Capitolo 15

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Questa mattina mi sveglio con la sua canzone in testa.
Solo quello.
Mi alzo di botto e mi preparo per andare all'università canticchiandola sottovoce.
Indosso una felpa abbastanza coprente, zaino in spalla e sfreccio fuori dalla mia camera senza fermare il motivetto. Di colpo peró degli occhi gelidi mi obbligano a bloccarmi. Resto con il piede sospeso sopra il primo gradino delle scale di casa.
Diego mi osserva a braccia conserte, la sigaretta consumata tra le labbra secche, sulla soglia della sua camera da letto.
-Sei di buon umore.

-Come sempre- accenno un sorriso di cui non maschero la falsità.

-Cerca di fartelo passare allora, perché tu e la tua boccaccia mi avete svegliato.

Mi acciglio, schiudo le labbra per rispondere, ma prima che potessi proferire parola scorgo alle sue spalle mamma che riposa beatamente. Così sto zitta. Abbasso la testa in segno di sottomissione.

-Brava, hai capito- poggia la sua mano massiccia tra i miei capelli, per una volta sistemati, scompigliandomeli con un po' troppa forza. Sorride e si richiude in camera.

Con l'amaro in bocca scendo le scale silenziosamente facendo attenzione a non far scricchiolare il legno dei gradini, e vado.

L'aria fredda che mi investe una volta fuori mi fa tornare a respirare, come se in quella casa, dall'incontro con Diego, avessi trattenuto il fiato per tutto il tempo.

Arrivo all'università, questa volta tra la miriade di persone cammino a testa alta, non per altezzosità, è difficile da ammettere, sinceramente non so neanche io il motivo, non so perché lo sto cercando.

E proprio quando mi accorgo di questo mio stupido ed insensato gesto, Dennis si materializza di fronte a me. Mi viene incontro guardandomi, come io guardo lui. Due sguardi fissi e muti, rimangono tali fin quando, arrivati al limite, le nostre spalle si scontrano. Abbasso lo sguardo, lui é ormai dietro di me, sorrido.
Sensa girarci e dirci niente ognuno prosegue verso la sua direzione.

Va avanti così ancora per molto.
In questi giorni ci vediamo solo a scuola, ecco, sì ci vediamo soltanto. Non facciamo altro, non un "ciao" o un "come stai".
Io me ne sto nel mio angolo buio della classe, lui tra i suoi amici e la sua ragazza.

Dennis lo paragonerei al sole, è sempre sorridente, e in questo modo illumina i visi di tutti quelli che gli stanno vicino. Ride, e ogni volta che lo fa (sempre), brilla di luce propria. Impossibile per l'italiano medio non adorarlo.

I ragazzi lo prendono da esempio, ridono alle sue battute, anche quelle stupide, e lo invitono alle feste. Le ragazze invece aspettano solo che Sarah si faccia un po' da parte per avere spazio. Noto spesso le occhiate ammalianti che gli lanciano, e di come lui risponde allo stesso modo. Insomma ha il suo gran da farsi.

Oggi però qualcosa non va.

Questo sole sembra più spento del solito stamattina. Ed è pazzesco come le decine di perone che gli girano attorno come pianeti non se ne accorgano.

-Ehy Dè, oggi seratona al solito locale, abbiamo prenotato il privè. Ci sarai, sì vero?

Annuisce senza guardare nessuno negli occhi.

-Dennis, oggi non ho nulla da fare, ti va se...- una mora si aggrappa al suo orecchio.

Annuisce.

-Amore, domani avevo programmato una giornata al...-

Annuisce.

-Vedi che ci conto amico!

-Allora ci sentiamo tesoro.

-Non te lo scordare Dennis, ci vediamo dopo.

Annuisce. Annuisce. Annuisce.

L'unica frazione di secondo in cui alza lo sguardo è per il incrociare il mio, prima di prendere posto nel banco poco più avanti. Quel minuscolo periodo di tempo mi basta per capire che c'è decisamente qualcosa di storto.
I raggi che da lui solitamente provengono e toccano ogni punto della sala, ora strisciano a terra, e sono bui.

Nelle ore seguenti sono tentata più volte di fermarlo e chiergli davvero come sta, cosa che a nessuno nell'arco della giornata scolastica è mai venuta in mente.

All'uscita mi armo di po'di coraggio e cerco di raggiungerlo, non riesco proprio a vederlo così, per tutto il tempo della lezione non ho fatto altro che interrogarmi sul perchè stia così, e soprattutto perchè mi interessa così tanto.
Sta per uscire, e io sto per arrivare da lui, pochi passi e...
Non riesco.
Le sue spalle erano proprio ad un tocco da me.
Esito, e tutti gli studenti che riempiono il corridoio lo rendono ormai irraggiungibile.

-Dennis...- lo chiamo.
Inutilmente. Tutte le altre voci annullano la mia.

Sompare dalla mia vista, avvolto dai raggi di un sole che ha paura di toccarlo realmente.

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