Un altro giorno

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Ancora una volta Selene si svegliò all'interno delle pareti del suo manicomio, il Willard.

Esse erano grigio cenere, ad un angolo era posto il letto a baldacchino con le solite coperte azzurre e il cuscino del medesimo colore. Le lenzuola erano bianche con delle macchie causate dalla vecchiaia e dalla parte opposta vi era una scrivania d'acciaio dove era messa una lampada color bronzo.
Un'intera parete della stanza era composta da sbarre dove ogni giorno Selene si appoggiava per vedere quello che succedeva al di fuori della sua camera.
In fine c'era una piccola finestrella da cui innumerevoli volte ella aveva provato a scappare senza grandi risultati.

Selene si alzò dal letto e si mise seduta sul pavimento a rimuginare sul motivo per cui fosse finita dentro a quel luogo orribile. Era una ragazza normalissima, con una famiglia normalissima che non vedeva ormai da due lunghi anni, l'ultima volta che l'aveva vista aveva cercato di uccidere suo padre. Era per colpa di un incidente che neanche ricordava, le avevano detto gli psicologi che l'avevano portata lì. Da allora aveva avuto continue allucinazioni, vedeva cose che non esistevano ed era questo il motivo principale per cui lei fu condotta là dentro. Ad esempio quando aggredì suo padre era perchè pensava fosse un mostro dalle lunghe zanne e lunghi artigli.

Dalla porticina entrò un ragazzo, Micheal. Teneva la testa bassa, Selene pensava che avesse paura di lei. I suoi capelli neri a contatto con la luce proveniente dalla piccola finestrella creavano dei riflessi ramati. Dalla sua posizione Selene non riusciva a scorgere i suoi occhi azzurro tenue molto simili ai suoi.

Fece cenno al ragazzo di sedersi accanto a lei. Lui si avvicinò ma le restò ancora abbastanza lontano. Si sedette
"Perchè non ti avvicini? Hai paura di me?" Disse lei fingendosi triste. Lui si avvicinò un po' senza fiatare. Era veramente terrorizzato da quella ragazza, aveva saputo ciò che aveva fattò prima di essere trascinata con la forza in manicomio, aveva anche sentito dire dalle guardie che aveva cercato di far male a suo padre e aveva paura che accadesse a lui.

"Allora Selene" iniziò a parlare ma lei lo interruppe "chiamami Sel. Grazie" Micheal continuò a parlare ignorandola "ti sei decisa a prendere quelle medicine?"
Lei ci pensò un attimo su prima di rispondere, si guardò intorno per poi concentrare la sua attenzione sul ragazzo accanto a lei e rimase a fissarlo. Lui finse un colpo di tosse per farla parlare. Allora la ragazza distolse la sua attenzione da Michael e si mise a guardare un punto fisso davanti a lei.

"No, non ho intenzione di prenderle" disse infine.

Il ragazzo prese la sua mano tra le sue e le disse
"Ma ne hai bisogno" a questa sua affermazione Sel si alzò in piedi e si mise ad urlare
"Lo dici tutti i giorni ma se dico che non le voglio prendere non le prendo. Chiaro?" Disse l'ultima parola facendo percepire la rabbia incontrollabile dentro di se.

Michael rimase sbalordito dal modo di agire della ragazza ma non si mosse, non si alzò e parló con calma.
"Devi capire che se le prendi probabilmente avrai molte più possibilità di uscire da qui. Tu vuoi uscire da qui, vero?" A queste parole le si drizzarono i peli della nuca. In realtà non sapeva cosa voleva, non lo aveva mai saputo.

"Si, cioè....non lo so. In fondo non c'è nessuno che mi aspetta là fuori, non c'è più nessuno che desidera il mio ritorno"

Michael non sapeva cosa rispondere, probabilmente Selene aveva ragione, dopo ciò che aveva fatto nessuno l'avrebbe più voluta, nessuno.
Non ebbe più niente da dirle, così si alzò da terra e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Micheal uscì dalla stanza e si ritrovò in un corridoio dalle pareti color crema. Andò a cercare il direttore del Willard per parlargli della situazione di Selene.

Bussò e una voce gli disse avanti, così entrò. Iniziò a guardarsi attorno, la stanza era completamente diversa da quelle dei pazienti, le pareti erano bianco latte, appoggiata ad una di essa era posta una scrivania vecchio stile con vari cataloghi. Sulla sedia dietro di essa era seduto il direttore, era preso a leggere un libro riguardante alcune delle nuove leggi della psicologia.

Si mise davanti a lui e cominciò a parlare

"Anche oggi Selene non ha voluto prendere le medicine, cosa devo fare?" Inizialmente il direttore non si mosse ma poi si accorse della presenza di Michael e si voltò verso di lui. Con aria disinteressata rispose

"Se non vuole prenderle che non le prenda, saranno affari suoi. Ora sarei felice se mi lasciassi leggere il mio libro. Fai come meglio credi, anzi, diventa tu il suo tutore e fai incontri con lei per cercare di farle cambiare idea"
"Okay, grazie" disse Michael mentre usciva dalla stanza.

Non era per niente felice di diventare suo tutore ma se era quello che aveva ordinato il direttore lo avrebbe fatto senza troppe obiezioni.
Guardò l'orologio da polso e vide che erano già le 20.00, perciò decise di staccare il lavoro e tornarsene a casa propria.

La casa era piccola e modesta, all'ingresso vi era un piccolo salottino con le pareti rivestite di carta da parati color crema, vi era al centro una piccola televisione appoggiata sopra ad un tavolinetto e dietro ad esso vi erano un divano e due poltroncine.

Dal salotto si aprivano innumerevoli porte, una conduceva alla cucina, un'altra portava alla sala da pranzo composta da un tavolo vecchio stile ed alcune sedie, un'altra ancora si collegava al piccolo bagno e l'ultima conduceva alla camera da letto di Michael. Era formata da un letto matrimoniale blu posto al centro della stanza, una scrivania all'angolo su cui erano stati messi i suoi libri preferiti sulla psicologia, una lampada e un computer. Vicino ad essa c'era una libreria.

Michael entro lì dentro. Si cambiò e decise di dormire abbandonando per un po' i suoi pensieri riguardanti Sel e le sue allucinazioni.

MY AREA
Allora....ho cominciato a scrivere questa nuova storia a cui tengo molto, l'idea si è formata pian piano dentro alla mia testa e finalmente sono riuscita a portarla qui su wattpad. Fatemi sapere cosa ne pensate tramite voti o commenti costruttivi. Spero continuate a leggere la storia.
Grazie mille.

Ila

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