Capitolo 3-brother

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I giorni passavano e io a poco a poco stavo riacquistando le forze, ma per ora l'unico obbiettivo era raggiungere mio fratello, e ripensandoci mi venne un colpo al cuore seguito dai soliti mal di testa, che ormai facevano parte della mia routine.
Arrivo la notte ma il sonno ormai era un optional, stanca di stare lì mi alzai e con un po' di fatica uscii dalla mia stanza, barcollando attraversai quei lunghi corridoi, bui, silenziosi ma che mi davano un senso di inquietudine ma anche di estrema sicurezza.... non ebbi il tempo neanche di attraversare quel ala dell'ospedale che iniziai e non vedere più nulla la vista mi divenne scura e tutto d'un tratto buia, non sentivo più nulla e sudavo freddo tutto ad un tratto caddi a terra, non avevo le forze ne per muovermi ne per parlare così giacqui a terra per pochi secondi prima di svenire.
La mattina mi risvegliai in quella stanza, mi sentivo come una galeotta che non sarebbe mai scappata dalla sua prigione e i dottori i mei carcerari. Ad un certo punto sentii bussare alla porta, era l'infermiera che con un sorriso da ventiquattro denti mi desse che avrei potuto vedere mio fratello.
Subito mi alzai presa dall'entusiasmo anche se ancora mi sentivo un po' debole, dopo l'avvenimento successo nella notte, ma non avrei mai rinunciato a rivederlo così con l'aiuto dell'infermiera mi sedetti su una sedia a rotelle.
Arrivata nella stanza subito senza esitare mi avvicinai a lui, dicendoli <Hey.... ti ricordi di me sono Rose.... o almeno così credo non mi ricordo niente a causa dell'incidente io quale ti ha fatto entrare in questo stato di coma.)
Naturalmente non mi rispose ma io sentivo che anche se lui non mi rispondeva ne si muoveva mi sentiva.
<Ora tu non so se puoi sentirmi ma ti devi svegliare io ho bisogno di te ho bisogno di una persona vicina una che mi può dire cosa mi é capitato come potrei continuare a vivere così senza sapere niente di quello che ho vissuto in questi 17 anni e che ormai non é più niente se non un ricordo ormai dimenticato... ti prego svegliati...SVEGLIATI CAZZO !!!SVEGLIATI...>
Dopo questa sfuriata lo guardai un attimo, era sdraiato lì immobile, in silenzio, anche lui lottava per  vivere per vedere un altro giorno.
E poi mi venne in mente che io non conoscevo chi fosse, così mi misi a cercare un qualcosa dove avrei potuto sapere un po' di più.
Trovai una cartella clinica: Alexander Broke, 19 anni; il suo stato di come é dovuto ad un trauma cerebrale, causato dall'impatto con il suolo dopo un incidente in auto.
Subito pensai al peggio, come la possibilità di perdere anche lui, o di doverlo vedere li per il resto della sua vita come un vegetale. ma non non volendo crederci mi calmai, lo guardai e gli dissi: <andrà tutto bene usciremo da questo ospedale tutti e due e riavremo la nostra vita.> poi lo salutai e me ne andai lasciando dentro quella stanza tutte le emozioni che stavo provando e sperando che quando sarai tornata fossero cambiate e io sarei stata pronta a lasciare questo posto è riprendermi quello che mi spetta.... la possibilità di essere di nuovo felice.

Il giorno dopo arrivò una visita inaspettata era Maya che stavolta entrava in tutta fretta portando con se una pianola, ero stupita e interessata così tanto che rimasi zitta nel intento di sapere cosa stesse combinando

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Il giorno dopo arrivò una visita inaspettata era Maya che stavolta entrava in tutta fretta portando con se una pianola, ero stupita e interessata così tanto che rimasi zitta nel intento di sapere cosa stesse combinando.
Lei allora la attaccò alla corrente e iniziò a suonare, da quella tastiera uscivano delle dolci note le sue mani sfioravano a malapena i tasti ma il suono era deciso, armonioso la mia mente si perdeva in quella sinfonia ero in uno stato di shock.
Le persone che parlavano i rumori dei macchinari le ambulanze che venivano e andavano e altri suoni erano solo fastidiosi rumori inutili, in quel momento totalmente odiati mentre ascoltavo quella melodia tutto il resto era inutile è odioso.
Quando smise di suonare mi domando <cosa ne pensi non ti vieni in mente nulla sentendo questa canzone> e io un po' confusa ma anche impressionata le dissi <non capisco cosa c'entra pero se proprio devo rispondere questa é.... é il minuetto in sol minore di Bach, canzone carina un po' facile ma d'effetto, ma se sei venuta qua solo per farmi ascoltare questa canzone puoi anche andartene a fotterti perché non ho tempo per queste cazzate.>
<Ho sentito degli  specialisti, e secondo tutti grazie a dei suoni i delle immagini si possono ricordare frammenti di fatti dimenticati>
Subito la interruppi e presi la pianola, non sapevo cosa provassi precisamente in quel momento ma sapevo di essere capace di risuonare quella melodia.
Le mie mani sembravano muoversi da sole sulla tastiera, dalla pianola usci una canzone ancor più melodiosa un tripudio di note di accordi che formavano uno spartito, quello che stava accadendo mi sembrava incredibile.
Non mi ricordavo quella canzone, non sapevo neanche suonare ma le mie dite sembravano possedute, possedute dal ricordo di mia mamma, un ricordo che ormai avevo perso.
Quella canzone era la prima cosa che mi ricordasse lei, ma non sarebbe stata l'ultima, il mio intento era di ricordare quei mementi quei diciassette anni persi in un solo secondo, la mia vita non era finita ma ricominciata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 17, 2018 ⏰

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