermò e la ragazza dovette trattenersi dal non urlare. Ora sul pavimento c'era una scritta, e lei la riconobbe subito. Era in latino, era la stessa frasa che Mike le aveva detto quando stavano nel bosco:

"Non occidere animalia fera in fun. Sola creatura est cuius tormenta mortemque paravit se ridiculum est."

Corse nel soggiorno digitò il numero della polizia e dopo cinque minuti arrivarono tre macchine sotto casa, la interrogarono, e lei disse tutto, dalla prima notte che aveva visto Mike ad ora. I poliziotti la guardavano come se stessero guardando una persona che non ragionava più, forse credevano che era rimasta in trauma vedendo la famiglia morta?

<em... ragazzina ...> iniziò uno di loro, poi si girò a guardare i suoi colleghi e continuò, <la casa di questo Mike, è disabitata da un anno ... non vive nessuno lì.>


La finestra nell'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora