Capitolo 16

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Tutto bianco. I tetti delle case bianchi, i lati della strada bianchi, i fiocchi di neve che continuano a scendere lenti e posarsi sul mio capello di lana e sul capotto pesante nero. Fa freddissimo ho il naso rosso, le labbra screpolate e le mie mani stanno congelando, ormai stiamo in inverno inoltrato, il cielo è grigio e nuvoloso, è un giornata molto triste e non aiuta al mio umore. Mia madre cammina al mio fianco con il solito passo fiero sui tacchi e il suo capotto rosso non la fa passare innoservata agli occhi della poca gente che c'è in giro. Sbuffo facendo uscire una nuvoletta dalla mia bocca, stiamo andando dalla sarta per farmi fare il vestito per il fidanzamento con Mark, non ci voglio nemmeno pensare che manca poco, mamma è estasiata sta organizzando tutto alla perfezione: la cerimonia si terrà nel nostro giardino e "festeggeremo" tutta la giornata, ha invitato tantissime persone che neanche conosco, da i colleghi di papà alle sue amiche, insomma ci sarà un grande banchetto e anche la torta a fine serata. Se fa così per il mio fidanzamento non voglio immaginare per il matrimonio, mi vengono i brividi solo a pensare io e Mark che ci sposeremo sull'altare, ma me ne devo fare una ragione, il mio destino è questo.

-Angela, adesso che arriviamo dalla sarta ti prenderà le misure e poi dovremmo scegliere la stoffa di come dovrà essere l'abito, fai fare tutto a me dopotutto sono io l'esperta- parla vantandosi delle sue doti di maestra dell'alta moda.

Non le rispondo, mi limito ad alzare gli occhi al cielo senza farmi vedere. Sono più intenta a guardarmi intorno in cerca di un fotografo che può sviluppare le foto invece di pensare a quello stupido vestito. Metto la mano su una tasca piccola della mia borsa dove ho nascosto la pellicola della macchina fotografica che ho regalato a Joseph. L'altra sera ci siamo divertiti a fare i fotografi io a lui e viceversa, è stato bello, quel ragazzo si accontetta di così poco riesce a divertirsi con qualsasi cosa e fa nascere il sorriso anche a me.

-Ah Angela devo avvertirti che più tardi ci raggiungerà Mark con quella tua amichetta e quel suo fidanzatino...- dice con una smorfia -Sai quel ragazzo è molto strano e la tua amichetta, com'è che si chiama? Rosaline, Ross...-

-Rose mamma, si chiama Rose- dico distrattamente continuando a guardami intorno.

-Ah si giusto, bhe si crede tanto bella ma in realtà è solo una ragazza poco affidabile... Tua madre è magnifica, no Angela? Mi stai ascoltando?- domanda irritata. 

Non la ascolto da quando ha iniziato ad aprir bocca ma adesso ho adocchiato un fotografo dall'altro lato della strada. È un negozio con l'insegna nera e la scritta dorata Fotograf , in vetrina sono esposte tante fotografie in bianco e nero. Devo trovare il modo di allontanarmi da mia madre senza farle nascere qualche sospetto.

-Angela!?- mi richiama mamma con la voce acuta e molta irritata.

Mi giro verso di lei -Si?-

-Devi ascoltarmi quando ti parlo- dice arrabbiata con gli occhi che sprizzano scintille di rabbia. 

Abbasso la testa -Mi scusi madre-

-Meglio- gonfia il petto di orgoglio mettendolo ancora più in evidenza, sposto gli occhi sul terreno fangoso che si trova ai margini del marciapiede.

-Andiamo la sarta si trova dietro questo angolo- mi informa riprendendo a camminare.

La seguo da dietro, svoltiamo a sinistra, qualche altro passo e sulla nostra destra si trova la sartoria. Entriamo, accolte dal suono del campanello che avverte l'arrivo dei clienti, il negozio è tutto in legno, di fronte a noi c'è un bancone da lavoro pieno di fogli con sopra disegnati degli abiti con le rispettive misure, intorno a noi ci sono tanti scaffali pieni di stoffe di tutti i tipi ripiegati in modo ordinato, manichini​ con abiti ancora da ricamare e alcuni direttamente spogli.
Mi avvicino ad una stoffa blu per toccare, tiene cucito del merletto ai bordi, è molto delicata sembra piuma sul palmo della mia mano.

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