Mi stringo nel cappotto per non prendere freddo, dato che stranamente in quest'ultimo periodo Miami è fredda.
Vedo Dylan sporgersi dal lato del passeggero e, quando raggiungo la portiera, noto che è già aperta, così mi affretto a salire in auto ed a richiuderla in fretta.
<<Grazie>> gli sorrido e lui ricambia, facendo comparire una fossetta al lato destro della bocca che non avevo mai notato.
<<Com'è andata la cena?>> Chiede Dylan, quando ormai il freddo è passato, grazie all'abitacolo riscaldato dell'auto.
<<Bene>> mi limito ad affermare, annuendo con il capo: non ho voglia di pensare a Taylor anche ora, quest'uscita mi serve per dimenticare e parlare della cena me lo farebbe tornare in mente inevitabilmente.
<<Che cosa volevano dirvi i vostri genitori? Taylor non ti ha dato fastidio, vero?>>
La preoccupazione di Dylan mi lusinga molto, ma non in questo momento, perché mi fa solo tornare in mente lui.
Faccio una smorfia, che evidentemente Dylan interpreta male, perché, con sguardo imbarazzato, torna a guardare la strada.
<<Possiamo evitare di parlarne? Sai, non voglio pensare a Taylor quando sono con te>> mi affretto a rassicurarlo.
In ogni caso, lo penso sempre.
Lui mi sorride e passiamo il resto del viaggio a chiacchierare di tutto tranne che di me e Taylor, o della cena appena trascorsa.
<<Eccoci, siamo arrivati>> afferma, improvvisamente Dylan.
Porto lo sguardo fuori dal finestrino e noto che siamo sul lungomare di Miami Beach. È un panorama stupendo perché l'acqua riflette tutte le luci natalizie delle casa vicine e dei chioschi che si trovano sulla spiaggia e, in più, è talmente limpida che posso vedere riflessa anche la luna piena.
<<È-è fantastico>> mi ritrovo ad ammettere, ammirata, mentre Dylan viene ad aprirmi la portiera.
<<Ti ho portata qui perché è in questo posto che ci siamo incontrati>> mi sorride, un sorriso perfetto, e mi prende la mano quando cominciamo a passeggiare.
Questo gesto mi mette un po' a disagio, ma non dico niente per non rovinare il momento perfetto.
Abbasso lo sguardo, imbarazzata, e arrossisco, facendo così scoppiare il biondo in una meravigliosa e limpida risata.
<<Stai molto bene stasera, sai?>>
Lo sguardo di Dylan è colmo di ammirazione e a me viene ancora una volta da arrossire.
<<G-grazie sei molto gentile, ma non è niente di che. Mia madre esagera sempre in fatto di vestiti.>>
Faccio una leggera risata imbarazzata per poi voltare lo sguardo al panorama intorno a me e mi accorgo solo ora che non siamo gli unici che passeggiano sul lungomare. A quanto pare l'oceano è un'attrazione per tutti.
Il silenzio ci accompagna per un po' di tempo, finché decido di parlare, in fondo può farmi solo bene sfogarmi un po'. Certamente il mio umore non potrà peggiorare ulteriormente.
Prendo un respiro profondo e volto lo sguardo verso il biondo, che mi guarda confuso.
<<La cena non è stata un granché>> sospiro, abbassando il capo, facendo in modo che alcune ciocche di capelli chiari mi ricadano sul viso, oscurandomi la vista.
<<Come mai?>>
Appena raggiungiamo una panchina, Dylan decide di sedersi, trascinandomi con sè, ad una distanza molto ridotta.
<<Beh, per cominciare non è iniziata nel migliore dei modi>> sorrido sarcasticamente, ma lui non mi segue, anzi mi guarda aggrottando le sopracciglia. Non riuscendo a reggere il suo sguardo di ghiaccio, volto il mio verso l'oceano, passandomi una mano tra i capelli e sciogliendo la nostra stretta di mani.
<<Taylor ha... beh, abbiamo litigato. Per un motivo o per un altro, come al solito abbiamo finito per litigare. Voleva tornare con me, ma io non riesco proprio a perdonarlo. Sai, sono una persona che ti dà la massima fiducia, ma quando fai in modo di perderla, è dura cercare di riconquistarla.>>
Scuoto la testa con decisione, con uno stupido sorriso malinconico sul volto.
Ripensando a tutto quello che ho passato con Taylor, a tutto quello che insieme abbiamo passato, a tutti i bei momento trascorsi, alle discussioni frequenti che abbiamo avuto, mi assale un senso di malinconia insopportabile. Perché, nonostante tutto, Taylor non mi ha lasciato solo brutti ricordi, abbiamo passato anche momenti stupendi insieme.
Dylan porta due dita sotto il mio mento e fa in modo che i suoi occhi azzurri incrocino i miei.
<<Non so cosa abbia fatto di tanto grave da farti perdere la fiducia in lui e, se non vuoi parlarmene, aspetterò quando te la sentirai.>>
Fa una pausa durante la quale i suoi occhi parlano al suo posto e noto il desiderio presente nei suoi occhi. Egoisticamente ne sono felice, perché, per quanto il mio non sia forte quanto il suo, almeno ho la speranza che quando sarà il momento, le sue labbra sulle mie mi faranno dimenticare il sapore di quelle che ho tanta smania di dimenticare.
<<Ma voglio che tu sappia che io non farei niente al mondo che possa farti perdere la fiducia che spero riporrai in me.>>
Il sorriso di Dylan, già presente sul suo volto, si allarga maggiormente quando lo seguo a ruota, facendo alzare gli angoli delle labbra in un sorriso spontanea.
