capitolo 14

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Arrivai in classe infuriata, ma anche leggermente soddisfatta: avevo risolto UNA cosa nella mia vita.

Aspettando il prof presi il mio notebook e cominciai a disegnare outfit, quando la bidella si affacciò alla porta:

"Ragazzi oggi il professor Jonas e la professoressa Collins sono assenti avete tre ore di buco" si levò un urlo di gioia, ovviamente.
Così mi diressi in biblioteca e cominciai a studiare, nell'angolo più remoto del labirinto di libri....il mondo. Per angolino più remoto intendo quel reparto di libri che a nessuno piace, tutti i libri degli scrittori meno conosciuti al mondo.

"Ciao" disse una voce dietro di me

"Ciao Jackson" dissi

"Perché non ti giri? " disse a trabocchetto

"Semplice, sono ammaliata del libro, immersa nelle parole, tu perché non ti fai vedere, ti nascondi? "

"Touché Shepard" disse capendo ciò che volevo dire

"Mi spieghi perché sei cosi prepotente? " dissi con un lapsus di coraggio

"Shepard, ti conviene non farmi arrabbiare" disse minaccioso

"E a te conviene rispondere. Perché fai il duro?  Perché prendi a pugni tutti coloro che ti guardano? "

"Perché guardano i miei difetti! " disse con una punta di tristessa.

"Ma che ne sai tu?!  Non leggi nella mente delle persone! " urlai alzandomi dalla sedia e girandomi verso di lui "sai?  Io quella cicatrice la trovo stupenda, non mi importa come te la sei fatta, chi te l'ha fatta, da quella cicatrice riesco a capire che sei un ragazzo forte, non forte perché palestrato, ma perché ha saputo rialzarsi dopo una forte caduta, forse dentro non ci sei riuscito, ma lo reciti alla grande il ruolo del ragazzo sopravvisuto! " urlai

"Continua Shepard" mi disse

"Adesso pensa, immagina: e se tutte le persone che ti hanno guardato, non avessero guardato il fatto che hai una cicatrice, ma immagina che abbiano guardato i tuoi occhi blu, quel mare stupendo che tieni al posto degli occhi, quel biondo ciuffo ribelle che ti cade sulla fronte, e che nonostante le tonnellate di gel che ti metti, quel ciuffo non ne vuole proprio sapere di starsene al suo posto, e fidati, e un piccolo dettaglio che ti rende affascinante;  immagina che abbiano guardato il tuo sorriso, il sorriso che appena ne incontra un'altro si spegne, e ti rende ancora più affascinante. Immagina che si siano chiesti <<ma perché non sono come lui>> <<perché non siamo amici>>…<<perché mi odia? >>… io non so perché fai così, ma non tutti guardano i tuoi difetti, che ci sono, ovvio, ma non tutti li notano. "

Mi osservò, mi osservò a lungo, lo guardavo negli occhi, in quei occhi color oceano che non scorderò mai, eppure mi osservava senza trapelare un'emozione, un respiro, una parola.
Ci fissammo, si avvicinò, si avvicinò ancora, e mi abbracciò. Mi avvolse con le sue braccia muscolose, ma non troppo.

"Shepard, grazie. Il fatto di essere gay, non l'ho detto a nessuno, per questo ho paura che la gente mi osservi, ho paura che mi riesca a leggere che sono diverso." disse…piangendo.
"Quando lo dissi a mio padre due anni fa, mi lanciò un vaso in pieno volto, che mi fece la cicatrice. La mia famiglia è nazista, per questo non lo voglio dire in giro, lo verrebbe a sapere mia madre, mio fratello...mio padre se ne è andato il giorno dopo, che io li dissi il mio segreto. Non mi manca. "

Mi misi a piangere anche io, perché non immaginavo una situazione del genere, mi immaginavo un incidente e invece....

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