Capitolo Quattro: Sospetti

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Prima, è meglio; era il mio motto del giorno. Erano tutti d'accordo di trovarsi a casa mia per lavorare a quel compito. Ma, ovviamente, non era stata una mia scelta. Era stata più 'deve andare così, fattelo andare bene'. Normalmente avrei discusso, ma siccome doveva essere terminato, tanto valeva farlo da me. Sinceramente, non vedevo l'ora di finire quel progetto, così da essere libero.

E per libero intendo, lontano dalla compagnia di Jessica.

La compagnia che mi aveva creato problemi anche a pranzo, quando Jessica e Charlotte avevano deciso di pranzare con noi. Di nuovo.

Quindi, solo in questa settimana, avevamo passato insieme già tre giorni, e conoscevo Jessica da quattro. Per i nostri compagni era stato come un miracolo, veramente. Non c'erano molte persone che avevano il coraggio di sedersi con me e Kyle a pranzo - ci lasciavano parlare da soli. Nonostante Kyle fosse il meno intimidatorio dei due, la maggior parte delle persone non aveva le palle per parlare con lui. Penso che sia evidente che questa scuola sia piena di pappamolle.

"Ciao ragazzi," ci salutò Charlotte, appoggiando le sue cose sul tavolo. Jessica la seguiva silenziosamente. Rilasciai un sospiro e iniziai a mangiare le mie crocchette di patate.

"Lo sapete, più tempo passate con noi, più le persone pensano che vi abbiamo minacciato," disse Kyle, con la bocca piena di pollo. "Oh, l'idea di voi trucidate da Reece cresce ogni secondo di più."

Guardai Jessica con la coda dell'occhio. Sembrava divertita dalla mia irritazione. Appena mi voltai verso di lei, tornò a guardarmi con un sorriso innocente.

"Se non ti conoscessi, penserei che ti stiamo antipatiche," mi disse Charlotte.

"Davvero?" Dissi sarcasticamente. "Cosa te lo fa pensare?"

"Forse ho interpretato male le tue azioni." Sembrava seria, mentre la sua espressione assomigliava più a quella di una bionda stupida, piuttosto che a quella di una brunetta intelligente, e non sto parlando di quel ghigno divertito che aveva sul volto. La minaccia di morte era veramente una stronzata, dovevano essere impazziti se pensavano che mi facesse piacere la loro compagnia.

"Jess, dov'è il tuo pranzo?" Le chiese Charlotte, con gli occhi puntati sul tavolo vuoto davanti a Jessica. Portammo tutti la nostra attenzione sulla biondina che stava guardando lo schermo della sua macchinetta, notando come le sue dita si fermarono improvvisamente alla domanda di Charlotte. Anch'io avevo notato che Jessica mangiava poco. Non ero un dottore, ma sapevo che gli adolescenti avessero bisogno di mangiare per crescere. E Jessica non sembrava quel tipo di ragazza da rifiutare un pasto per mantenere la linea. Forse mi ero sbagliato su di lei.

Jessica ci guardò sotto le sue lunghe ciglia. "Umm.. non esiste?" Le rispose timidamente.

Il viso di Charlotte si contrasse in una smorfia di disapprovazione. "E cos'hai mangiato a colazione?" Continuò.

Non le rispose.

Charlotte borbottò e lasciò cadere le sue mani sul tavolo. "Jessica!" La rimproverò.

"Mi dispiace!" Le disse esasperata, lasciando cadere la macchinetta al suo fianco.

"Ne abbiamo già parlato. Hai. Bisogno. Di. Mangiare."

La loro conversazione risvegliò il mio interesse. I suoi genitori non si preoccupavano per lei? Che razza di teste di cazzo non davano da mangiare a loro figlia? Persino Rebecca mi sfamava, e non era neanche mia madre. Cristopher ed io eravamo sempre pieni di cibo, specialmente perché i nostri stomaci erano dei pozzi senza fondo.

"Okay," Charlotte si alzò dal tavolo. "Vado a comprarti qualcosa."

"Cosa? No!" Esclamò Jessica, mentre Charlotte andava a mettersi in fila dietro agli studenti che stavano aspettando di ordinare. "Char, ne abbiamo già parlato. Non voglio che mi compri il pranzo."

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora