Era il primo settembre.
Oggi sarebbero ricominciate le lezioni all'Accademia di Shadowhunters.
Rafael era felicissimo di poter continuare il suo percorso per diventare uno vero e proprio Shadowhunter, in più quello era un anno speciale. Rafael aveva finalmente raggiunto l'età che gli permetteva di decidere con quale arma da combattimento specializzarsi. Lui aveva deciso, già da tempo, che la sua arma sarebbero stati l'arco e la faretra. Quando l'aveva detto a suo padre, Magnus, la sua reazione fu alquanto inaspettata: gli fece un sorriso enorme e gli disse che era davvero contento della sua scelta, a Rafael era parso di vedere anche gli occhi un po' lucidi al padre, ma pensava fosse solo la sua immaginazione e che magari fossero solo i suoi occhi da gatto a dargli quell'impressione e non ci pensò molto.
Rafael, però, non si sbagliava. Magnus fece di tutto per trattenere le lacrime che stavano per scorrergli lungo il viso. Quando il figlio gli disse che voleva intraprendere la carriera di arciere, capì immediatamente che l'aveva fatto per il padre, Alec. Quando era più piccolo, Alec amava portare lui e il fratello con se ai suoi allenamenti. A Max non era mai interessato un granché, ma non riusciva a dire di no al padre e si ritrovava sempre in quella enorme stanza a disegnare nell'aria, esercitandosi a controllare la sua magia. Rafael, invece, non vedeva mai l'ora di vedere il padre in azione, per lui era un eroe e lo stimava davvero tantissimo, Magnus sapeva che Rafael avrebbe seguito le orme del padre e che un giorno sarebbe diventato uno dei migliori Shadowhunter, proprio come lo era stato suo marito.
«Papi posso chiederti una cosa?» Rafael risvegliò Magnus dai suoi pensieri.
«Certo tesoro, dimmi.»
«Ecco, mi chiedevo.. se sapessi dove si trova l'arco di papà..» Rafael esitò un po', non era molto sicuro di volerglielo chiedere o di come chiederglielo. Max gli aveva detto di non farlo, "Non chiederlo a papi, sai come reagisce quando menzioniamo papà.. non l'ha ancora superato. L'arco cercalo da solo e se non lo trovi chiedi allo zio Jace di andarlo a comprare con lui.", ma Rafael non voleva un arco qualsiasi, voleva l'arco di suo padre. Gli aveva promesso che quando sarebbe diventato grande glielo avrebbe regalato e a quella promessa si era aggrappato per tutti quei anni e poi era anche un modo per poterlo sentire vicino quando sarebbe andato agli allenamenti o in missione: lui doveva avere quell'arco.
«Vorresti portare all'accademia l'arco di tuo padre?» chiese Magnus cercando di capire le sue intenzioni. Rafael annuì senza dire nulla e Magnus si allontanò immediatamente dal tavolo dove stavano aspettando Max per fare colazione.
Sparì nella sua camera, quella camera che un tempo condivideva con Alec. Quando quest'ultimo era venuto a mancare, la porta di quella camera non era stata più aperta per qualche mese, forse metà anno. Magnus si trasportava gli oggetti o gli abiti di cui aveva bisogno con la magia. Non ce la faceva ad entrare nella loro stanza, in quella stanza in cui tutto sapeva di Alec. La loro camera era probabilmente una tra le più grandi nella casa. Vi era una grande finestra dalla quale subentrava un po' di luce che la illuminava. Magnus metteva sempre tende con colori caldi, in modo da rendere la stanza accogliente. Proprio per questa sua passione per l'arredamento, aveva sistemato lui l'intera casa, quando decisero di andare ad abitare insieme. La loro stanza era occupata da mobiletti in cui vi erano presenti i trucchi e i gioielli di Magnus e i profumi di Alec. Vi era all'interno di essa anche un'enorme armadio che per la maggior parte ospitava gli abiti di Magnus. Al centro della stanza vi era il letto. Le lenzuola erano di seta, ovviamente abbinate alle tende. Il letto era probabilmente l'oggetto che faceva più male a Magnus. L'avevano acquistato insieme, avevano passato un'intera giornata al centro commerciale per cercare il letto perfetto e alla fine trovarono questo, Magnus non ne era convintissimo, ma Alec aveva insistito così tanto per prenderlo che alla fine cedette. Avevano passato tutte le notti a dormire abbracciati in quel letto, Magnus amava essere circondato dalle braccia di suo marito, si sentiva protetto. Probabilmente non ne aveva realmente bisogno, era pur sempre il Sommo Stregone di Brooklyn, ma sapere che Alec fosse lì a battersi per lui lo faceva sentire al sicuro, a casa. Alec faceva stare bene Magnus, la sua presenza, il suo tocco, la sua voce erano tutto ciò di cui aveva bisogno, avrebbe dato qualsiasi cosa per riavere indietro tutto ciò, ma non era possibile. Erano ormai passati anni dall'ultima volta che Magnus era stato bene.
