Mentre legavo il cavallo alla staccionata il soldato si mise a parlare con la guardia della torre. Mi avvicinai all'imponente portone in quercia «Avevo degli amici in quella taverna» fu il suono che fuoriuscì dall'elmo in metallo, solo gli occhi erano scoperti grazie ad una piccola feritoia.
«Quindi dovevo lasciarli divertire col mio corpo? È questo quello che suggerite?» non mi tirai indietro e rimasi immobile di fronte all'umano che fece solamente un movimento di dissenso con il capo, aprendo poi il portone. Non degnai di uno sguardo colui che mi seguì nel cammino.
L'entrata era costituita da una grande stanza circolare e piuttosto sobria, priva d'arredamento d'alcun tipo. Vi erano solamente una grande scala centrale a chiocciola e due porte, una delle quali era quella d'ingresso. Le mura erano costituite da mattoni e calce con solamente delle torce a spezzare la monotonia della costruzione. Passarono pochi secondi ed il portone fu nuovamente aperto dalla guardia per far entrare un uomo di mezz'età. Fui sorpresa dal vedere che all'esterno le strade erano diverse rispetto a come le ricordavo. Qualche casa infatti aveva della luce al suo interno, altre sembravano più alte, altre non le ricordavo completamente e persino i raggi del sole puntavano dalla parte opposta e le fiamme della runa erano colorate di giallo. Che sia la porta dotata di magici poteri? Non ebbi il tempo di rispondere perché dovetti focalizzare l'attenzione su chi avevo di fronte. Pensai che quell'uomo fosse uno della locanda ma sebbene anch'egli avesse un aspetto rozzo e sporco, non sembrava avere cattive intenzioni. I suoi occhi erano neri, come i capelli corti e dal taglio irregolare. Il suo volto era inscurito dalla barba incolta ed una pelliccia d'orso celava malamente un'armatura scura arricchita, come la sua pelle, dalle cicatrici di molte battaglie. Il suo fisico muscoloso e possente, alto due nani, mi rendeva insignificante al suo cospetto. Legata alla cinta s'intravedeva l'elsa di una spada raffigurante le fauci di una pantera, non ebbi più dubbi su chi avevo di fronte. Molti erano i canti su questo guerriero, ma che ci faceva in un posto come questo? Mi sforzai di ignorarlo pensando unicamente alla missione e, dopo un vano tentativo di saluto, mi precedette per le scale ma la guardia lo fermò.
«Dove state andando? Dovete attraversare la porta» la voce era diversa e sebbene la statura potesse ingannare, non si trattava della stessa guardia che incontrai. Varcammo la soglia e mi resi conto di trovarmi magicamente in cima alla torre. Attraverso il vetro scuro delle finestre potevo guardare come la costruzione si estendeva sopra le nuvole che si palesavano appena sotto. Il cielo era sereno ma l'ambiente manteneva un gusto tetro, semibuio. Vidi scheletri appesi alle pareti, armati di spade e archi, protetti con busti ed elmi di cuoio «Uno sguardo saturo d'odio, alta un nano e mezzo, capelli scuri, lunghi che si adagiano sulla schiena, armata d'arco e daghe, silente nei movimenti e nel parlare. Voi siete Shanyra, vero? L'elfa, l'angelo della morte! Io sono Alios Keldrod, eroe e uomo d'onore tra la mia gente. È un piacere conoscervi» riprovò l'umano con un ulteriore tentativo di colloquio.
«Sì, sono Shanyra. Anch'io ho sentito parlare di voi.» tagliai corto, tutto ciò che volevo sapere al momento era il motivo della mia convocazione, così avanzammo lungo la sala per raggiungere il mago che si trovava alla sua scrivania.
«Benvenuti nella mia dimora, valorosi eroi. Prima di parlarvi della vostra missione, dovrò mettervi alla prova. Buon divertimento» disse per poi sparire in una nuvola di fumo.
«Credevo di aver dimostrato abbastanza» commentai sbuffando.
Una serie di fuochi verdi iniziò ad accendersi in alcune delle orbite degli scheletri appesi al muro, potemmo notare qualche falange degli esseri avere degli spasmi e pian piano, goffamente, presero vita saltando via dal muro ed avvicinandosi minacciosi. Metà di loro impugnavano delle spade corte arrugginite e dal filo irregolare, i rimanenti un arco composto da un legno quasi marcio ed una faretra in pelle contenente frecce dal piumaggio appassito.
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Le cronache di Shanyra
Fantasy" I libri e le leggende raccontano di me come un'eroina, la salvezza del popolo, vedono in me un barlume di speranza nel buio, molti mi considerano una liberatrice. La gente mi chiama ormai da tempo "Shanyra, l'angelo della morte", sempre dalla part...