10 Settembre

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Ore 10:00

Piove.
La pioggia non mi disturba poi molto, tutto il contrario. Cade leggera, costante. È cosi che mi sono svegliata oggi, con il rumore dell'acqua che cade sull'asfalto.
Settembre.
Un mese come un altro, no? Molti lo associano alla fine dell'estate, del divertimento; altri all'inizio della scuola, all'inverno. O ancora, quelli più sentimentali, ai pomeriggi passati sotto le coperte, davanti alla televisione, magari in compagnia.
E io? Io non lo associo a nulla. È un mese come un altro, quello prima di Ottobre, che passa inesorabile sulla grande linea del tempo. Vi starete domandando chi sono, probabilmente, ma non credo ci sia bisogno di dirvelo. Sono una delle tante ragazze che popolano questo pianeta. In realtà nemmeno io saprei dirvi chi sono veramente. Da piccoli ci chiedevano chi volevamo diventare da grandi e c'era chi con entusiasmo rispondeva "Un astronauta!", chi con più raziocinio diceva "Un medico", chi invece preferiva ancora credere nelle favole rispondendo "Una principessa".
E poi c'ero io.
"Non lo so".
Perché porti una simile domanda quando, forse, hai appena finito di imparare a scrivere? Proprio non li capivo, gli adulti. Così pieni di aspettative.
Ovviamente nemmeno ora so chi vorrei essere. Che poi non è certo il lavoro a fare la persona, a parer mio. Ma il tempo stringe e ora mi ritrovo qui, in una mattina di metà settembre, da sola nel mio letto, a dover completare le pratiche di iscrizione all'università. Ho scelto giurisprudenza, ma tuttavia non posso comunque dire di essere convinta che questa sia la mia strada. Credo sempre che un'esperienza debba prima essere verificata e infatti è ciò che intendo fare. Verificare. Forse è anche per questo motivo che tendo sempre ad annotare tutto ciò che faccio, tutto ciò che vivo. Per non dimenticare. Per non rischiare di sbagliare di nuovo.
E quindi eccoci qui, io e il mio diario. Magari tra qualche anno lo leggerò e mi accorgerò di non essere più la persona che sono ora. Tutto cambia e così anche noi. Niente è definitivo.
Sento mia madre che urla nell'altra stanza, probabilmente mia sorella ne ha di nuovo combinata una delle sue. Meglio starne alla larga dato che essendo la sorella più grande è facile prendersi rimproveri gratuiti per colpa della più piccola. "Dovevi darle il buon esempio, è colpa tua se si è comportata così!".
Ecco, prima cosa da annotare e ricordare: mai dire frasi del genere ai miei figli.


****

Scusate, pausa bagno.
Vi starete domandando come mai scrivo come se stessi parlando ad un pubblico, ma non c'è una vera ragione. Semplicemente mi affascina l'idea che un giorno qualcuno trovi questo diario e lo legga di sfuggita, magari imparando anche qualcosa o magari ridendoci su. Un po' come su "Grey's Anatomy", quando Meredith trova i diari della madre malata. Si scusate, a volte tendo a tergivisare, sono fatta così. Comunque ora sto alla scrivania, in attesa che il computer, lento come l'anno della fame, decida di accendersi. Sono le 10:30 e sta continuando a piovere, sempre più forte. Credo che di questo passo dovrò passare la giornata chiusa qui dentro. Un'agonia. Perciò sarò costretta a completare la famosa iscrizione. L'ora del giudizio è scattata e così anche questa scelta che pare così definitiva e pretenziosa e che forse mi spaventa anche un po'. A chi non metterebbe soggezione in fondo?
Ho passato tutto l'ultimo anno di liceo a sentirmi dire frasi del tipo "La scelta dell'università è importante, condizionerà tutto il tuo futuro", "Devi scegliere chi vuoi essere, cosa vuoi diventare", "Ti sembrerà di stare in un nuovo mondo, cambierà tutto, ripartirai da zero".
Ecco, credo abbiate capito che non sono una che apprezza i cambiamenti. Perlomeno non quelli eccessivi, che ti stravolgono l'esistenza e avendo passato un anno a sentirmi dire certe cose mi rendo conto che l'università, a quanto pare, è proprio così. Me ne farò una ragione e cercherò di adattarmi. La cosa che forse più mi spaventa è l'idea di cambiare routine, di vedere volti nuovi, che non conosco. Molti ne sono elettrizzati, ma io no. Non sono una persona molto socievole, sto bene anche da sola, nell'ombra. Ho impiegato due anni per riuscire ad accettare la convivenza con altre 20 persone in una classe, figuriamoci in una di 40 quanto potrò metterci. Una vera disdetta. Ora chiudo, sono arrivata al capolinea.


