La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L'homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l'observent avec des regards familiars.È un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l'uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari.-Da:Correspondences - C. Baudelaire-
ci tenevo a precisare che questa storia non è mia, bensì di Chayu Juliette su efp, che mi ha dato il permesso di trasferire qui le sue opere d'arte.
Chanyeol è nato nelle viscere di un mostro.
I bambini del suo mondo, la sera, prima di andare a dormire, controllano fuori dalla finestra, e non sotto il letto, che non vi sia alcuna sagoma sinistra appostata, pronta a saltare fuori per rapirli non appena chiudono gli occhi. E siccome vivono dentro un mostro, il gesto scaramantico del guardare fuori dalla finestra non li libera dall'inquietudine, che è onnipresente. Per questo i bambini hanno sempre le palpebre gonfie e cerchiate.
I bambini non chiudono gli occhi.
Chanyeol non sa come fanno. Lui vorrebbe sempre tenerli chiusi gli occhi, perché quando si guarda intorno, il mostro è ovunque, e lui ha paura. Ma sa anche che solo chi è coraggioso può sconfiggerlo. Così Chanyeol li tiene aperti, no, spalancati gli occhi, e la mattina le sue occhiaie sono le più livide di tutte, violacee e gonfie di raccapriccio.
Si tratta di un mostro grigio e spezzato, costruito per gran parte in cemento e catrame, più alto che largo e puzzolente. Affonda gli artigli nel cuore della terra e ne risucchia i valori ancestrali. Un mostro con mille occhi e centinaia di grandi narici che esalano vapori tossici. E chi abita dentro il mostro, ne diventa appendice. Chanyeol sente le grinfie del mostro lambirgli la gola, sa che vuole inglobarlo, possederlo; perché è questo che fa. Il mostro sa solo possedere, e così gli uomini.
Nessuno si stupisce nella comunità, quando Chanyeol, appena quattordici anni e uno zainetto in spalla, scappa di casa. Nessuno si stupisce quando le autorità lo scortano verso la prigione coi polsi incatenati e il viso tumefatto, poche ore più tardi.
Chanyeol non voleva la compassione. La compassione non accende gli animi, non dà speranza. A lui sarebbe bastato, davvero, un guizzo di meraviglia nell'infinità di orbite vuote. Qualcosa che illuminasse la sua adolescenza o che, perlomeno, gli facesse intendere che non la stava sacrificando in nome di una lotta inutile.
Invece l'adolescenza la passa al buio, segregato nelle viscere delle viscere del mostro, con le caviglie e i polsi scarnificati da catene di ferro e la fame che gli lambisce l'intestino, al pari di un brago di vomito. Finché il governo decide che c'è necessità di celle e, dato che oltre all'estrazione sociale di un brago di vomito, ne ha anche l'utilità, decide che Chanyeol può anche morire.
A diciotto anni viene condannato, e siccome davvero non si sa più dove infossare cadaveri visto che le fornaci sono inattive ormai da anni a causa della carenza di combustibile, Chanyeol viene mandato a morire nella foresta. La non meglio definita foresta forse una volta un nome ce lo aveva, e lo perse quando il sistematico disboscamento rase al suolo tutte le altre.
Quando Chanyeol vi mette piede, si sente liberato. La foresta è tetra e ingannevole. I piedi s'incastrano nelle radici, i rami frastagliati gli lasciano solchi sanguinanti sulla nuca. Ma qui, Chanyeol si rende conto, qui il mostro non c'è. Qui c'è solo il silenzio della natura, appendice autoctona della terra. Eppure è natura spaventata, che diffida dell'uomo, perché l'uomo le ha fatto tanto male. Così cerca di ucciderlo.
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alma mater。chanbaek
FanfictionLa primavera è magenta, come le bacche, come i suoi capelli. Baekhyun muta con la terra, se nascono i fiori a lui vengono le lentiggini. ⓒ Chayu Juliette on efp