l'amore è la poesia dei sensi

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1) Tatto

《Gouenji-kun sto bene...》 gli disse con voce tremante l'albino portando le ginocchia più vicino al petto.
Non voleva farsi vedere in quello stato, non voleva mostrarsi debole davanti a lui.
Un altro tuono.
Le lacrime volevano scendere, ma cercò di ritirarle.
Sapeva che non si trattava di una valanga, sapeva che non avrebbe perso nessuno...ma era più forte di lui. Forse era davvero debole come gli diceva Atsuya.
Era davvero patetico.
《Fubuki...》 il numero dieci fissò intensamente il suo compagno di squadra che si sforzò di sorridere per rassicurarlo. Un sorriso forzato e che abbandonò il volto non appena si fece largo un nuovo tuono nel cielo grigio.
In meno di un secondo l'albino si ritrovò avvolto dalle braccia dell'attaccante. Si irrigidì per qualche istante, sgranò gli occhi prima di affondare il volto nella maglia dell'altro e stringerla a sé.
Era caldo. Non aveva mai notato quanto il solo tocco di Gouenji potesse scaldarlo e rassicurarlo. Avvolto in quelle braccia si sentiva al sicuro.
Le lacrime cominciarono a scendere e non fece nulla per trattenerle.
《Nessuno ti abbandonerà, Shirou. Ci sono io con te.》

2) Olfatto

Fubuki amava l'odore di Gouenji.
Da quando l'aveva abbracciato mentre erano a riparo dal temporale, Shirou non si era tolto dalla mente quell'odore forte ma allo stesso tempo leggero che emanava.
Quando l'attancante lo invitò a dormire nella sua camera di dormitorio, preoccupato dell'imminente temporale e di come l'avrebbe affrontato il centrocampista da solo, beh, quell'odore si fece più forte. In particolar modo perchè "dormire nella sua camera" implicava dormire anche nello stesso letto.
Fubuki aveva provato a convincere il bomber di fuoco che poteva affrontarlo da solo, ma l'altro non aveva voluto sentir ragioni.
Per cui in quel momento si trovavano nello stesso letto, uno accanto all'altro e senza un minimo di distanza. Fubuki fissava il soffitto  nella speranza di riuscire a dimostrare che non aveva paura e che il suo compagno di squadra non  aveva ragione di preoccuparsi.
Certo, se avesse evitato di tremare ad ogni lampo forse sarebbe riuscito nell'intento.
《Fubuki non fa niente se hai paura》 sussurrò Shuuya. Credeva stesse dormendo.
《Sto bene...davvero》 rispose con un fil di voce tremando leggermente.
Gouenji gli mise una mano intorno alla vita avvicinandolo di più a sè, poggiando il mento sopra la testa del grigio che in quel momento si sentì avvampare.
《Sappi che io ci sarò sempre. Non mi importa se pensi di riuscire a superarla da solo.》
Fubuki si girò verso Gouenji stringedolo di più verso sè, in quel momenton l'imbarazzo era passato in secondo piano.
E così si addormentarono.

Al risveglio Fubuki si ritrovò da solo nel letto ma con il profumo di Gouenji attaccato al cuscino. Controllò che effettivamente non ci fosse, aveva lasciato un bigliettino con su scritto che si era andato a fare una doccia.
Non aveva voglia di abbandonare quelle coperte, di abbandonare quell' odore.
Un idea gli passò per la mente. Doveva sicuramente essere uno sclero mattutino.
Fatto sta che quella mattina Fubuki si portò il cuscino di Gouenji in camera sua e, per non destare sospetti, fece cambio con il suo.


3) Udito

Era incredibile come anche nel bel mezzo di una partita la voce di Gouenji riuscisse a distinguersi dalle altre. Solitamente gridavano come pazzi da un lato all'altro del campo. C'era chi si allenava creando nuove tecniche, chi perfezionava ed evolveva quelle già complete, e poi c'era chi rafforzava i muscoli e la propria resistenza.
Fubuki, in qualsiasi gruppo facesse parte il numero dieci, riusciva a sentirlo.
Si stava allenando nei passaggi insieme a Kazemaru, dovevano inventare una nuova tecnica prima della partita contro la Corea.
Lo sentì. Non lo faceva di proposito ma la sua voce si estraneava dalle altre, per questo fu facile sentirlo mentre Toramaru si dichiarava. Ma non fu altrettanto facile sentire la risposta dell'attaccante. Anzi, non fu facile riuscire ad accettare la relazione che avevano cominciato i due attaccanti.


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