Mi lascia andare il mento e prendo un profondo respiro, sapendo di dover continuare a raccontare della parte restante della serata.
Alzo lo sguardo sul mare ed i miei occhi azzurri si perdono in quella grande ed infinita distesa che di giorno ha il loro stesso colore, ma che ora è talmente blu da far invidia al cielo.
<<La serata già rovinata è peggiorata maggiormente quando i nostri genitori ci hanno comunicato quello che avevano da dirci.>>
Osservo il volto di Dylan, adesso corrucciato in una smorfia di confusione.
<<Hanno deciso di regalare a noi ragazzi una vacanza alle Hawaii per Natale. E so che può sembrare stupido da parte mia, ma non ne sono affatto felice. In primo luogo perché avrebbero dovuto chiedercelo. In secondo luogo perché, se stando pochi minuti in compagnia di Taylor, lui ha quasi distrutto il mio giardino in seguito alla nostra discussione, come faremo a trascorrere un'intera settimana insieme?>> Le parole escono dalle mie labbra come fossero le acque di un fiume che scorrono senza freni. Non riesco a fermarmi e per questo motivo ho il fiato corto al termine della mio monologo e ho bisogno di prendere aria.
<<Aspetta... cosa?! Taylor ha distrutto il tuo giardino?>>
L'unica affermazione di Dylan mi fa scoppiare a ridere, perché ha afferrato la cosa meno rilevante in mezzo a tutta quella confusione. Ma ho come l'impressione che l'abbia fatto apposta visto che sorride con gli occhi brillanti, mentre mi osserva ridere. Alla fine ho la necessità di asciugarmi le lacrime e poi torno a guardarlo.
<<No, sul serio. Non c'è niente di male a dover partire per una settimana per le Hawaii, chiunque ne sarebbe felice al tuo posto. E poi non sarete soli, no? Ci saranno tutti gli altri e basterà solo evitarlo.>> Conclude il discorso con un'alzata di spalle, come se per lui fossero solo paranoie da poter scacciare in un attimo. Ma c'è un piccolissimo dettaglio che manderà in fumo il suo bel piano: sarà il mio compagno di stanza.
<<Beh, magari c'è una piccolissima cosa che potrei aver dimenticato di dirti.>>
Lo guardo con aria innocente, mentre lui scuote la testa con un sorriso sulle labbra.
<<A causa del fatto che saranno tutti in coppia, io dovrò stare in stanza con lui. Il che mi sarebbe andato assolutamente bene fino ad una settimana fa, ma adesso proprio no. Preferirei di gran lunga rimanere a casa a crogiolarmi nella solitudine piuttosto che dormire con lui>> sospiro teatralmente.
Li sguardo di Dylan cambia in un secondo, da divertito a preoccupato, cosa di cui non mi è ben chiara la causa. Il biondo si passa una mano fra i folti capelli e sbuffa, incurvando le labbra in un leggerissimo e quasi impercettibile broncio.
<<Per quanto la cosa possa darmi fastidio, e fidati me ne dà molta, perché spero che dopo quest'uscita deciderai di darci la possibilità di essere più che amici, basterà chiedere una camera con due letti separati.>>
La sua affermazione mi colpisce per due motivi. Il primo perché mi rende felice il fatto che lui voglia essere "più che amico" con me. E so di essere egoista per l'ennesima volta, ma sono felice di aver trovato una distrazione da Taylor. Il secondo motivo è il fatto che riesca sempre a prendere ogni situazione di petto e trovare una situazione per tutto. Stare accanto a lui fa sembrare tutto così dannatamente facile e ne sono contenta.
<<Credo che si possa fare>> mi limito a rispondere.
<<Di cosa stai parlando esattamente?>>
Il suo volto rivela la confusione che prova, ma noto anche la speranza.
<<Ad essere più di semplici amici>> sorrido. E spero che in questo momento faccia una sola cosa per far si che nella mia mente non penetri il pensiero di lui.
Il ragazzo al mio fianco, quello che sta cercando disperatamente di prendere il suo posto, ma che purtroppo non riesce nel suo intento, sorride.
Perché io sono così. Io sono masochista, sapevo che quello a cui andavo incontro mi avrebbe fatta male, ma l'ho fatto lo stesso per non perdermi nulla dalla vita. E queste sono le conseguenze: il dolore, il cuore a pezzi, l'anima lacerata.
Dylan si avvicina sempre di più a me, posando le labbra sulle mie in un bacio lento. Non c'è passione e non ci sono sentimenti. Tranne la speranza, quella di poter provare un giorno, ciò che non provo ora, per questo ragazzo così dolce che mi sta baciando al chiaro di luna.
<<Lascia che mi prenda cura di te, come lui non ha saputo fare>> sussurra speranzoso, staccandosi da me, ma rimanendo comunque a pochi centimetri dal mio viso.
Non c'è bisogno che dica il suo nome, sappiamo entrambi a chi si riferisce.
Senza che me ne renda conto, sto annuendo con il capo, dando il via ad una relazione sicura.
Perché è questo ciò di cui ho bisogno: sicurezza e tranquillità. E se per averle non devono esserci di mezzo sentimenti, sarà così.
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PERFETTA ILLUSIONE #Wattys2017
Ficção Adolescente"Perché questo dovrebbe essere l'amore: un mare di emozioni che non ha freni, e tocca a te decidere se domare le sue onde o lasciarti trasportare." Amber, una ragazza estroversa e solare, all'ultimo anno del liceo, diciassette anni, ma ne sta per co...