Nausea.

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Ascoltai il rumore dolce e secco di Zoro che usciva dalla piscina, riprendendo le katana per poi prendermi di peso dalle costole, sollevandomi e adagiandomi a terra sulle gambe tremolanti, pronti a vacillare da un momento all'altro, ed io lo lasciai fare, lasciando che mi manovrasse come se fossi stato un corpo senza vita. Dondolai un po' a destra e a sinistra per le spalle, colpa la stanchezza e il dolore, quella colpa che mi portavo dietro e che mi opprimeva intanto che mi rimisi i sandali, che si erano sfilati quando mi aveva fatto cadere in acqua, e guardai a terra con occhi vacui e risentiti. Lo sentì asciugarmi alla bene e meglio, con la fascia verde non avendo altro sotto mano, ed infilarmi addosso la sua casacca che però si inumidì al contato della mia pelle, ma almeno era meno bagnata della mia, e poi Zoro mi teneva a caldo tra le sue braccia: prendendomi in braccio e sorreggendomi le gambe con un braccio e con l'altro la schiena potevo avvertire tutto il suo calore affettuoso e intenso, era caldo nonostante fosse stato in acqua. Penzolai con la testa per adagiarla contro il suo petto muscoloso e pieno di piccole goccioline che scorrevano lente e veloci, e mi chiesi perché il mio cuore stesse martellando con così tanta insistenza là dentro. Sospirai per calmarmi, e socchiusi gli occhi cercando di individuare i suoi movimenti per distrarmi, e dopo che ebbe preso tutto uscimmo da quell'enorme edificio cristallino e pieno di vetrate, solo per venir avvolti l'attimo dopo dal calore dei raggi del sole, ormai alto in cielo. Percepì la sua mano sulla mia fronte e sorrisi, con il cuore che, se possibile, si mise a tremare di gioia, e così mi decisi ad accoccolarmi meglio a lui.

In un attimo ci ritrovammo a casa sua, anche se non seppi davvero come avesse fatto, forse nel mentre mi ero appisolato. Mi adagiò su una poltrona con il poco garbo che di solito aveva, e lo osservai piegarsi sulle ginocchia davanti al camino per preparare il fuoco, volendo riscaldare la casa prima di dirigersi a prendere delle coperte. Mi passai una mano su un lato della mia faccia con fare esausto, facendo uscire un gemito ed una smorfia per il dolore che i lividi mi procuravano; ammirai la luce intensa e calda delle fiamme, e anche se ero stanco, che non avevo nemmeno dormito, o almeno così mi sembrava, mi alzai, mettendomi seduto sul tappeto accanto al divano, volendo più calore possibile da quelle fiamme, perché avevo freddo, davvero freddo, tanto freddo.

-Luffy.- mi disse brusco, tornando e chinandosi sulle ginocchia per porgendomi quattro coperte leggere e piccole ma che nell'insieme rendevano l'idea di calore e protezione, così le presi in fretta e furia, come se potesse rubarmele, e me le avvolsi addosso come si fa con un involtino, facendolo scoppiare a ridere, cosa che mi fece rallegrare molto mentre mi porse anche una coscia di carne appena cotta, ma non mi sentivo affamato come mio solito, e iniziavo a temere che la febbre si fosse alzata.

-Mangia e riposati un po'.- sussurrò, infilandosi una maglia verde a maniche corte mentre osservai il kit medico appoggiato a terra, al suo fianco e che si era portato dietro insieme a tutto il resto.

-Non lo so...- borbottai tornando a guardare le fiamme con occhi spalancati come ipnotizzato da esse, forse per la stanchezza, ma poi chiusi gli occhi assaporando con la pelle quel calore che era davvero intenso mischiato a quello della febbre. -Che patto hai fatto con lo squalo?- borbottai stanco, con le palpebre che cedevano ad ogni battito, vogliosi di rimanere chiusi, chissà, forse per sempre.

-Lui non avrebbe toccato i miei amici ed io non avrei toccato lui o i suoi uomini.- spiegò, iniziando a bagnare la ferita al braccio con acqua ossigenata per lavarla per poi passarci un altro liquido come disinfettante.

-Cos'è?- chiesi, socchiudendo le palpebre e osservando la bottiglietta. -E poi, non era più facile sconfiggerlo?- domandai cambiando discorso, fremendo per il dolore che attraversava il mio corpo per i tagli e iniziando a mugugnare, strizzando un occhio e mostrando una smorfia contrariata e rigida.

-Iodopovidone. Chopper mi ha assicurato che serve a guarire le ferite, non preoccuparti.- affermò per poi, guardandomi negli occhi, continuare con la seconda risposta: -L'ho sconfitto, gli ho sconfitti tutti. Per questo hanno voluto stipulare con me questo patto... molto inutile in verità. Io non ero nemmeno d'accordo a dirla tutta, ma non potevo di certo cacciarli dalla città visto che hanno diritto di viverci quanto me, così ho accettato pensando che almeno sarebbero stati buoni per un po', infatti attaccano molto raramente, e nel farlo cercano sempre di vendicarsi nei miei confronti.- spiegò serio e dalla mia faccia confusa capì di aver parlato a vuoto: non avevo capito niente.

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