Ore 16:00

Stavo notando che non ho iniziato con il solito banale "Caro diario..".
Tanto meglio, mi sa da bambina delle elementari, cosa che, tra parentesi, non facevo nemmeno a quell'età. Comunque ha smesso di piovere a quanto pare, ma il tempo non è dei migliori. Inoltre, tira vento e io odio il vento.
Vi sarete accorti che sono una persona piuttosto lunatica e tendo sempre ad esprimere il mio disappunto. Non mi piace per niente la passività, in effetti.
Tornando a noi, non starò qui a descrivervi cosa ho mangiato e fatto finora dal momento che non c'è nulla di interessante in tutto ciò. Posso dirvi però che mi ha scritto Izzy.
Isabelle è quella che io definirei la mia migliore amica, ma preferisco non usare certe etichette di solito. A volte la detesto, è una persona incostante, popolare e disinibita. Ciò che non sono io, diciamo.
Ci conosciamo dalle elementari, grazie alla carta igienica. È andata più o meno così: mi capitò un giorno, in prima elementare, di ritrovarmi in bagno, seduta e impegnata a fare "le mie cose", accorgendomi sfortunatamente troppo tardi, che non c'era più carta. Poi ho sentito aprire la porta principale e l'acqua del lavandino scorrere. E, a malincuore e abbastanza in imbarazzo, sono stata costretta a chiedere aiuto. Quella persona, ovviamente, era lei che mi ha lanciato la carta da sotto la porta. A quel punto ho pensato "perfetto, ora se ne andrà", ma non è andata esattamente così. Quella bambina tutta vestita di rosa e con due perfette treccine bionde mi ha aspetta all'uscita del bagno e, guardandomi con quei suoi due occhi enormi e azzurri come il cielo, mi ha detto "Ciao! Io sono Isabelle! E tu come ti chiami?" Ovviamente io non avevo previsto di fare amicizia, perciò ho risposto educatamente con il mio nome e me ne sono andata. Ma quella non si è data per vinta e, nonostante avesse già molte amiche, si è letteralmente impuntata su di me.
Alla fine ho ceduto per esasperazione e ho accettato di andare a giocare a casa sua. Mia mamma fu felice come una pasqua di accompagnarmi finalmente fuori anziché vedermi seduta in divano di fronte all'ennesimo cartone della Disney.
Si lo so, era strana già all'epoca.
Poi non so cosa sia successo, ma è successo. E da quel giorno siamo sempre state amiche, abbiamo frequentato le stesse scuole, andavamo al parco e al cinema insieme. Sembravo quasi normale.
Fino alle superiori, quando lei è diventata la solita ragazza bella e importante, oserei dire perfetta, mentre io sono rimasta così com'ero. Lei ha iniziato ad uscire con nuove compagnie e anche con diversi ragazzi. Ha cercato spesso di coinvolgermi o presentarmi qualcuno, invano.
A me quelle cose non sono mai importate granché. Raramente accetto di uscire, ma, dato che oggi il tempo è quello che è, deduco che non ci sarà quasi nessuno in giro, perciò, rullo di tamburi, accetto l'invito. Perciò ora devo andare a prepararmi. Nulla di impegnativo, jeans e felpa andranno bene, dopotutto non devo essere carina per nessuno.
Ci si aggiorna, alla prossima amici.

Ah, sia chiaro, ho deciso di chiamare questo diario 365 perché mi sembrava figa come idea e perché chiamarlo semplicemente "Diario" mi pareva piuttosto banale, ma non credo che scriverò ogni giorno.
Dopotutto non ho una vita così interessante da doverne annotare ogni singola giornata. Ora scappo, sono già in ritardo, come al solito.
Au revóir!



*Spazio autrice*

Ho deciso di iniziare a scrivere questo "chiamatelo come volete" perché mi sono svegliata e ho sentito l'esigenza di fare qualcosa di nuovo, di diverso. Non avendo ancora trovato la giusta ispirazione per continuare il libro "Sei la risposta che cercavo" a cui continuo a pensare ogni giorno e al quale ogni tanto mi dedico, ho deciso nel frattempo di iniziare questo.
Il diario ovviamente non è mio personale, ma riprende alcuni fatti che ho vissuto e che ho deciso di "romanzare" se così si può dire. L'idea è quella di condividere i disagi e le esperienze che sicuramente la maggior parte di noi ha vissuto almeno una volta nella vita e aiutare a metabolizzarle. Spero che leggendolo il vostro pensiero sia "Cavoli, mi ricordo quella volta...". Perché in fondo ognuno di noi è diverso, ma non così tanto.
Spero vi piaccia. Continuo a lavorare per voi che siete tutto il sostegno di cui ho bisogno.

Informazione bonus: a partire da questo giovedì inizierò a pubblicare ogni giovedì e lunedì, salvo complicazioni, ma in quel caso sarete informati.
E mi raccomando, commentate come meglio credete.

Buona lettura, giovani marmotte!❤

365. (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora