Capitolo 2

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Vengo svegliato dalla luce che filtra tra le tende. Mi stiracchio ancora molto assonnato e guardo l'ora. Balzo in piedi come un gatto a cui si getta l'acqua addosso, sono le 7.50 e sono in ritardo. Allora è proprio vero che certe cose non cambiano mai. Mi vesto in tutta fretta e prendo lo zaino che fortunatamente avevo preparato ieri sera. Esco di corsa dall'appartamentino per poi ricordarmi di aver lasciato le chiavi lì. Dovrò aspettare che anche Sherlock ritorni, non so nemmeno che orari ha. Arrivo davanti alla porta della mia nuova aula e mi accorgo con rassegnazione che è già chiusa, non ci voleva. Busso un po' agitato non sapendo quale sarà la reazione dell'insegnante. Entro in classe, subito la professoressa mi dice di andarmi a sedere, probabilmente deve ancora fare l'appello. Infatti dopo poco comincia. Mi guardo intorno, scrutando uno ad uno i miei nuovi compagni quando sento pronunciare il nome "Holmes". Mi suona familiare, poi mi ricordo che è il cognome di Sherlock.
- Holmes-ripete la professoressa. Come un orologico svizzero, Sherlock irrompe in classe dicendo, come se nulla fosse,
- Presente-. Sotto gli occhi spalancati della professoressa e le risate dei miei compagni di classe, Sherlock cammina a testa alta verso il banco davanti al mio, l'unico posto libero. La professoressa lo sta ancora rimproverando per il ritardo.
-Ciao John, oggi sei uscito senza salutarmi- mi dice mentre si siede.
- Pensavo non ci fossi, comunque è meglio parlarne dopo-. Lui fa uno sguardo acciliato ma poi sembra finalmente capire che siamo in classe.
- Siamo in classe e allora?- continua col suo sguardo nuovamente acciliato.
- Allora dobbiamo stare...- non riesco a finire la frase che l'insegnante mi interrompe:
- Il signor Holems e il suo compagno sono pregati di finire la loro conversazione in corridoio-. Sia io sia Sherlock rimaniamo immobili.
- Fuori!-Ripete la professoressa. Ci alziamo e usciamo con le risatine di sottofondo dei nostri compagni di classe. Non ci credo, sono in classe da nemmeno cinque minuti e mi faccio già buttare fuori. "
- Cosa c'è? Perché mi guardi come se fosse colpa mia?-. Ma cos'ha Sherlock che non va? Forse niente, sono io che non ho capito il suo modo di pensare.
- Niente, scusa- gli rispondo. Non passa molto tempo che mi mettiamo a ridere, infondo è stato divertente.
- Almeno ci siamo risparmiati una stupida lezione- dice Sherlock,
- Hai proprio ragione- rispondo. Chi avrebbe pensato che io, John Watson studente modello, avrei potuto ridere di una cosa del genere. Sherlock, è lui che mi fa questo strano effetto.

Dopo mezzogiorno le lezioni del mattino finsicono e riprendo successivamente per altre due ore nel pomeriggio. Sherlock mi ha accompagnato in camera visto che avevo dimenticato le chiavi. Ora stiamo andando nella mensa comune per pranzare. Appena entriamo una confusione assordante ci investe, alcuni ragazzi ci vengono addosso e sembrano tutti urlare. Perdo di vista Sherlock, e mi ritrovo da solo nella confusione fino a che non vedo Mary che mi saluta da lontano facendomi cenno di sedermi al suo tavolo. Prendo da mangiare e mi siedo accanto a lei.
- Ciao- urlo per farmi sentire.
- Ciao, voglio presentarti Irene, la mia compagna di stanza e Sally una nostra amica. Lui invece è Anderson-
- Piacere, John-
- Sei nuovo vero?- mi chiede Sally.
- Si- rispondo, non passa molto che sempre Sally mi chiede:
- Che hanno fai, sezione?-, sembra quasi un interrogatorio.
- Faccio il secondo anno nella B-
Appena rispondo fanno tutti una faccia un po' sorpresa, fino a che Anderson dice:
- Ma allora sei in classe con Holmes?-
- Si ed è anche il mio coinquilino- rispondo con un tono quasi fiero. La loro faccia si trasforma da un po' sorpresa a una stupefatta. Si mettono a ridere tutti insieme,
-Davvero John? Sei in camera con quello sfigato?- dice Sally ridendo.
- Mi dispiace amico- continua Anderson. Non capisco di cosa parlano, Sherlock non è uno sfigato.
-S-Sherlcok uno s-sfigato?- non so perché balbetto ma le loro frasi mi infastidiscono. Loro per risposta mi indicano qualcosa dietro di me. Mi giro e vedo Sherlock mangiare seduto per terra, qualcuno ogni tanto gli tira anche qualcosa addosso. Non posso credere ai miei occhi, ma allora è vero quello che mi dicono. Mi giro verso Mary, almeno lei non sembra divertita come gli altri. Vorrei alzarmi e andare da lui ma qualcosa mi trattiene. Non voglio tornare a fare lo sfigato come gli altri anni, quindi rimango immobile dando le spalle a Sherlock e continuando a parlare del più e del meno con Mary e gli altri.

Per le lezioni pomeridiane io e Sherlock non abbiamo gli stessi corsi, meglio così. Mi sono pentito di non essermi alzato da quel tavolo. Insomma è mio amico, avrei dovuto andarmi a sedere con lui. Davvero mi importa così tanto di quello che pensa la gente?

Quando entro in stanza Sherlock è già qui. Sempre seduto sulla stessa poltrona di ieri, nella stessa identica posizione.
- Ciao-gli dico, ancora mi vergogno un po' per oggi a pranzo. Lui sembra non sentirmi e mi ignora. Forse è arrabbiato con me e lo capisco. Vado in camera mia a fare i pochissimi compiti assegnati per domani. Dopo un po' mi addormento sui libri. Vengo svegliato da una strana musica di un violino, quando arrivo sulla soglia del salottino mi accorgo che è Sherlock che suona. Rimango qui sul limitare della porta della mia camera per non disturbarlo e appena finisce di suonare inzio ad applaudire. Si gira quasi spaventato dicendo:
- John? Ma quando sei arrivato?-
- Circa due orette fa, ti ho salutato ma non mi hai nemmeno calcolato-
- Ah scusa, ero nel palazzo mentale-. Annuisco come se fosse la cosa più normale del mondo.
- Io sto andando a mangiare, vuoi venire a sederti al tavolo con me?- chiedo imbarazzato.
- Non ho fame- dice in modo veloce e chiudendosi poi in camera sua. Certo che è un tipo proprio strano. Quando torno dalla mensa Sherlock è ancora chiuso in camera sua. Voglio assicurarmi che stia bene, quindi mi avvicino alla porta e dico:
- Sherlock? Tutto bene?-
La risposta arriva quasi subito:
- Non ti preoccupare, sto facendo i compiti-. La sua voce sembra rilassata. Quindi senza altre preoccupazioni vado a dormire. Oggi mi assicuro anche di aver messo la sveglia correttamente.

Spazio Autrice:
Ciao ragazzi! Questo è il secondo Capitolo, spero vi sia piaciuto. Come sempre scrivetemi nei commenti se c'è qualcosa che non va😉
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Un abbraccio, V.S.

Gli Eroi Non Esistono || JOHNLOCKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora