arresto

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Erik, un uomo sulla trentina d'anni, stava correndo per le vie piú strette , cercava di stare calmo per cercare di ragionare su quale strada prendere. Giró l'angolo mandando a cagare la sua parte ragionevole. Andó addosso ad un uomo. Quell'essere umano era un poliziotto e lo ammanettó.  Si trovó in una macchina della polizia qualche minuto dopo pieno di rabbia e vendetta ma allo stesso tempo spaventato.

Una luce lo accecó e poi sentí una porta sbattere : c'era un poliziotto che dopo avergli detto qualche insulto e di avergli dimostrato quanta poca stima provava nei suoi confronti cominció a sbattere sul tavolo molto prepotente ogni foto delle sue vittime. Corpi trucidati, strangolati, squarciati, accoltellati erano davanti a lui, davanti al suo silenzio.

Aveva avuto inizio tutto nel 1986, ovvero quando lui aveva 16 anni, stava passeggiando quando vide la ragazza di cui si era preso una cotta con un ragazzo che appoggiava la sua mano sul  fondoschiena della fanciulla in questione.  Era una ragazzina con un fisico da fotomodella e con un carattere molto particolare: un secondo prima era felice e quello dopo era triste. Una volta, Erik aveva provato a rivolgerle un timido saluto scatenando in lei una rabbia inaudita. Quella sera la ragazza si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato e con il ragazzo sbagliato. Tutte quelle sbagliate coincidenze scatenarono nel ragazzino un sentimento di estrema gelosia e di desiderio di vendetta. Quel giorno decise la vua sbagliata per la sua vita. Cominció a seguirli e ogni passo che faceva si illudeva che quello che stava per fare fosse la cosa piú giusta da fare. Piú continuava a seguirli, piú vedeva la mano dell'altro ragazzo scendere piano piano ancora piú giú sul corpo di lei e piú cresceva in sè un desiderio di vedere entrambi stesi in una bara di legno misto ad un'estrema forma di gelosia. Velocemente queste emozioni si impadronirono dell'ultima briciola di ragione che cercava di resistere in lui. Inizió a concentrarsi sui malcapitati e su come agire. Toccó la tasca sinistra dei suoi pantaloni e sentí che aveva con sè il coltellino che si portava per difendersi in tal caso ne avesse avuto il bisogno, poi toccó quella destra e sentí la catena con cui di solito si divertiva a giocare o a spaventare gli altri ragazzi. Senza pensarci due volte si buttó contro il ragazzo tenendo nella mano destra la catena. Quando si trovó sopra di lui prese l'altro capo della catena con l'altra mano e cominció a stringere sempre piú forte fino a quando non sentí piú il,ormai, flebile respiro dello sfortunato ragazzo. Si sentí per la prima volta soddisfatto e fiero di sé. Provava felicità e sollievo nel vedere le persone morire. Finito con lui doveva ammazzare la ragazza ma lei scappando in mezzo alla strada urlando venne investita da un tirche stava passando. Il giorno dopo Erik fu costretto a scappare dal suo paese natale.

Lo sguardo del serial killer passava inorridito da una foto all'altra. Non era inorridito per il maltrattamento che quei corpi avevano subito ma per la quantità di persone che aveva assassinato. Piú ci pensava piú sapeva che si meritava una tortura maggiore delle sue vittime, il che era molto difficile. Pensava e pensava fissando quelle foto. Il poliziotto continuava a parlare ma Erik non gli dava peso. Le fissava e cercava di ricordare almeno chi erano o come si chiamavano e il perchè le aveva scelte. Lo distrasse da questi pensieri l'urlo del poliziotto a scopo di attirare l'attenzione dell'arrestato. Gli chiese se si ricordasse qualcosa. Gli raccontó del suo primo omicidio e al poliziotto bastó quello che chiamó un altro uomo lasciando Erik da solo con quelle foto, con la veritá. La porta si apri di nuovo e questa volta, a parte al poliziotto che tornó nella stanza, entró un uomo dalla postura gentile. Si sedette e si mise a fissarlo per qualche secondo che al nostro assassino sembrò un'eternità. All'improvviso l'uomo appena arrivato gli porse la mano ma il killer rimase lí a guardarla titubante ma poi decise di stringerla.
<< Piacere, sono il dottore Angel Gold, il vostro avvocato. Io vi difenderó davanti al giudice e alla corte>>
<< Con il mio permesso ma mi scusi dottor Gold ma qui non c'è molto, anzi niente, da difendere; ormai è chiaro che lui sia il colpevole>> si intromise il poliziotto.
<< Non esiste cosa che non sia difensibile, signor Miles>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 09, 2017 ⏰

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