Capitolo VI | Tutta la verità

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Scorpius le si parò davanti, serio. «Pensi di conoscermi così bene?» 

«Penso che ti conoscevo abbastanza, e purtroppo questo fa il resto» mormorò Lily, alzando gli occhi su di lui e mostrandogli distrattamente le mani.

Per tutta risposta lui sfoderò un'espressione curiosa, quasi stesse valutando un ipotetico rischio.

«Cosa penseresti se, anche solo per poco, provassi cosa significa essere empatici secondo Lily Potter?» le chiese infine mentre si accomodava di fronte a lei, così da poterla guardare negli occhi.

«Non è possibile.» 

«Ma se avessi trovato un modo, mi lasceresti provare? – insistette, guardandola così intensamente da farle paura – Puoi fidarti di me?» 

Lily lo guardò corrucciata, ancora quella storia della fiducia «Devo dedurre che questo sia il rospo, o c'è dell'altro?» 

«Non sei mai stata brava a valutare le intenzioni, inutile che ci provi ora» commentò Scorpius sarcastico.

«Ha parlato quello che per ogni azione crea un piano mentale dettagliatissimo e poi si dimentica cose basilari, tipo che le persone non pensano esattamente come lui!» ridacchiò Lily in risposta.

«Mio padre ti ucciderà!»    
Il suo sguardo divertito. «Tuo padre è un uomo ragionevole, e l'alternativa di portati a casa mia per due mesi in compagnia di quel debosciato di Draco lo ha ammorbidito parecchio!» 

«Che succede?» 

Scorpius aveva visto distintamente gli occhi di lei diventare per qualche attimo vacui.

«Nulla di nuovo, in tua compagnia» rispose amara, parlando più a sé stessa che al ragazzo di fronte a lei. Non riusciva a bloccare i suoi poteri con lui intorno, bastava anche solo un attimo di distrazione.

«Colgo del disappunto.»

Lily si scontrò con lo sguardo indecifrabile di Scorpius: anche se stava simulando indifferenza, percepiva distintamente il turbamento che lo stava agitando.

«Stavamo parlando di un ipotetico modo.» esclamò allusiva infine, non rispondendo alla sua velata domanda.

Scorpius sorrise divertito: quella Lily così simile ma allo stesso tempo diversa dalla ragazzina che aveva imparato ad amare lo coglieva di sorpresa più di quanto volesse ammettere, facendolo spesso viaggiare di fantasia. Tutto il sarcasmo che riusciva ancora a indirizzargli, nonostante quello che era successo tra di loro, lo riportava a Hogwarts e all'impulsività che spesso lo aveva caratterizzato durante il suo ultimo anno.

Osservandola guardarlo scettica meditò per più di qualche istante di fare l'amore con lei lì, su quelle assi di legno gelide, infischiandosene di quel tentativo di chiarimento. Probabilmente l'ondata di eccitazione che lo percorse raggiunse anche a lei, perché la vide arrossire appena, mentre testarda non abbassava lo sguardo dai suoi occhi.

Cercando di riprendere il controllo dei suoi pensieri ed evitare così di buttare all'aria tutto, prese dalla tasca della giacca una boccetta colma di liquido azzurro, porgendogliela.

«Sicuro non sia veleno?»

«Ho pensato a lungo a quello che mi hai detto quando ci siamo lasciati. Avevi ragione, ti giudicavo ma non capivo. In questi anni ho cercato un modo, e ho trovato questa. È un transfer temporaneo. I nostri poteri si capovolgeranno fintanto che saremo in contatto. È un po' difficile da spiegare – aggiunse, alzando gli occhi al cielo allo sguardo vacuo della ragazza – Ma ho testato su Derek e funziona, e non correrai nessun pericolo. Sarai perfettamente cosciente.»

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