Capitolo 3

3.1K 208 618
                                    

Quando non aveva quel ghigno malizioso e non indossava la sua maschera di strafottenza Rivaille aveva un viso davvero carino.

Le labbra socchiuse, le sopracciglia rilassate in due archi fini e perfetti, la mano chiusa a pugno accanto al volto ed i capelli che ricadevano sulla fronte.

Ritrovai una mia mano tra quei capelli.

Erano morbidi.

Delineai con le dita la fronte piatta, la mascella marcata, il naso a punta, le sue labbra, morbide e al sapor di menta.

Menta?

Mi tirai a sedere sul letto, rosso in volto.

Il bacio.

Rivaille mi aveva baciato.

Portai le dita alle labbra, ancora incredulo.

Perché il ricordo di quel bacio, vivido e chiaro nella mia mente, mi piaceva.

Non erano come quelli di Historia, dolci e zuccherosi. Erano rudi, impazienti, affamati.

Mi riscossi, scuotendo la testa.

Probabilmente era colpa della carenza di sesso.

Fino a quel momento, con Historia, non ne ero mai stato in astinenza, e per me era diventato fatto quotidiano.

Già, solo quello.

Ma non potevo farlo con Rivaille.

Era, prima di tutto, il fratello della mia futura sposa.

Non potevo, neanche a volerlo.

Uscii dalla camera, vestito con i miei abiti d'arrivo.

Fintanto che non sapevo come arginare la questione avrei cavalcato.

Non mi sorpresi di vedere già Annie in piedi, a pulire il morbido manto del cavallo bianco.

Il mio prediletto.

<<Vuoi fare un giro?>>

Io annuii: <<Voglio correre.>>

Mi aiutò a sellare il cavallo e mi spiegò come mantenerne il controllo e non cadere.

Dopodiché partimmo.

Il vento mi scompigliava i capelli bruni, scontrandosi sul mio viso e donando un senso di sollievo alla mia pelle calda, bollente.

Inspirai, allegro, per poi iniziare a ridere, come un bambino.

Una risata pura, genuina, sincera.

Perché di nuovo mi sentivo libero.

Il villaggio era come lo ricordavo: caldo, accogliente e colorato.

I passanti ci salutavano con un inchino, i bambini ci guardavano con ammirazione.

Tra di essi riconobbi la piccola del primo giorno.

Scesi dal cavallo, non aveva un nome?, e mi diressi da lei a passo svelto.

Riconobbi, tra i suoi capelli, il fiore che le avevo regalato.

Non riuscii a trattenere un sorriso.

<<Che ne dici di prenderne uno nuovo?>> le porsi la mano, in un muto invito.

Dopo un attimo di esitazione quella sorrise, battendo le mani.

La feci salire sul cavallo che guidai, con le briglie, fino ad una piccola aiuola.

Mi chinai a terra per cogliere un fiore viola.

Donami te stesso - Ereri/RirenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora