Alan. Alan era il mio nome. Alan è tutto ciò che sono ora, perché quel nome è l'unica cosa che è rimasta in quell'aria che respiravo fin da piccolo, ma che mi è stata strappata via dal male. Quel nome esiste solo più nei ricordi di alcune persone, sulla carta di identità e sulla lapide. Il resto di me stesso è laggiù, su quel pianeta che chiamavo casa, tre metri sotto terra, sotto quella terra schifosa, secca, sporca e polverosa. Ormai non sono più niente. Trasparente come l'aria, leggero come il vento e nudo di tutti i miei pensieri. Anche qua sono inutile, non servo a nulla; come lo stesso pensiero che mi ha perseguitato in quella orribile vita. Come ogni ragazzino ero curioso, sempre a ficcanasare da qualsiasi parte. Amavo mettermi nei casini. Ero trasgressivo, ma non perché era nel mio carattere, ma perché tutte quelle regole odiose mi stavano strette, come un cappio al collo, che mi spingevano a non seguirle, perché più regole c'erano più mi sentivo incarcerato in quella vita. Ma forse è per colpa di questo, per colpa della poca libertà che avevo che mi ha costretto a superare il limite e che mi ha portato quassù, dove non esiste niente, dove il sole non batte ed è sempre buio, il caldo non esiste e il nostro finto corpo è ghiacciato. Non voglio dirvi chi sono veramente adesso, perché potreste non crederci, ma voglio raccontarvi come ho fatto ad arrivare qua, passo dopo passo, ostacolo dopo ostacolo; perciò mettetevi comodi ed ascoltate.