Prologo

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In una stanza buia e umida, un ragazzo atletico dai corti capelli biondi giaceva a terra. Una voce affabile raggiunse il suo orecchio, chiamandolo con insistenza.

«Ragazzo, svegliati! È importante.»

Lentamente si svegliò come da un lungo sonno. Si sentiva molto stanco, il corpo pesante e la testa annebbiata. Mentre si rimetteva in piedi, si rese conto di non sapere né dove si trovasse, né come ci fosse arrivato. Si trovava in una stanza, con un basso soffitto a travi di legno. Il pavimento era composto di grosse piastrelle scure da cui spuntavano sporadici ciuffi d'erba. Nell'oscurità il ragazzo appoggiò le mani su una muro di mattoni rossi, osservando la parete di roccia davanti a lui. L'unica fonte di illuminazione era una feritoia scavata nella pietra da cui entrava la poca luce che disegnava i contorni e le ombre del luogo. Sembrava lo scantinato di una vecchia costruzione.

Una cosa era certa: quel posto non gli era familiare. A fatica riuscì a ricordare il proprio nome: Matthew. Improvvisamente, nella sua mente comparve il ricordo confuso di un viaggio: con lui c'erano Maria, Sara e sua figlia e poi ancora un ragazzo, Andrea. Ricordò in modo istintivo di essere venuto a Roma con loro, anche se si rendeva conto di non rammentare chi fossero queste persone che pure sentiva di conoscere.

Matthew, cercando di abituare gli occhi all'oscurità della stanza, si guardò intorno in cerca degli altri. Fu in quel momento che capì di essere prigioniero. Ai polsi e alle caviglie aveva dei pesanti bracciali metallici. Girandosi, andò a sbattere contro le sbarre di ferro che chiudevano la cella. Aggrappandovisi cercò con lo sguardo una via di fuga, ma non vide alcuna porta: sembrava quasi che quella prigione non avesse vie di accesso. Poco oltre riuscì a distinguere altre piccole celle simili alla sua, dentro cui delle persone erano stese a terra. In quella davanti, Matthew ne scorse una che gli parve di riconoscere.

«Maria!» gridò il ragazzo, preoccupato. «Mary, mi senti?» continuò, senza avere nessuna risposta dalla ragazza dai lunghissimi capelli castani distesa nell'altra cella.

«Ti sei svegliato, finalmente!» disse una voce maschile che sembrava provenire dall'angolo destro della cella di Matthew. Era la stessa voce che lo aveva svegliato.

Il ragazzo si voltò in quella direzione, ma nel buio pesto non vide nessuno.

«Chi è là? Chi sei?»

«Non credo abbia importanza adesso, siamo tutti prigionieri, il problema è capirne il perché...» disse lo sconosciuto in tono pacato.

Matthew era confuso. Da dove giungeva quella voce? Si guardò nuovamente attorno, ma apparentemente non c'era nessuno. Rimase in silenzio, cercando di ricordare come fosse potuto finire in quella situazione. Era arrivato a Roma da poco, e gli tornò in mente che si stava recando in un posto fuori città con i suoi amici. Sapeva di avere un motivo importante per andarci, ma stranamente non lo ricordava. Avvertiva con angoscia l'urgenza di fare qualcosa. Per quanto si sforzasse, Matthew non riusciva a ricordare con precisione nessun dettaglio recente, tutto era sfocato e confuso. L'ansia cresceva in lui, il respiro si faceva sempre più serrato, stava perdendo il controllo.

«Basta!» tuonò la voce sconosciuta. «Non concluderai nulla in questo modo. Non sforzarti di ricordare adesso perché sei venuto a Roma. Mi farai impazzire se non calmi i tuoi pensieri.»

«Non capisco, ma dove sei? Io non ho detto nulla. Come sai cosa sto pensando?»

«Uno sconosciuto che ti legge i pensieri non sarà di sicuro la cosa più strana che ti è capitata, altrimenti non saresti qui. Sì, sento i tuoi pensieri. Le nostre menti sono legate magicamente», rispose la voce. Poi il tono di quella presenza si fece suadente. «Stammi a sentire, ho bisogno di capire cosa ti è successo. Devi raccontarmi la tua storia dall'inizio, potrebbe essere l'unica soluzione per uscire da qui, per tutti noi.»

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⏰ Last updated: Sep 07, 2017 ⏰

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Il Marchio degli Stregoni - Il viaggio nei ricordi perdutiWhere stories live. Discover now