twenty-seven

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**Gigi's Pov**

"Non credete che ora sia il momento di andare? Insomma, sarete tutti stanchi..." dissi ai miei amici che erano tutti attorno al mio letto d'ospedale, avevano un'aria stanca e frastornata.
"Sì, ma almeno adesso sappiamo che stai bene" disse sorridendo Louis e gli altri concordarono, mentre io ricambiai il sorriso.
"Gigi mi dispiace davvero, ma temo di dover andare. Domani mattina, ho il turno in palestra" disse Jason dispiaciuto, al che io replicai con una scrollata di spalle.
"Charlotte, che ne dici di accompagnare Jason?" propose Liam con un sorrisetto malizioso, mentre la ragazza lo fulminò con lo sguardo.
"Per me va bene" disse tranquillamente Jason, poi aggiunse:"Ma dovrò riaccompagnare anche voi, siamo venuti con due macchine"
"Allora dobbiamo salutarti anche noi G" disse dispiaciuto Harry e io gli sorrisi rassicurandolo:"Tranquilli, vi ho fatto preoccupare abbastanza e sinceramente non saprò mai come ringraziarvi"
"Oh andiamo! È da quando siamo entrati che non fai altro che ringraziarci, basta!" Si lamentarono Charlotte e Margot, nonostante avessero un sorriso che le tradiva entrambe, al che dissi:"Ma dico davvero cioè gra-"
"Un altro grazie che sento e ti prendo a sprangate sui denti. Sappilo." mi minacciò Charlotte e tutti risero divertiti.

Dopo gli ultimi saluti Louis, Harry, Liam, Jason e Charlotte andarono via.
"Mbè? Tra voi due si sente puzza di tensione sessuale fino a qua, cosa aspettate ad andarvene? Susu via via!" Dissi guardando Niall e Margot. Quest'ultima divenne rossa come un peperone, mentre Niall mi guardò sbuffando una risata divertita.
"Siamo venuti con la macchina di Zayn e a quanto pare il suo...uhm...colloquio con Perrie sta durando davvero tanto" spiegò Niall e io mi sentii un po' in colpa per la ragazza.
"Vado a chiamarlo, senza offesa G, ma voglio tornare a casa ho davvero tanto sonno" spiegò Margot e uscì dalla stanza lasciando me e il biondo soli.
"Senti Niall, non abbiamo mai avuto l'occasione di parlarci davvero, ma lo so che hai combinato qualcosa ad Atene. Sappiamo entrambi che nonostante sia incredibile intelligente, Margot, è paradossalmente ingenua in fatto sentimentale e penso, o almeno spero, tu abbia capito che lei ci tiene davvero molto a te" Spiegai rompendo il silenzio, mentre il biondo mi guardava serio dedicandomi tutta la sua attenzione:"Con ciò cosa vorresti dirmi?" Chiese dunque.
"Che qualunque cosa tu abbia fatto promettimi di non farla soffrire ulteriormente" risposi seria.
"Sarò sincero, non credo di non poter rispettare la promessa." Ammise rivolgendo lo sguardo alle sue scarpe.
"Allora quando gli confesserai Dio solo sa cosa, vedi di farti perdonare al più presto.
Non farti spaventare dalle emozioni." Conclusi e non ebbe neanche il tempo di replicare che Margot tornò in stanza dicendo:"Ehm...Zayn sta arrivando...penso che la situazione sia alquanto tragica, Perrie ha metà del trucco totalmente sbavato" e entrambi ridemmo leggermente.
"Andiamo allora?" Chiese Margot, guardando Niall che annuì.
"Domani torno con tutte le puntate di Gossip Girl scaricate sul pc e quintali di patatine" disse sorridendo la bionda e io dissi:"uh non vedo l'ora, ma temo che le patatine dovrai mangiarle tu, sai...non è che riesca proprio a mangiare benissimo..."
"Allora vorrà dire che ingrasserò di cinque chili, pazienza!" Sdrammatizzò nuovamente Margot e io scossi la testa sorridendo, poi la bionda s'incamminò verso l'attaccapanni dov'era appeso il suo cappotto e mentre si rivestiva io e Niall ci salutammo.
"Ricorda ciò che ti ho detto" mi raccomandai e la bionda mi regalò uno sguardo confuso, mentre Niall, con mia grande sorpresa, mi fece un veloce sorriso di gratitudine.
Presi lentamente il mio telefono e notandolo spento, ma soprattutto scarico, tirai un sospiro.
Abbassai lo sguardo e inevitabilmente mi intristii, osservando il mio riflesso sul display del telefono spento.
Avevo delle occhiaie evidenti, per non parlare delle ciocche di capelli che fuoriuscivano dalla mia treccia. Ciò che mi lasciò scossa furono alcuni rimasugli di sangue secco sul mio viso.
Del mio sangue.
Posai di scatto il telefono sul comodino non volendo vedere altro e soffocai un mugugno di dolore per il movimento troppo rapido.
Iniziai a guardare il soffitto bianco gesso dell'ospedale, cercando di scacciare i flash di quel bagno di poche ore prima.
Sembrava quasi un sogno essere qui e non a torcermi dal dolore dei calci e pugni. Volevo dimenticare, ma una parte di me sapeva che non ci sarei mai riuscita.

outlaws|| n.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora