Prologo

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Delle volte mi domando come la vita possa essere stata così ingiusta nei miei confronti. In fondo non sono una cattiva ragazza. Allora perché così tanta sofferenza?

Non fumo, non mi drogo e in tutta la mia vita non ho mai provato a fumare un po' di erba. Ho sempre trattato i bambini come se fossero i miei figli. Ho perdonato mia cugina quando l'unica cosa che avrei voluto fare era ucciderla dopo averla vista avvinghiata al mio "quasi futuro marito" nel nostro letto. E allora perché?

Da piccola mi hanno insegnato che nella vita tutto torna, ma in questo momento non sembra tornare proprio nulla. Non ho mai rinnegato niente di quello che ho fatto nella mia vita ma delle volte vorrei cambiare quei piccoli dettagli che forse mi avrebbero permesso di vivere al meglio. Un po' come ha fatto mia cugina, o forse tutti quegli amici e parenti che io conosco.

Credo nel destino e penso che sia una cosa favolosa affidarsi al proprio karma, tuttavia delle volte vorrei essere una piccola mosca che si aggira nel futuro per vedere come sarà la mia vita tra soli cinque anni, perché per il piede che sta prendendo in questo momento non la vedo per niente bella.

Mi chiamo Catherine Stewart, ma gli amici sono soliti chiamarmi Cat e oggi sono terribilmente in ansia se non maledettamente infuriata. Ho inviato una trentina di curriculum e di tutte le imprese alle quali ho inviato le mie esperienze, non ha richiamato nemmeno una e io sono stufa di condividere la mia stanza con quell'idiota del mio coinquilino Adam dato che non ho un maledetto stipendio regolare!

Io e Adam viviamo in un monolocale. Un tugurio dove mangiamo in due, ci laviamo in due, dormiamo in due... a volte siamo persino in tre! Stupidissime conquiste notturne.

«Cat sei pronta? Dai che è tardi. Il gruppo non aspetta!» Vi starete chiedendo di quale gruppo stia parlando Adam, non è vero? Bene ragazzi, vi do una notizia bomba: mentre la sottoscritta, con una laurea in giurisprudenza, si dispera per trovare un lavoro in uno studio professionista o all'interno di un'azienda, il magnifico coinquilino ha deciso di vivere per tutta la vita in questo adoratissimo monolocale mettendo da parte quel po' di denaro che riesce a ricavare dalle serate che i pub più frequentati della città lo chiamano a fare.

«Smettila di rompere, Dio! Adam, sei fastidioso delle volte, lo sai?»

«Può darsi, ma se fossi veramente così fastidioso te ne saresti andata già da un bel po'. Tu non credi?» domanda a bruciapelo conoscendo già la fastidiosissima risposta.

«Forse sarebbe stato meglio se avessi deciso di perdonare Jeffrey. Di certo se lo avessi fatto in questo momento starei vivendo in una casa con un uomo che mi rende felice e non di certo in questa schifosissima topaia con un perfetto idiota sconosciuto.» La sua risata riecheggia per tutta la piccola stanza, mentre il mio nervosismo cresce sempre di più.

Quando Jeffrey mi tradì con mia cugina Sam, cercai immediatamente un appartamento dove andare a vivere. Purtroppo il poco denaro a mia disposizione, nonostante il lavoro, mi ha impedito di trovarne uno adatto alle mie esigenze. L'unico appartamento che si potesse definire tale e che era rimasto libero era proprio questo, anche se di fatto, ero costretta a condividere quello che sarebbe diventato il mio spazio con un altro uomo. Alla fine la disperazione mi ha portata a firmare questo stupidissimo contratto.

Quando sono arrivata pensavo di dover trovare un animale al posto di un uomo, un animale di nome Adam che avrebbe invaso tutti i miei spazi senza portarmi alcun rispetto. Alla fine però, quella stessa persona che avevo giudicato troppo in fretta, è sempre stata la stessa che la notte, mentre piangevo, si impegnava ad asciugare le mie lacrime. Quando il mio ex ragazzo chiamava dieci volte al giorno per farsi perdonare è stato Adam a rispondergli inveendogli contro e intimandolo di lasciarmi stare perché sennò sarebbe finita veramente male. Non volevo io feriti sulla coscienza, ma il suo modo di proteggermi nonostante tutto mi ha sempre intenerito. Quindi in fondo non posso irritarmi più di tanto con questo ragazzo così sfacciato, perché la sua sfacciataggine per i primi mesi mi ha salvato letteralmente la vita.

Raggiungo il ragazzo davanti alla porta saltellando nel tentativo di riuscire ad infilare queste stupidissime scarpe con il tacco. Adam è riuscito a convincermi a propormi come modella per un set fotografico per l'ultima collezione di vestiti dello stilista più richiesto nella nostra città. Avrei guadagnato qualcosa, sosteneva, "in fondo hai un culo da urlo e delle tette che ti giuro che se non avessi una ragazza che amo..."

Sicuramente questo non è il genere di carriera che volevo intraprendere, ma pur di accantonare qualcosa in questo momento sarei disposta a tutto. In fin dei conti chi vorrebbe continuare a vivere in un posto del genere? Per carità il mio coinquilino tutto sommato è fantastico, ma si sa: le ragazze hanno bisogno dei loro spazi e in questo posto sicuramente non posso trovarlo.

«Sai che ti odio quando mi metti fretta, quindi per favore!»

«Bambina, vuoi prolungare la tua permanenza in questa topaia o vuoi cambiare vita? Perché se non erro sei tu quella a lamentarsi quando mi senti urlare la notte mentre sono in compagnia di una qualche ragazza, o sbaglio? Secondo me in fondo ti piacciono i miei gemiti...»

«Okay, basta così. Penso che per oggi possa bastare!» Mi lamento dirigendomi verso il corridoio e in particolar modo verso l'ascensore. «Sai a volte penso che dovrei spifferare a Emily tutte le tue notti infuocate, almeno in questo modo la finiresti di fare lo stronzo e inizieresti a trattarla con più rispetto. Sai, se dovesse accidentalmente scoprirlo, sappi che le donne a volte possono essere molto vendicative.» ghigno soddisfatta di averlo finalmente spento e di averlo messo a tacere. So che ama Emily e che non la farebbe mai soffrire, ma il suo cuore e la sua testa non sono tanto d'accordo con il suo pene.

Chiamo l'ascensore nella vana speranza che questo arrivi al più presto, ma il decimo piano è evidentemente troppo lontano per questo maledetto affare che mi condurrà fuori da questo palazzo. Quando finalmente l'ascensore sta per arrivare al mio piano, il mio cellulare inizia a squillare ininterrottamente. Chi potrà mai essere alle otto del mattino? Convinta di prendere la chiamata alla donna più paranoica del mondo rispondo senza curarmi di chi possa essere il mittente.

«Si mamma stasera verrò a cena da te. Non c'è bisogno che ti preoccupi e si verrà anche Adam te lo prometto.» Mi fiondo a parlare prima che lei inizi la sua solita ramanzina su quanto io stia dimagrendo e che l'aria del mio attuale appartamento non faccia bene alla mia pelle. Dio, è così frustrante, a volte anche peggio di Adam. Dall'altra parte però non ottengo nessuna risposta, solo un assordante silenzio. Corrugo la fronte non riuscendo a capire se sia ancora in linea o meno quando finalmente un sospiro viene seguito da una voce così roca da mettermi i brividi.

«Parlo con la signorina Stewart?» domanda l'uomo dall'altra linea del telefono. Sposto il cellulare dal mio orecchio per controllare il numero: sconosciuto.

«Si, con chi sto parlando?» dalla linea telefonica opposta, oltre alla voce dell'uomo, non si riesce a percepire nessun suono, a differenza del mio spazio dove Adam non fa altro che far rumore con la chiave e con quel suo stupido giochino appeso che lui chiama portachiavi.

«La chiamo per discutere del suo colloquio di lavoro. Certo, sempre che non sia impegnata ad andare contro sua madre.» e nel breve istante in cui le sue parole lasciano la sua bocca, il mio cuore perde un battito.

Finalmente c'ero riuscita! Forse avevo trovato un lavoro che mi avrebbe permesso di scappare da questa stupida casa. Un lavoro che mi avrebbe permesso di scappare da questa vita che in tutta onestà stava iniziando a diventare più che stretta.

Cresciuta in una piccola campagna dell'America mi ero fatta piano piano strada per studiare legge, uno dei miei più grandi sogni. Avevo lavorato sodo affinché avessi potuto mettere da parte qualche soldo per aiutare i miei genitori a pagare la retta di una delle università più prestigiose di tutta l'America, se non del mondo e finalmente c'ero riuscita. Ero riuscita ad entrare al college e a laurearmi con uno dei voti più alti, superando anche quella compagna che sin dal primo giorno non aveva scommesso sulle mie capacità. La sua popolarità la portava così in alto da non vedere che oltre i soldi poteva esserci un qualcosa in più nelle persone, quel qualcosa che mi ha permesso di diventare la persona che sono oggi.

Chiudo la chiamata tremando promettendo che l'indomani mattina mi sarei fatta trovare davanti l'ufficio per sostenere finalmente il sogno di una vita. Nel frattempo un Adam preoccupato si avvicina a me confuso su quello che avrebbe potuto dire, ma la verità e che non poteva dire una sola parola in più per rendermi la donna più felice sulla faccia di questa terra perché finalmente stavo per realizzare uno dei miei più grandi sogni. 

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