1. L'inizio

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POV Michael
06-10-2016
22:00, PM
"Dov'è lui? Dove l'hai visto?" "È qui! Qui fuori! Apri la porta!"
Sento delle voci... la testa mi gira. Apro gli occhi a fatica, con il corpo totalmente indolenzito e la testa che gira come una trottola. Non sento dolore però, da nessuna parte. Oramai, sono abituato al dolore... anche se mi fossi fatto male, non sentirei niente. Le voci continuano a parlare, quando all'improvviso si accende la bianca luce della telecamera del citofono... ora mi stanno osservando. La luce illumina il pavimento marmoreo dove sono disteso, la cui freddezza è sorprendente. Il cielo rosso contrasta con le sagome scure degli alberi: il fuoco in lontananza risalta i colori del tramonto. Non ricordo molto... solo fuoco, stanchezza, fumo. "Ehm... Salve?" La voce di un uomo mi fa girare verso il citofono, mentre socchiudo gli occhi a causa della luce troppo forte. "Che ci fa davanti a casa nostra?" Cerco di ignorarlo e di sedermi. In qualche secondo appoggio sulle ginocchia, mentre mi guardo le mani, lunghe e nodose come sono sempre state. I miei vestiti sono logori, strappati in più punti e bruciacchiati. "Lui sta bene papà?" La voce di un bambino si sente da dietro la porta, anche se molto ovattata. "Sì sì, non ti preoccupare, lui sta bene... sembra solo molto confuso... tutto qui.
"Senta signore" La sua voce si sta facendo più allarmata, sento il suo lieve cambiamento di tono. "Se non mi dice il tuo nome immediatamente, sarò obbligato a chiamare la polizia, non può entrare in casa altrui così all'improvviso. Sei ferito? Hai qualcosa?" "Tesoro, che sta succedendo?" Io intanto sto ancora cercando di capire, cosa ci faccio qui, perché la sua voce mi suona così familiare? Come un qualcosa di antico, saldo, potente... ma che risulta cosi vacillante, con il suo tono spaventato. La moglie è arrivata però, ho sentito la sua voce. "Non lo so, quest'uomo è entrato in casa nostra all'improvviso..." È sempre più allarmato, come se stessi cercando di rubare in casa sua. "Nick pensa che lui sia ferito... ma io credo-" "MICHAEL!" La voce mi è uscita dalla gola senza controllo, un nome che fino a due secondi fa non ricordavo è affiorato nuovamente alla mia mente. "Cosa?" La voce dell'uomo ora è stupita, quasi pensosa. "Eh... uh, il mio nome... me lo hai chiesto poco fa. È Michael." "Papà papà!" Il bambino sembra quasi felice, sento il suono dei suoi saltelli. "Michael mi ricorda qualcuno! Non lo riconosci?" "Mi scusi" la donna non sembra ascoltare il figlio. Lui? Conoscere me? "Lei cosa ci fa nella nostra casa? Il sole sta per tramontare, non credo che lei debba essere qui..." io annuisco, anche se non ho la minima idea di come sia finito qui. "È quello che gli stavo dicendo io" ribatte alla moglie, poi mi chiede "lei... uh... mi sembra un po'... shockato. Cosa le è accaduto?" Scuoto la testa, confuso. Non so cosa dire. "Non lo so" dico, mentre mi sforzo di ricordare "non riesco a ricordare... mi dispiace, ma non lo so proprio." "Michael dovrebbe alzarsi!" Dice la voce del bambino, emozionata. "Non è bello stare sul pavimento. Papà, puoi aiutarlo? E tu Michael, Entra dentro, sembra maleducato lasciarti li!" "Mhh... già." Dice l'uomo, poco convinto. "Riesci ad alzarti?" "Si si, penso di si... mi sento solo un po' di nausea..." dico, mentre tento di alzarmi e vengo sopraffatto dalle vertigini. "Okay." Dice lui. "Entra pure." La porta bianca si spalanca, e la figura un'uomo compare da dietro di essa. Ha capelli castani, tenuti corti, e gli occhi nocciola mi guardano, scorrendo su di me, controllando centimetro per centimetro i vestiti bruciati, e la mia pelle... Ma il suo aspetto mi è dannatamente familiare. La moglie non c'è, quindi deve essere andata a mettere a letto il bambino. Entro, sussurrando un "grazie" veloce, e l'uomo mi chiede: "hai fame? C'è del polpettone se vuoi..." io scuoto la testa, confuso dal suo aspetto. "No grazie... solo un posto per dormire... se non la disturba." Lui annuisce. "Abbiamo la camera degli ospiti. Se vuoi, puoi farti una doccia prima." "Sì grazie." Rispondo. "Seguimi" dice, mentre si fa spazio in quella casa enorme, verso il bagno. Le porte sono innumerevoli, e in una, semi socchiusa, vedo un mucchio di computer, e un giornale per terra, che recita "Five Nights at Freddy's è stato cancellato!". "Five Nights at Freddy's" guardo l'uomo. L'aspetto... i computer... Faccio due più due... Mentre apre la porta del bagno, vedo i suoi occhi brillare di azzurro. "Ecco il bagno." "Grazie." Dico, confuso, poi entro nel bagno e lo chiudo dietro di me. Scott Cawthon. Animadude. Il creatore... colui che mi ha fatto soffrire. La mia ricerca a dato i suoi frutti. Lentamente mi tolgo la maglietta, e la mia pelle violastra viene illuminata dalla lampada. Seguo con il dito le cicatrici biancastre che solcano il mio ventre. Se davvero fosse così... io non avrei sofferto. I miei fratelli... mio padre... quei bambini. Stringo la maglia nella mano, e le mie nocche sbiancano. Devo fare qualcosa... qualcosa per vendicarmi su di lui. Lo farò per il passato che ha sabotato. E per mio padre. Frugo nelle tasche dei pantaloni in cerca della mia chiavetta... dannazione, dove potrebbe essere? Alla fine, eccola: nascosta sul fondo di una tasca interna. Ora devo solo inserirla in un computer... e i giochi avranno inizio.

Nota dell'autore:
Non so se la storia fila. Per favore, ditemi se come incipit ci sta ^-^"
La dedico a Giucomix e a CandyTheCat2... due persone fantastiche che in questo periodo mi stanno dando un sacco di sostegno e aiuti. Grazie mille, e godetevi questa storia / teoria mentre esce The Freddy's Files... aspetto a continuare William Afton fino a che non esce.

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