Dolore di ghiaccio

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Capitolo XV

Belle tratteneva a stento i gemiti di un pianto disperato.
Cos'aveva fatto quella strega a suo fratello?!
L'aveva trasformato in un mostro.
Un vero mostro.
Il lembo di camicia che Leonard aveva usato per legarle i polsi le faceva male talmente era stretto e il ragazzo l'aveva spinta a terra con tanta violenza che ora si sentiva tutta dolorante.
Ma doveva uscire di lí, non poteva assolutamente permettere che facesse del male ad Adam, non lo avrebbe sopportato.
Inizió a cercare disperatamente qualcosa nella stanza che potesse utilizzare per liberarsi; fortunatamente si ricordó del fermacapelli d'avorio che il padre le aveva regalato di ritorno da un lungo viaggio in oriente, ritornando con tessuti pregiati e bellissimi regali per lei, suo fratello e sua madre; l'aveva accuratamente riposto nel primo cassetto del comodino al fianco del letto ed era solita tirarlo fuori ogni qual volta le venisse nostalgia del padre durante i suoi viaggi. Quel giorno quel regalo trovó la sua più grande utilità.
Alzatasi con fatica e raggiunto il comodino, Belle lo aprì girandosi di schiena e afferró svelta l'accessorio appuntito, facendo attenzione a non ferirsi; tentare di liberarsi fu un'operazione lenta e affannosa, poiché a causa della strettezza del nodo per la ragazza risultava difficile anche il minimo movimento, ma dopo qualche tentativo riuscì a lacerare il tessuto, liberandosi dalla stretta dolorosa. Non stette molto a massaggiarsi i polsi: non c'era tempo da perdere. Prese l'avorio con sé e dopo aver sceso frettolosamente le scale spalancó la porta d'ingresso con una forza tale che le parve di sentire i cardini di ottone cedere sotto quel colpo.
Ora era libera, ma come avrebbe fatto a raggiungere il castello? Non possedeva un cavallo né nessun altro mezzo per spostarsi eccetto le proprie gambe, ma a piedi o di corsa non avrebbe mai raggiunto in tempo il castello. Era già sul punto di correre in paese per cercare una monta, quando dal limitare della foresta udì un vivace nitrito: era il cavallo di Adam!
Come faceva ad essere lí? Non aveva ancora fatto ritorno dal suo padrone? In quel momento non aveva importanza.
Belle gli corse incontro gioendo come una bambina, afferró saldamente le redini e gli diede un grosso bacio sull'ampia fronte bianca.
-Il tuo padrone non potrebbe desiderare un destriero migliore di te, Alatan!
Senza un attimo di esitazione saltó in groppa e partirono veloci come il vento, galoppando sotto le fronde degli imponenti alberi della foresta, scuri come la notte, mentre una sottile pioggia tagliente iniziava a cadere dai nuvoloni grigi carichi di lampi e saette.

***

Era tutto finito ormai.
Lei non sarebbe più tornata.
Non l'avrebbe rivista mai più.
Non aveva più nulla, non aveva senso vivere senza di lei.
Se prima dell'arrivo di quell'angelo tutto ciò che lo circondava era spento e grigio, adesso lo avvolgeva una nube di oscurità che gli logorava il cuore, prosciugandolo d'ogni sentimento che l'aveva riscaldato, riportandolo nuovamente in un gelido mare di disperazione.
Non poteva più sopportare un tale dolore, l'avrebbe fatta finita, una volta per tutte.
Ma ci avrebbe pensato qualcun'altro: più precisamente, la prima persona che era giunta nel suo castello dopo tanto tempo.
Mentre il suo cuore e la sua anima cadevano letteralmente a pezzi, come la felicità e la serenità che fino al giorno prima avevano immerso il castello in una gioiosa armonia che da tempo immemore non aleggiava a palazzo, una scintilla di speranza si accese in lui nell'udire l'inconfondibile cigolio metallico del cancello arrugginito.
Un rumore di zoccoli si avvicinava velocemente percorrendo il rigoglioso viale alberato, ma subito un potente tuono e uno spaventoso fulmine dominarono il cielo, sovrastando il rumore di quell'inaspettato arrivo.
Adam si precipitò alla finestra sentendo il cuore impazzito percuotergli il petto con furia, mentre una pioggia fortissima si riversava dal cielo, nero e tuonante.
Affacciandosi alla finestra speró, o meglio, pregó con tutto il cuore che l'amore della sua vita fosse ritornato da lui, ma l'ombra che era appena smontata da cavallo per dirigersi, impugnando una lama luccicante al bagliore dei lampi, nel mezzo delle aiuole di viole ormai morte, non era l'angelica figura di Belle.
Era quella di un morto vivente, ricoperta di stracci logori, ammuffiti e fradici, probabilmente più pesanti dello stesso corpo che li trascinava.
Inciampando nei suoi stessi piedi e muovendosi a fatica, il fantasma aveva afferrato con violenza quelle misere sterpaglie nere, e con un colpo fulmineo le tranció di netto, facendo risplendere la lama assassina.
Un dolore lancinante percorse il dorso della Bestia dalla scapola destra fino all'ultima costola sinistra.
La morbida camicia bianca si macchiò di scuro sangue, schizzato dal terribile squarcio provocato da quel taglio.
Adam cadde sulle ginocchia, ansimando per il dolore.
Chi poteva essere quell'uomo?
Come era a conoscenza del potere che le viole avevano su di lui?
A fatica riuscì a risollevarsi, poggiandosi al davanzale della finestra per sostenersi, ma subito un altro taglio gli squarció la spalla sinistra, fino ad arrivare al capezzolo. Questa volta non riuscì a trattenere un ruggito di dolore.
Si accasciò a terra respirando affannosamente, ma lui stesso s'era tradito ruggendo, perché adesso il suo aguzzino sapeva dove trovarlo.

***

La pioggia scrosciava furiosamente, tanto forte da impedire la vista alla fanciulla disperata.
I suoi abiti erano fradici, un vento gelido sferzava pungendole il viso, ma non le importava, non le importava più di nulla: l'unico suo pensiero era quello di fermare Leonard, e ci sarebbe riuscita, ad ogni costo.
L'oscurità e la pioggia non aiutavano affatto a riconoscere il sentiero da percorrere per giungere al castello, ma per fortuna il cavallo di Adam, Alatan, conosceva bene la strada.
Dopo poco tempo giunsero davanti alla colossale cancellata arrugginita, ma il cancello era già stato aperto.
Leonard era arrivato prima di lei.
-No!!
Urlava Belle disperata, temendo già il peggio, ma non c'era tempo da perdere, forse non era ancora troppo tardi.
Spronó il cavallo a raggiungere il portone di ingresso, anch'esso già aperto, e non appena vi furono davanti, la fanciulla si precipitó di corsa verso di esso, sperando che il fratello non avesse già trovato la propria vittima.
Nel frattempo una sinuosa figura faceva il suo ingresso nel giardino incantato, camminando piano ed elegantemente, senza essere bagnata dalla pioggia né infastidita dal vento che soffiava tempestoso tra le fronde degli alberi colpiti dalla furia della tempesta.
Al suo passaggio gli arbusti, i fiori e gli alberi venivano ricoperti di un durissimo strato di ghiaccio e le foglie bruciavano, a contatto con un tale gelo. Ad ogni suo passo si insinuava nel terreno ghiaccio tagliente e letale, lasciando una scia di passi bianca sul lungo viale del castello.
Belle credeva che fermato suo fratello sarebbe stato tutto finito e tutto sarebbe tornato alla normalità, ma i problemi per lei e per Adam erano appena cominciati.

Il principe maledettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora