Kasim entrò nella mia cabina circa un'ora più tardi, quando lo vidi gli feci posto nella lettiga. Non doveva essere stato semplice nemmeno per lui passare quelle ore a bordo.
"Ho visto che hai i piedi martoriati a sangue dalla corsa; ovviamente è stata un'ottima idea quella di non farti sentire, ma non sarai in grado di camminare così domani, perciò ho pensato di portarti delle bende." Uscì un rotolo biancastro dalla sacca che aveva, insieme a un paio di forbici.
"È stata un'ottima idea, grazie Kasim, inoltre non sono l'unica ferita." Feci un mezzo sorriso ammiccando al suo braccio tagliuzzato per colpa del mio stiletto. Mi accorsi che aveva rimediato da sé con delle erbe e delle bende. Si scorgevano anche dei punti da sotto quest'ultime.
"Mi spiace averti messo nei casini. Sarei dovuto rimanere dov'ero e lasciarti andare."
"Scherzi? Ti ho solo aiutato, in ogni caso sistemerò tutto, ho solo bisogno di tempo." Dopo poco continuai. "Ho garantito per te, sono stata tutta la notte con Bellamy a scrivere quel dannato patto, domani lo firmerai."
Una piccola smorfia di sofferenza apparve mentre tirava le bende attorno alla caviglia, ma non fu per il dolore. La smorfia era dovuta al ricordo del bruciore del marchio, mi aveva lasciato tutta la parte circostante livida. Quando ebbe finito con le bende lo notò. All'inizio rimase in silenzio, poi con una mano scoprì la sua manica sinistra, mostrandomi il suo marchio, nero e a forma di pentacolo, con un cerchio intorno. Era un marchio comune ai maghi qualsiasi da quanto avevo appreso, eppure pensai che forse sapeva qualcosa sulle famiglie magiche. Iniziò a parlare.
"I maghi e le streghe in genere ricevono il loro marchio a sedici anni, se appartieni ad una famiglia privilegiata a diciassette, come te. Il mio è comparso con un anno in ritardo, ed in quell'anno mi ripetevo che se avevo vissuto senza magia per sedici anni, avrei potuto per tutta la mia vita, ed effettivamente ci avrei solo guadagnato. Non per forza sei un mago se lo sono i tuoi genitori, ancor meno se lo è un solo genitore, come per me."
"Perché mi dici questo?" dissi puntando il mio sguardo su di lui e lasciando perdere le bende.
"Io sono un bastardo dei privilegiati, delle famiglie nobili. Non ho mai avuto il desiderio incredibile della magia. Prima di averla ero uno con una buona famiglia, un tetto sulla testa, e il cibo in tavola. Me la passavo bene. Adesso ho perso tutto. Sono stato cacciato di casa da mio padre, mia madre è stata esiliata e le mie due sorelle non mi hanno più considerato loro fratello pur di rimanere all'interno del Vecchio Impero. Ora so che ero solo il loro fratellastro; di conseguenza non conosco mio padre, ma vorrei farci due chiacchiere." Disse con un sorriso amaro.
"Forse non ti meritavano."
"O forse ero io a non meritare loro, chi lo può dire? Almeno adesso è tutto sistemato." Per un attimo scorsi uno sguardo crudele nei suoi occhi, ma se andò prima che potessi tirare su una qualsiasi ipotesi su di lui. "A te che è successo? Anche tu sei stata gettata via come me?"
"No, direi di no. Non ero così fortunata come te. Io ora ho una baracca ma non vi farò ritorno, i miei genitori li ho visti solo quando ho ottenuto il marchio durante il passaggio, sono morti anni fa, non ricordo quasi niente di loro. Anzi, una cosa sì, mi chiamavano Briel, e io mi facevo chiamare così solo da loro e da un mio amico."
"Quando ti sei imbarcata?"
"Poco meno di una settimana fa, l'avevo quasi come obbligo." Stavolta fui io a fare una smorfia.
"E com'era la tua vita a casa? Stavi bene?" iniziai a stancarmi di tutte quelle domande, ma pensai che infondo mi sarebbe stato utile parlarne con qualcuno. Di certo mi avrebbe capito.
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Il marchio della strega
FantasyI magici sono stati sempre temuti ed esiliati sin dalla Ripartizione nel Vecchio Impero. Sabriellen Jacklyn, una giovane ladra, entrerà in questa realtà più grande di lei in uno dei periodi più temuti nel regno dove vive. La guerra tra Neblos e Trul...