capitolo 2

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Stavo dormendo, o almeno ci provavo, quando una notifica fece illuminare il mio telefono.

Con il braccio iniziai tastare il comodino alla mia destra finchè riuscii ad afferrare il telefono.

Lo sfondo bianco a tutta luminosità mi accecò per qualche secondo, per permettermi poi di diminuirla prima di diventare cieca.

Sbattei più volte le palpebre per focalizzare il messaggio, che sembrava essere arrivato da un numero sconosciuto.

'Ehy Han! Sono Dylan, il ragazzo di stamattina. Oh, e prima che me lo chiedi, Ethan mi ha dato il tuo numero'

Aveva sbagliato il mio nome.

Sorrisi, iniziando a pensare ad una possibile risposta. 'Ehy Dylan!' No, forse è meglio che non risponda.

Gli avrei parlato il giorno dopo, se aveva qualcosa da chiedermi.

Se mi aveva contattata, forse un motivo c'era.

E a dirla tutta, gli volevo parlare io.

****

"Muovi quel culo flaccido!" urlò Ethan togliendomi le coperte.

Subito una scia di freddo invase il mio corpo.

Aprii lentamente gli occhi, per poi stropicciarli con le mani più volte.

Un'altra cosa che odiavo di mio fratello.

Era una persona mattutina e altamente sportiva.

Ogni giorno si svegliava alle 6 per fare una corsa al parco vicino casa, ritornava verso le 7 e si preparava per scuola.

Senza voglia mi alzai dal letto, preso una felpa e un jeans, per poi indossarli in presenza di mio fratello.

Quasi tutte le mattine era così, se lui scendeva per fare colazione io mi rimettevo a letto.

Così, rimane lui. Era una cosa un po' stupida ma ormai mi ero abituata. Lo faceva da quando avevamo 7 anni.

Andai in bagno e buttai un po' d'acqua fredda sul viso, per svegliarmi definitivamente.

"Buongiorno" dissi dando un bacio sulla guancia a mia madre

"Qualcuno è di buon umore o sbaglio?" scherzò, ma in fondo ha pienamente ragione.

Ethan mi guardò e alzò più volte le sopracciglia, mimando un 'Dylan' con le labbra.

Scossi subito la testa, in realtà non c'era una ragione per cui ero felice. Lo ero e basta.

"Bene, noi andiamo. Ci vediamo dopo vecchia" scherzò mio fratello guastandole i capelli

Lui adorava innervosire la mamma chiamandola 'vecchia', anche se lei ci aveva ormai fatto abitudine.

"Oggi i ragazzi verranno a casa, ho già avvisato la mamma" spiegò

"Okay" dissi facendo spallucce, non mi importava più di tanto e non capii perché me l'avesse detto

"Ci sarà Dylan" continuò,spintonandomi e sorridendo come un cretino

"Non mi piace! In che lingua te lo devo dire?" dissi, stava veramente esagerando.

Ci conoscevamo da meno di un giorno, non potevo innamorarmi da un momento all'altro.

"Puoi invitare la tua amica" propose

"Ci penserò"

Arrivammo finalmente a scuola e Ethan mi salutò prima di andare dal suo gruppo.

Mi guardai intorno, incrociando lo sguardo di Mackenzie.

Lei alzò la mano e fece cenno di andare da lei.

Annuii e camminai tra la massa degli studenti.

"Ciao" dissi sorridendo

"Ehy" mi sorrise anche lei

"Questo pomeriggio sei libera? Ti porto in giro per la città" continuò facendomi un occhiolino

"Certo" sorrisi

La campanella suonò e feci cenno a Mackenzie di andare dentro.

Lei annuì, non potendo far nulla per impedirlo.

"Ci vediamo in mensa" disse facendomi l'occhiolino

Annuii ed entrai in classe prima del prof.
Infondo non era male avere un'amica come Mackenzie.

Mi sedetti al solito posto ed uscii fuori il famoso quaderno fucsia. Chissà cosa pensavano le persone del mio quaderno.

Forse dovevo smetterla di pensare a cosa avrebbero potuto dire le persone sul mio conto.

Vedi alcuni ragazzi entrare in classe di corsa, poi, vedi un ragazzo, decisamente diverso dagli altri.

Camminava a passo normale con lo zaino ad una spalla. I suoi capelli erano ricci e scuri, ma non riuscii a vedere i suoi capelli.

Aveva la testa bassa.

Riuscii ad intravedere una piccola cicatrice sulla guancia destra, mi chiesi come se la fosse procurata.

Continuò a tenere la testa bassa finchè non arrivò al suo banco, terza fila a destra. Forse capì che qualcuno lo stava fissando, dato che alzò la testa guardandosi intorno.

Subito mi girai e feci finta che nulla di tutto ciò fosse successo. Non lo so, quel ragazzo aveva qualcosa di diverso dagli altri.

Sembrava essere interessato alla lezione, e ciò mi sorprese per quella che avrebbe potuto essere la millesima volta. A non tutti gli studenti piace la filosofia.

"Hazel, sapresti rispondere alla domanda che ho appena posto alla classe?" mi guadagnai un'occhiataccia da parte del prof

"Non stavo seguendo, mi scusi" dissi abbassando la testa per la vergogna

Mi rivolse un ultimo sguardo prima di girarsi e continuare a spiegare. Potevo fare due cose: o seguire la lezione, il chè sarebbe stato utile per la mia media; andavo abbastanza male in filosofia. Oppure avrei potuto continuare ad osservare ogni mossa del ragazzo, ma avrei finito per guadagnarmi un'altra occhiataccia dal prof McFinn

Chiusi gli occhi per un secondo e scosso la testa, per poi maneggiare la mia penna blu.

Quel prof sembrava abbastanza in gamba rispetto alla mia ex prof a Miami. Lei non ne sapeva molto di filosofia, ma allo stesso tempo la 'insegnava'. Quando le raccomandazioni sono troppe.

Così, ogni pomeriggio prima di una verifica, invitavo Matt a casa mia. Lui aveva un prof diverso, probabilmente il più gentile e premuroso in quella scuola.

Il mio migliore amico adorava la filosofia, e quando cercava di farmi memorizzare qualcosa, aveva sempre un sorrisetto sulle labbra.

Talmente persa nei miei pensieri, non mi accorsi che mezza classe era gia fuori. Presi lo zaino e lo misi velocemente sulle spalle. Cercai di nascondere i miei occhi lucidi, mi dovevo ricordare di Matt proprio in quel momento?

"Hazel!" vidi arrivare Dylan con un sorrisetto sulle labbra

"Stai bene?" mi chiese preoccupato, una volta vicino

Scossi la testa, non avrei voluto scoppiare in un pianto davanti ad una persona di cui so solo il nome.

"Ehm... ok, in ogni caso stavo pensando che potremmo conoscerci meglio, magari davanti ad un.. caffè?" chiese visibilmente agitato

Non sapevo cosa fare. Se avessi risposto no probabilmente avrei perso la possibilità di avere un amico.

"Mi farebbe piacere" sforzai un sorriso

"Che ne dici di questo pomeriggio?" chiese, questa volta più sicuro di sè

"Oggi non posso, magari domani dopo l'allenamento di calcio" rispose, facendomi un occhiolino

"Certo" risposi sforzando, ancora un'altra volta, un sorriso

Alla fine venire qui non era poi stato così male, ma mancava ancora una cosa.

Il nome di quel ragazzo.

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