Contrariamente a quello che pensava Marinette non si stavano dirigendo a casa sua, poiché la strada le sembrava simile a quella che percorreva per andare alla torre Eiffel.
Si era fatta convincere, ma dentro di sé sentiva molta ansia per quello che il ragazzo le avrebbe spiegato di lì a poco per questo lo strinse maggiormente a sé.
Si sentiva confusa, molto confusa: tutto quello che era successo la stava mandando nel pallone. Eppure, nonostante la causa di tutto ciò fosse Chat non potè fare a meno di aggrapparsi a lui e di cercare nei suoi atteggiamenti delle certezze.
Dal canto su il biondo si sentiva un fascio di nervi: il suo animo temeva che Marinette avrebbe preso veramente male la sua spiegazione.
Arrivarono a destinazione, e Chat cadde quasi a terra quando Marinette poggiò i piedi sulla Torre.
La confusione che aveva avuto Marinette si trasformò in rabbia d subito di fiondò sul ragazzo, facendolo scontrare definitivamente il suo fondoschiena contro il metallo della struttura a causa dei pugni che aveva iniziato a scagliargli.
-Stupido gatto!- singhiozzò prima di tirargli un altro pugno. -Stupido, supido Gatto!- urlò un'altra volta.
Piano piano la potenza dei suoi colpi si affievolì, lasciando spazio al suo pianto disperato.
-Marinette.- La ragazza alzò lo sguardo e lo puntò in quello verde di lui. -Basta- assentì il biondo, stringendo i polsi della corvina tra le mani.
-Ti odio!- lei accasciandosi sul suo petto, mentre un fiume di lacrime si faceva spazio sul suo volto.
-No, non é vero- gli rispose il ragazzo abbracciandola.
Quando Chat vide che si fosse calmata si de-trasformò lentamente, sicuro ormai delle sue scelte. Una luce verde lo avvolse e Plagg uscì dal suo anello.
-Dammi il camembert!- ordinò l'esserino nero, guadagnandosi un'occhiataccia dal suo portatore.
-Ti sei detrasformato!- urlò Marinette ricominciando a dargli pugni; sentiva sotto le mani un tessuto diverso ma non aveva intenzione di aprire gli occhi per scoprire chi fosse il reale possessore del miraculous della sfortuna. Lo aveva voluto scoprire per tanto tempo, ma sentiva che ancora non fosse il momento, soprattutto perché lei non si sentiva pronta a rivelare al suo partener la sua vera identità.
-Ma non vuoi sapere chi c'è sotto la maschera?- chiese con voce flebile e delusa Adrien.
-Per ora non voglio...-
-Ho capito. Tu non vuoi stare più con me- gli rispose, sentendo gli occhi pizzicargli.
Marinette alzò di scatto la testa, le sue palpebre erano ancora sbarrate. -Non devi dirlo neanche per scherzo!-
-Ma allora perché non vuoi vedermi?-
Entrambi stavano urlando; stavano compiendo uno sforzo enorme contro le loro volontà e si sentivano degli emeriti idioti.
-Perché poi dovrei dirti il mio più grande segreto- mormorò Marinette riabbassando la testa.
-Ma non c'è ne di bisogno! E poi cosa nasconderesti di così strabiliante?-
-Sì, che ce ne sarebbe di bisogno...-
-Marinette! Io voglio che tu sappia la mia vera identità!- affermò con convinzione il biondo alzandole la testa.
-Chat, non capisci...- ribadì lei in modo sconsolato.
-E allora fammi capire! Io non ci vedo nulla di male che tu sappia chi sono- stava urlando di nuovo, ma quella volta era più che determinato.
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Con te sono me stesso
FanfictionAdrien si sente come un animale chiuso in gabbia. Suo padre gli vieta qualsiasi cosa e lui, nel tentativo di liberarsi da quelle catene, si rifugia nell'alcol. Si sente una persona peccaminosa, ma in quello stato di oblio costante è l'unica soluzion...