Rafael non si mosse, pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato e quando Max lo aveva raggiunto al tavolo, gli raccontò l'accaduto per sapere dal fratello maggiore cosa doveva fare. Max gli aveva dato uno schiaffetto dietro la testa sussurrandogli «te l'avevo detto.» e vennero interrotti dall'entrata del padre.
Aveva preso l'arco e la faretra del marito, Max non staccò gli occhi dall'espressione del padre, voleva capire come stava, cosa stava provando. Max era molto più vicino a Magnus di quanto non lo fosse Rafael, per lui era un libro aperto, lo conosceva troppo bene. Magnus aveva ormai raggiunto il tavolo quando si fermò e dopo un lungo respiro decise di parlare «Sai, Rafael, quando eri piccolo io e tuo padre dovevamo sempre tenere non un occhio puntato su di te, ma tutti e quattro. Eri un bambino talmente tanto vivace che delle volte facevamo fatica anche noi a starti dietro. Era pericoloso lasciare pozioni o armi in giro, non si sapeva mai se il tornado Rafael sarebbe passato per di lì e avevamo preso l'abitudine a nascondere le armi di tuo padre-» fece una pausa Magnus, tutti e due i figli lo stavano guardando con interesse e curiosità, stava facendo di tutto pur di non crollare davanti a loro, così riprese immediatamente il discorso «- e io invece ponevo le mie pozioni nei ripiani più alti. Sono davvero contento del ragazzo che stai diventando e sono sicuro che anche tuo padre, vedendoti ora, sarebbe fiero di te. Questo non è solo l'arco di Alec Lightwood, uno dei Shadowhunters più forti, ma è l'arco di tuo padre. Abbine cura, proteggilo e permetti ad esso di proteggere te. Rendilo parte di te, come aveva fatto tuo padre e magari un giorno sarai tu a doverlo nascondere da tuo figlio.» accennò una piccola risata, seguito dai due bambini.
Rafael saltò giù dallo sgabello e si avvicinò al padre prendendo poi l'arco, guardandolo con ammirazione e felicità. «Te lo prometto, papi. Non permetterò mai a nessuno di poterlo minimamente graffiare, in ricordo di papà.» diede una piccola carezza all'arco e rialzò lo sguardo verso il padre «sai, delle volte mi sembra di sentire papà vicino e sono sicuro che con il suo arco sarà come averlo con me, magari oggi mi guarderà mentre mi allenerò» disse il piccolo con gli occhi pieni di desiderio. Max continuava a guardare il padre che stava cercando di mantenere la stessa espressione controllata, anche dopo l'ultima frase di Rafael che gli aveva fatto venire la pelle d'oca. Magnus non fece in tempo a rispondere che Jace aveva suonato al campanello, era venuto a prendere Rafael. Il piccolo diede un bacio sulla guancia del padre e battè con la mano un cinque al fratello per salutarlo ed uscí.
«Come ti senti, papi?» chiese Max dopo qualche minuto che Rafael se ne era andato e Magnus era rimasto a guardare il vuoto.
«Io bene, piccolo, tu invece? Come hai dormito?» chiese Magnus riprendendosi e avvicinandosi alla tavola, per farsi un toast con la marmellata. Ormai aveva preso l'abitudine di usare la magia solo per emergenze, Alec odiava quando la usava per stirare, cucinare, accendere la TV, diceva che la sprecava e che era inutile utilizzarla per qualcosa che si poteva fare senza magia.
«Non dovevi dare a Rafael l'arco di papà per forza, poteva comprarsene un altro senza problemi con lo zio Jace.» disse Max versandosi del succo di frutta.
«No, era giusto così. Una volta io e tuo padre, dopo che avevamo messo a dormire te e tuo fratello, ci eravamo rinchiusi in camera nostra e ci eravamo messi a parlare di quello che avremmo tanto voluto dal futuro. Lui, in veste di Capo dell'Istituto di New York aveva tanti piccoli obiettivi noiosi per gli Shadowhunters che ora non sto neanche a dirti, ma aveva anche altri sogni. Sogni più interessanti, ovviamente riguardavano la nostra famiglia.-» Magnus venne interrotto dalla risatina del figlio e gli scappò un sorriso involontario al suono di essa. «- Uno dei suoi sogni era vedere Rafael arciere, mi assillava con questa storia di mandarlo ad allenare subito, ma io non volevo, era ancora troppo piccolo per capire in quale direzione dovesse andare la freccia, per questo vi prendeva sempre con lui all'accademia, anche se mi prometteva che non vi avrebbe fatto avvicinare alle armi.» Max sbuffò un po' e interruppe il padre «oh lo so, era una noia mortale, Rafael si divertiva un sacco, ma io non capivo cosa ci fosse di tanto interessante in un arco, però era così contento papà quando gli dicevo che sarei andato con loro che mi dispiaceva dirgli che in effetti mi annoiavo tantissimo e che avrei preferito parlare di tacchi con zia Izzy.» Magnus accennò una piccola risata e annuí con la testa «la paura più grande di papà era proprio questa, che tu ti sentissi escluso. Per questo quando avevi le tue gare di magia noi eravamo sempre i primi ad arrivare, Alec non voleva perdersi nemmeno un secondo dei tuoi spettacoli. Teneva tantissimo ad entrambi, nello stesso modo e vi amava come non mai. La prima cosa che mi chiedeva quando tornava dall'Istituto era sempre "Rafael? Max? Dove sono?" e se non eravate in casa iniziava a farmi il quarto grado. Voleva proteggervi sempre, non avrebbe mai permesso a nessuno di farvi del male.» disse Magnus con la voce tremante, amava e odiava allo stesso tempo parlare di Alec al passato, ricordare i momenti che un tempo erano una routine e che ora gli mancavano tremendamente.
«Anche io ho sempre voluto tanto bene e gliene voglio ancora tanto a papà. Mi manca, lo devo ammettere, ma non voglio farlo vedere a Rafael, come tu non vuoi farlo vedere a noi due. Papi, per qualsiasi cosa, se hai bisogno sono in camera mia, devo studiarmi degli incantesimi che domani il Laboratorio di magia apre.» disse Max slittando via in camera sua. Era il meno sentimentale nella famiglia, odiava esprimere i propri sentimenti e odiava trovarsi in strane situazioni, si sentiva imbarazzato e non sapeva mai come rispondere. Magnus lo sapeva, conosceva i suoi figli e si limitò a fargli un sorriso e lo guardò sparire in camera sua.
Magnus si rimise a pensare all'arco. Dopo anni aveva ripreso in mano qualcosa che apparteneva a suo marito. L'ultima volta che aveva preso in mano quell'arco era stato quando a casa sua si presentarono due rappresentanti del Conclave.
Avevano suonato alla porta di Magnus, ma lui era indaffarato così usò la magia per aprire la porta, stava preparando una torta - senza magia - per il suo anniversario con Alec, voleva fargli una sorpresa per quando sarebbe tornato dalla missione. Purtroppo però tutto quello che era riuscito ad organizzare Magnus, per fare una sorpresa al marito, sfumò nell'aria quando i due rappresentanti gli dissero che Alec era morto in battaglia. Non ne erano stati certi fino a quando la runa parabatai non scomparve dal copro di Jace.
Tutto il mondo di Magnus gli crollò sulle spalle. Insieme avevano affrontato guerre, battaglie peggiori, erano riusciti ad uscire dall'inferno insieme e una missione del genere non gli sembrava niente di cui potersi preoccupare. I rappresentanti diedero a Magnus l'arco di Alec che erano riusciti a trovare e qualche sua tuta che teneva all'Accademia.
I rappresentanti lasciarono la casa e Magnus si ritrovò da solo. Rafael e Max erano da Catarina - la migliore amica di Magnus - per passare la notte con lei e lasciare un po' di spazio ai loro genitori.
Magnus iniziò a girare per la casa, cercandolo. Cercando Alexander, suo marito. Sapeva che era lì con lui, non poteva averlo abbandonato, non poteva averlo lasciato. Magnus lo sentiva. Girava, girava per la casa guardando in ogni angolo sentendosi sempre il presentimento di poterlo vedere. Di poter rivedere quel sorriso di cui si era innamorato, quei capelli pettinati senza cura, quella runa sul collo che lo rendeva riconoscibile tra gli altri Shadowhunters. Entrò nella loro camera, posò l'arco in un angolo della stanza e cautamente si avvicinò al loro letto. Si distese nella parte di Alec, cercando di sentirlo, ma non sentiva più niente. Alec se ne era andato e questo non riusciva ad accettarlo. Il suo viso si era riempito di lacrime, il trucco aveva ormai sporcato le lenzuola, ma a Magnus non importava, continuò a piangere per tutta la notte. Quando ad un certo punto lo vide entrare dalla stanza. Era un uomo di statura alta, i capelli sparati al vento, delle spalle larghe e i muscoli delle braccia ben evidenti. Assomigliava tanto al suo Alexander. Questo ragazzo si avvicinò al letto e sedendosi all'angolo di esso si allungò per accarezzare con la mano la guancia di Magnus.
«Alexander? Sei tu?» chiese Magnus in un sussurro.
«Sono io, amore. Non piangere, ti prego.» disse Alec avvicinandosi per lasciargli un bacio sulla guancia.
«Perché quelli del Conclave mi hanno detto che sei morto? Ti prego dimmi che era uno scherzo..»
«È vero, sono morto.. Un demone mi ha sorpreso alla spalle, il veleno di demone si è sparso troppo velocemente nel mio corpo e non sono riusciti a salvarmi..»
«Alexander ti prego, non abbandonarmi.. ti amo.. Rafael e Max, come farò con loro? Cosa gli dirò? Non posso farcela senza di te..» Magnus riprese a piangere, sempre di più, rendendosi conto che non era la realtà, stava sognando il suo Alec.
«Ehi, Magnus. Tesoro, sei un padre eccezionale, ce la farai anche senza di me. Loro sono due uomini forti, ce la faranno. Non abbandonarli mai, promettimi che non lo farai mai e che li proteggerai come avrei fatto io.»
«No, Alec no. Ritorna da me, deve esserci un modo, un incantesimo. Se è il veleno di demone ad averti fatto questo, posso risolverlo» disse Magnus correndo immediatamente verso il suo studio, dove vi erano tutti i suoi libri di magia.
«I Fratelli Silenti hanno provato di tutto, Magnus. Dubito che esista un modo per poter farmi ritornare in vita..» disse Alec appoggiato allo stipite della porta dello studio di Magnus, mentre guardava il marito buttare libri di magia da una parte all'altra.
«Non lasciarmi, ti prego.. Non era così che doveva andare a finire.. Alec..»
«Amore, promettimi che ti prenderai cura dei nostri bambini e di te, devi promettermelo. Quando arriverà il giorno delle armi all'Accademia, ti prego di dare il mio arco a Rafael se dovesse decidere di fare l'arciere e di ricordare a Max che l'ho sempre amato quanto suo fratello, ogni volta che ne hai l'occasione diglielo, io non l'ho fatto abbastanza.» disse Alec con un tono incerto, abbassando lo sguardo.
«N-no, sei stato- sei un padre fantastico.. e Max lo sa questo. Rafael vorrà sicuramente essere arciere..» disse Magnus avvicinandosi allarmante al suo amato che stava vicino alla porta.
«Lo spero tanto, amore. E promettimi anche che non ti lascerai mai abbattere, ti prego. Fallo per me, per quanto tutto ciò possa farti soffrire ricordati che non sei da solo. Ci sono i nostri bambini, Raphael, Jace, Clary, Simon, Izzy, Maia, Catarina, Ragnor e io. Ci sarò sempre io per te, veglierò sempre su di te e i bambini. Non dimenticarmi mai, ti amo tanto Magnus Lightwood-Bane. Avrò perso questa battaglia con questo demone, ma sappi che sposarti e passare la mia vita con te è stata la mia vittoria più grande. Tanti auguri di buon anniversario, amore. Ricordati di comprare i libri nuovi a Max per la scuola, i tuoi sono troppo vecchi.» disse infine Alec, facendo una piccola risata. Si avvicinò lasciando un leggero bacio sulle labbra di Magnus. Egli sentì un brivido scorrergli per la schiena e chiuse appena gli occhi, quando li riaprì Alec non era più lí e Magnus si ritrovava di nuovo da solo.
«Non ti dimenticherò mai, amore mio. Ti amo tanto.» sussurrò Magnus, portandosi una mano sulla guancia, quella che prima Alec aveva accarezzato.
Ave atque vale, Alexander Gideon Lightwood. Salute e addio.
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Non dimenticarmi mai [malec]
Romance«..Avrò perso questa battaglia con questo demone, ma sappi che sposarti e passare la mia vita con te è stata la mia vittoria più grande...» [tratto dalla storia] ⚠️ Molto dettagli sono stati cambiati o completamente inventati. Ispirato a The Mortal...