Capitolo 9

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Eravamo ancora abbracciati quando Newt entrò di corsa nella stanza. <Alby è scappato!> disse Newt guardando Minho. Minho si voltò verso di lui e frettolosamente si alzò dal letto e corse via. Mi guardai attorno, e poi portai lo sguardo su Newt, che sembrava preoccupato. Stavo per alzarmi e andare da lui quando la finestra si ruppe. Il vetro cadde a terra frantumandosi in frammenti minuscoli. Io e Newt ci voltai mo subito. Alby era davanti la finestra. Aveva un taglio sotto l'occhio, ma si vedeva chiaramente che non era niente di grave. <Serena scappa!> urlò subito Newt. Poi si catapultò verso la finestra. Mi alzai dal letto e senza neanche mettermi le scarpe iniziai a correre. Corsi fuori. Mi voltai e sentii urlare Newt, che probabilmente ora stava lottando con Alby. <Minho!> urlai cercando di far capire che c'era qualcosa che non andava. Corsi tra le casette cercando di trovarlo il più infretta possibile. Ma non riuscivo a trovarlo. Mi fermai un attimo, feci un respiro profondo e poi corsi indietro. Tornai a casa. Dovevo affrontare i mei problemi e dovevo farlo io. Dovevo risolvere i miei problemi senza l'aiuto di qualcuno. Entrai dentro casa. Newt cercava di fare di tutto per non farlo uscire da casa. <Hey. Testa di sploff. Perchè non andiamo a fare una passeggiata?> dissi fermandomi davanti la porta. Alby spinse Newt contro il muro e poi venne versodi me. Corsi via. facendo attenzione che mi seguisse. Andai verso il lago. Ma non mi fermai continuai ad andare avanti. Mi inoltrai nel bosco e quando fummo abbastanza lontano dal villaggio mi fermai e mi voltai verso di lui. Gli saltai addosso e iniziai a picchiarlo. Pugni, calci, schiaffi...
Ero così arrabbiata che non gli davo neanche il tempo di muovere una mano per spostarmi. Ero stanza di dover avere una vita a normale. E stavo scaricando tutta la rabbia che avevo accumulato in qualche anno. Dopo qualche minuto sentii un rumore provenire dalle miei spalle. Mi voltai e guardai i cespugli dietro di me. Guardai attentamente poi si sentì uno scatto, e poi il mio corpo fu attraversato da una scarica elettrica. Scivolai via da Alby, e distesa a terra in preda alle convulsioni vidi delle ombre spuntare dai cespugli. Vedevo tutto distroto, tutto sfocato. Non riuscivo a muovermi, ne a urlare, ne a produrre il minimo suono. Chiusi gli occhi, ma qualcuno si chinò su di me. Riaprii gli occhi. Sopra di me c'era un uomo. Disse qualcosa, ma non riuscii a capire niente.
Le scosse finirono dopo quella che sembrava un eternità. Ero ancora distesa a terra. Sospirai e guardai le chiome degli alberi. Ora era tutto più limpido. Passò un po di tempo, poi mi puntellai sui gomiti per alzarmi, ma qualcuno mi mise una mano sulla spalla. Mi alzai molto infretta e mi voltai a guardare chi mi aveva toccato. Era un uomo sulla quarantina. I capelli neri brizzolati di bianco, gli occhi verdi, le labbra carnose, e una cera da far paura. Era molto pallido, solo le guancie erano rosee. Aveva una tutta verde, e un laciagranate a tracolla. Teneva la la mano destra sempre sul lancia granate come se avesse paura che qualcuno potesse toglierlo. Lo guardai e aspettai che facesse qualcosa. Non sapevo come reagire. Non sapevo neanche che cosa voleva quell'uomo. Rimase in silenzio, ma fece un passo verso di me, e io mi allontanai di un passo. Rimanemmo in silenzio per un bel po. Poi decisi di rompere il ghiaccio e cercando di nascondere la paura chiesi:<Chi è lei? E che cosa vuole da me?> L'uomo sorrise e poi disse:<Eri così anche da piccola sai? Sempre ribelle, sfacciata e coraggiosa.> piega la testa da un lato e poi dissi:<Chi cavolo è?> Il signore sorrise ancora di più e poi disse:<Strano che ancora non mi hai riconosciuto. Da quello che mi hanno detto avete recuperato quasi tutti la memoria.> Accennai un sorriso falso e poi dissi:<Chi le dice che sono io quella che sta cercando?> <Oh bè... non ho nessun dubbio. È da molto tempo che ti controllo.> disse l'uomo. Mi guardai attorno e poi dissi:<Cosa vuole da me?> <Voglio solo parlare.> rispose l'uomo avvicinandosi. <C'era davvero bisogno di colpirmi con quel l'affare infernale?> chiesi indicando il lancia granate. L'uomo abbassò lo sguardo e sorrise. <In qualche modo dovevo farti smettere.> disse. Lo guardai di traverso e poi mi voltai e sospirai. <Vieni con me.> disse l'uomo. Mi voltai di scatti e poi dissi:<E lasciare qui...> L'uomo mi interruppe e poi disse:<Cerca Chuck e Gally, e poi vieni qua. Andremo via insieme.> Mi misi a ridere. Una risata particolarmente nervosa. <E dovrei lasciare qui la mia famiglia? Ora che abbiamo una vita più o meno normale?> chiesi. <Ma siamo noi la tua famiglia.> rispose l'uomo. Guardai l'uomo rimanendo in silenzio. Mi avvicinai e lo guardai ancora meglio. Poi risi istericamente e dissi:<Oh oh... finalmente ho il grande onore di trovarmi davanti al famoso Josh... Fammi indovinare... dietro qualche cespuglio c'è pure lei... aspetta fammi ricordardare come si chiama.... ehm... Emily. Wow. Ora io dovrei lasciare la mia VERA famiglia per seguire a voi?> L'uomo sembrò dispiacersi. <Ascolta Sere... io e mamma siamo dispiaciuti per quello che è successo... ma vogliamo rimediare. Andiamo via tutti insieme.> disse l'uomo. <Non riuscirei neanche a chiamarvi mamma e papá. Non vi conosco per niente. Siete degli sconosciuti per me.> risposi. <Vieni con noi. Impareremo a conoscerci.> disse Josh. Sospirai, poi mi incamminai verso il villaggio. Mi lasciai dietro mio padre ed Alby.

Mentre tornavo al villaggio pensai. Pensai a come sarebbe stato avere una mamma e un papá. Poco prima di giungere alle prime case andai al lago. Guardai la superficie gelata. Mi immersi nei miei pensieri e mi di staccai dal mondo che mi circondava.

Non guardare nei miei occhi pieni di tristezza: Life In Pieces.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora