Not anymore

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Un grande filosofo diceva che l'amore non muore mai per scelta di qualcuno.
Muore per orgoglio, muore per errori, per cecità, distrazione, debolezza e falsità.
L'amore muore nei ragazzi di vent'anni quando lo tramutano in un gioco, in qualcosa che può essere girato e rigirato a loro piacimento.
Quel giorno per me, l'amore era morto, e non per orgoglio, per cecità, debolezza o falsità, il mio amore era morto per delusione.
Delusione di essermi fidata di lui, della sua bocca, del suo carattere e delle sue mani che mi offrivano un aiuto per alzarmi, ogni volta che cadevo.
Mentre piangevo, seduta su quel freddo marciapiede, lo sapevo, sapevo che niente sarebbe stato uguale a prima.
Che sarei andata avanti accettando il fatto che Travis mi avesse rubato per sempre, non solo il mio primo amore, la mia prima volta, il mio primo "ti amo", Ma la mia felicità, la mia capacità di innamorarmi e di sorridere alla gente che mi stava vicino.
Ogni lacrima, ogni singhiozzo...mi ricordava quanto io lo odiassi in quel momento.

Mi alzai cauta dal marciapiede, per paura di cadere data la debolezza che avvertivo in quel momento. Uscii dalla via buia e imboccai il marciapiede della strada, che mi avrebbe riportata a casa.
Non avevo intenzione di tornare dentro dai ragazzi e affrontarli tutti insieme.
Non volevo neanche incontrare Travis o Amber. Non volevo vedere nessuno.

Quando tornai a casa, fui costretta a scavalcare dal balcone che dava sulla stanza di Silvia, dato che avevo lasciato la mia borsa con tutte le mie cose, a Jenna. Una volta dentro corsi nella mia stanza e mi tolsi velocemente i vestiti di dosso, Indossano poi una maglia larga che mi aveva regalato Jo quando ero piccola. Non riuscivo a smettere di piangere e i miei singhiozzi erano tramutati in versi di rabbia. Dopo aver buttato i miei vestiti a terra cominciai a guardarmi intorno.
La faccia di Travis era dove non avrei voluto mai più rivederlo: dappertutto nella mia stanza.

Mi fiondai sulla parete e con le mani cominciai a strappare tutte le foto che avevo di lui e con lui. I miei movimenti erano dettati dalla rabbia, non riuscivo più a controllarmi. Doveva sparire dalla mia vita.
Dopo le foto, passai agli oggetti, buttai tutto a terra, tutto.
Brown miagolò spaventato dalla mia reazione e quando il suo miagolio arrivò alle mie orecchie, mi fermai di colpo. Mi sedetti sul pavimento e dopo averlo guardato per qualche secondo, lo invitai ad accoccolarsi tra le mie braccia, mentre piangevo.

"Scusami..non volevo spaventarti" Parlai a bassa voce, e giuro, non ero impazzita. Sapevo che il gatto non mi avrebbe potuto rispondere, ma mi sentii lo stesso in colpa per averlo spaventato in quel modo.
La stanza era completamente sotto sopra.

Sentii un forte rumore di sotto, seguito dalla porta di casa che sbatteva sul muro e dopo sentii le voci di più persone.

"Come cazzo pensi di poter entrare a casa nostra dopo quello che le hai fatto?!" Sentii Silvia che urlava contro qualcuno.
Non era difficile capire a chi fossero indirizzate le sue parole.

"Porca puttana ti ho detto di uscire da qui dentro!" Anche mio fratello si era aggiunto, sembrava infuriato. Avevano sicuramente capito la situazione.

"Io voglio solo vederla!" Sbottò Travis. Si sentiva dalla voce che era ubriaco.
Ma questo non giustificò il male che mi stava facendo.

"Ah si? e perché non ci pensavi prima di scoparti quella puttana?" Continuò Andrew che sicuramente urtò qualcosa per poi farla cadere a terra, dato che sentii un forte rumore.

"Ok, Travis è meglio che tu te ne vada." Jenna si aggiunse alla discussione, mentre io poggiavo l'orecchio alla porta, per sentire meglio. "Dobbiamo ancora trovarla, non possiamo perdere tempo.. è sola e non ha neanche il telefono con se!" continuò lei.

One mississippi #WATTYS2020 [CORREZIONI IN CORSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora