Incubo

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Capitolo Quinto

Era solo un semplice incubo.
Prima che fosse capace di elaborare le informazioni si era fatta sfuggire un urlo spaventoso.
Quell'incubo era così realistico, che le era sembrato di rivivere un'altra volta quell'esperienza.
Il corpo fu scosso da singhiozzi e tremolii vari per un lungo periodo di tempo.
Guardò la sveglia, erano le quattro del mattino.
Troppo presto per alzarsi e girare a vuoto per la scuola.
Alzò la testa che aveva appoggiato alle ginocchia e si guardò il corpo che sembrava percorso da una scarica elettrica. Riprese il controllo di sé stessa, anche se a fatica, ma non voleva continuare a stare in quella situazione pietosa.
Si alzò dal letto e andò alla finestra della piccola stanza, per guardare il panorama che l'attendeva.
Il silenzio che la circondava era un bene ed un male per lei.
I pensieri potevano farsi largo nella sua testa come se niente fosse, prendere addirittura il controllo perché lei era incapace di respingerli.
A volte si ritrovava come un puzzle con i pezzi della sua vita e continuava a pensare cosa sarebbe potuto andare diversamente se lei fosse stata più furba, più attenta. Questi pensieri a volte le toglievano l'aria perché la facevano sentire inutile. Come se non valesse niente.
Guardò il cielo che in quel momento aveva molte stelle sparse in quello che sembrava un grande disordine, che in realtà era un magnifico scenario. Così tante stelle che formavano costellazioni spettacolari.
E la Luna che stava a guardare le piccole lucine, sue figlie mentre si divertivano a creare disegni per il cielo. E quei disegni lì sopra per le persone che con calma e tanta pazienza cercavano. In quel momento sembrava stessero brillando più del solito tutte insieme quasi come se sorridessero all'unisono per tirarle su il morale.
A Rose piaceva pensare che le stelle avessero una mente propria, e che ognuna di loro stesse cercando qualcuno che le stesse a guardare. Qualcuno che guardasse ognuna di loro in modo diverso dalle altre. Quella persona che trova una stella e la sente parte di sé. Lei stava ancora cercando la sua, ma era certa che prima o poi l'avrebbe di sicuro trovata.
Il tempo era passato immediatamente immersa nei suoi pensieri come al solito e adesso doveva andare a far colazione.
Si preparò abbastanza velocemente per poi iniziare a fare le scale. Scelse di fare la strada un po' più lunga così da poter stare in pace per pochi minuti, dato che sapeva che appena entrata nella Sala Grande ci sarebbe stato il rumore fastidioso di grida e schiamazzi da parte dei vari studenti.
Passò vicino ai quadri e se all'inizio non aveva prestato attenzione a ciò che stavano farfugliando tra loro adesso non poteva credere alle sue orecchie.
Le sue grida erano arrivate fino a quá in cima e tutti i quadri pensavano che ci fosse stata una ragazza aggredita durante l'inizio giornata, e adesso preoccupati, (oppure solo impiccioni), facevano passaparola cercando quella fatidica ragazza.
Ma lei non aveva nessuna intenzione di essere trovata.
Entrò speranzosa di non essere oggetto di attenzioni, ma per sfortuna tutti i Serpeverde vedendola entrare si zittirono.
All'inizio non capì il perché, ma una ragazza le schiarì le idee in un nanosecondo.
Si alzò in piedi dal suo posto e guardandola con un ghigno che non prometteva nullo di buono iniziò a parlare.
《Oh tesoruccio caro! Hai avuto un incubo?》quelle parole la fecero gelare sul posto.
Subito il silenzio che era nella sua casata si propagò in tutta la sala. Tutti erano concentrati sullo sviluppo della vicenda.
Vi era però uno sguardo che la stava consumando. Sapeva anche bene di chi fosse.
Albus.
Lui era sempre stato l'unico famigliare ad essere informato di tutto, oltre che sua madre, suo padre e suo fratello.
L'ultima volta che aveva parlato con Lui aveva detto di non avere più incubi e anche di essere certa di averli lasciati alle spalle. Questo si sarebbe rivelato un problema.
《Allora non rispondi?》sghignazzó un'altra ragazza spalleggiato la sua amichetta.
Lei si limitò ad andare verso il tavolo a passo lento senza staccare mai gli occhi dalla ragazza N°1. Dopo aver digerito il colpo iniziale, aveva messo uno scudo e tramutato completamente la sua espressione.
Gli occhi glaciali, che non avevano subito  alcun mutamento fino a quando aveva raggiunto il tavolo.
La ragazza impaurita da quel suo atteggiamento era indietreggiava di qualche passo. Se non vi fosse stato il tavolo a separarle Rose avrebbe continuato fino a quando sarebbe riuscita a metterla con le spalle al muro.
Vedendo l'incredulità negli occhi degli alunni di fianco a lei capì che ciò che aveva fatto non era cosa da tutti i giorni.
Ghignò.
E parlando il labiale in modo che non potesse sentire nessuno se non la diretta interessata disse:《Adesso non parli più?》fece un passo indietro.
Prese una mela verde e lanciandola in aria per poi riprenderla in mano la portò alla bocca e la morse. Lanciò un ultimo sguardo alle persone dietro di lei.
Già che c'era perché non finire in bellezza ciò che aveva iniziato?
Aprì il portone dietro di lei e prima di uscire fece un grande inchino ghignò e se ne andò lasciando tutti a bocca aperta.
Nonostante questo, dentro di lei c'era una grande confusione, ma non voleva farsi vedere debole.
Questo non sarebbe assolutamente potuto accadere.

Luce nell'Oscurità   [ScoRose]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora