Capitolo III | Responsabilità

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«Col cazzo che avevi ragione!» 

Thomas sputò quelle parole appena entrato in sala relax, al terzo piano del San Mungo, in direzione della donna con lunghi capelli neri che secondo il suo parzialissimo parere era responsabile del litigio con la ragazza dei suoi sogni. «Lily non si stava vedendo con nessuno. E ora non vuole vedere nemmeno me!» ammise a bassa voce, prima di tirare un pugno contro il muro, provocando un ghigno sarcastico sul volto di quella che, suo malgrado, era diventata la sua confidente.

«Io ho solo detto che, conoscendola, poteva ancora essere coinvolta dal giovane Malfoy. Quello che hai combinato con lei non è certo colpa mia.» 

Thomas la squadrò con rabbia. «Che cazzo avevo in testa quando ti ho dato retta proprio non lo so. Manco fossi la sua migliore amica.» ammise, abbassando lo sguardo.

Per tutta risposta lei sorrise vittoriosa, prima di esibirsi nella sua miglior espressione preoccupata. «Lily Potter porta dentro il peso di una maledizione grandissima, che non le permette di vivere serenamente. Fidati, l'ho conosciuta bene, e proprio per questo mi ha aiutata in passato. Se tu troverai il modo di aiutarla, vedrai che perdonerà qualsiasi sciocchezza tu abbia fatto!» 

Thomas alzò d'improvviso lo sguardo, speranzoso «Ma come, se non so nemmeno cosa la turbi così tanto? Non mi hai mai voluto dire nulla!» 

Charis Black sorrise, trionfante. «Se non te ne parla lei, io non posso farlo. È nel tuo interesse, Tom. Se lei scoprisse che tu sai, non si fiderebbe di te e tutto andrebbe a monte definitivamente. Mi dispiace – disse contrita, prima di illuminarsi – Però potrei aiutarti io. Fai conto che sia il mio modo di ringraziarla per avermi permesso una vita qui a Londra, e di scusarmi con te per qualcosa che comunque non ho fatto!» 

«Davvero lo faresti?» chiese lui, dubbioso.

«Siamo amici no? Dopotutto, sei stato il primo ad avvicinarti alla guaritrice in prova. E questo per me vale molto! – lo rassicurò, sorridendo apertamente – Troverò un modo, un incantesimo, o una pozione magari, che possa aiutarti! A Durmstrang ho imparato molto su questo tipo di maledizioni.» spiegò, gioendo internamente nel vedere come ogni sua parola sembrava penetrare a fondo nella mente del ragazzo, rafforzando la fiducia nei suoi confronti e la speranza di riconquistare quella sciocca ragazzina. E qui ho capito come ottenere quello che voglio, aggiunse tra sé e sé.

***

Christina guardò perplessa James «Come sarebbe a dire che noi ragazze non dobbiamo fare l'addio al nubilato?» 

James tentò di mantenere un'espressione neutra, ma il rossore sulle orecchie rese palese il suo disagio. «Dico solo che insomma, non è da voi. Tu, mia sorella, mia cugina... Non voglio che un branco di uomini assatanati vi stia addosso per una serata intera, convinti di potervi far cadere in tentazione!» 

«JAMES POTTER! – tuonò Christina, stringendo convulsamente la pergamena che le aveva mandato Lily, contenente delle innocenti proposte per la festa in onore di sua sorella – Per amor tuo passo le mie giornate in un ambiente maschilista e competitivo, cercando di non spaccare la faccia a tutti gli idioti che cercano di portarmi a letto, pensi davvero che una serata in compagnia di mia sorella e delle mie amiche cambi qualcosa?» 

James per poco non cadde dal divano, su cui era comodamente sdraiato. «Chi ha tentato di fare cosa, scusa?» urlò scandalizzato.

Christina lo guardò sprezzante, divertita dalla reazione del suo ragazzo: possibile che fosse così ottuso da non vedere quante avance riceveva tra la sala stampa e le tribune d'onore? Cosa credeva, che i suoi compagni di squadra cambiassero una ragazza alla settimana perché le richiamavano con l'incantesimo d'appello?

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