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"Buon viaggio piccola!"
E con un dolcissimo bacio sulla fronte mio padre mi salutò prima che un aereo mi portasse a 1000 chilometri di distanza. Dopo solo due ore mi ritrovai in una città che sarebbe diventata la mia città, la mia casa. Trovarsi nel posto che si è sempre sognato da piccoli mi rende felice. Il mio sogno era quello di diventare un bravo medico, ma questo doveva accadere rigorosamente nella città di Milano. Dopo il giorno del mio arrivo il tempo passò in fretta, e ogni giorno la solita routine: mattina università, pomeriggio studio, solo alcune sere mi concedevo l'uscita in locali con le amiche. Mi accorsi che in questo modo stavo perdendo tutte le cavolate che si possono fare a 18 anni. Così iniziai ad uscire più spesso la sera, a conoscere nuova gente, a farmi conoscere, senza però sottovalutare l'importanza dello studio che mi spettava. Proprio in un bar incontrai Sara, mentre preparava dei cocktail, lei è così solare e talmente chiacchierona che non ti fa annoiare mai. Abbiamo molto in comune e forse anche per questo riesco a fidarmi senza farmi milioni di problemi. Passarono i primi due anni, durante i quali non accadde nulla in particolare, durante le feste tornavo a casa e il resto dei giorni mi limitavo a studiare/superare gli esami e ho anche iniziato a giocare a tennis per fare qualcosa di diverso.
È arrivato giugno ed una giornata molto calda si affaccia su Milano. Sono in centro a comprare un po' di roba quando mi squilla il cellulare.

"Pronto" rispondo

"Tesoro avevo tanta voglia di sentirti." La voce serena di mia madre dall'altra parte del telefono mi tranquillizza

"Anche voi mi mancate tanto ma imparo a conviverci, so di non poter venire da voi tutte le volte che voglio"

"Hai ragione tesoro." Dice "cosa fai?"

"Sono in centro"

"Da sola?"

Ed eccola che parte..

"Si mamma, sono da sola"

"Valentina non sono tranquilla se tu gironzoli da sola per le strade di Mil-" la interrompo

"Mamma sono grande abbastanza per autogestirmi, e poi qui c'è sempre tanta gente"
é davvero insopportabile quando fa così.

Presa a discutere con mia mamma vado a sbattere contro qualcuno facendo cadere tutte le buste a terra.

"Valentina cos'è successo?" chiede lei dall'altra parte del telefono

"Mamma niente. Ti richiamo dopo" dico chiudendo la chiamata

"Scusami, i-io non ti ho visto, davvero scusami" mi rivolgo al ragazzo su cui sono finita addosso

"Oh tranquilla anche io ero distratto" risponde, ha un accento strano non sembrava essere italiano.

Alzo lo sguardo per incontrare il sorriso più bello che avessi mai visto. Così rimango incantata per qualche minuto. Dio che imbarazzo!

"Io sono Andrè" si presenta porgendomi la mano

"Valentina" la stringo imbarazzata

Non riesco a muovermi, cioè è meraviglioso.

"Stavo andando a pranzare ti va di venire?" Mi chiede, sicuramente per mettere fine a questa scena veramente pietosa.

"Davvero gentile, grazie mille, anche se dovrei essere io a farlo per scusarmi, ma avrai degli impegni, grazie lo stesso"

"Sono compiti che spettano agli uomini, e poi non preoccuparti, infondo dovrai mangiare anche tu" Sorride

"Va bene" sussurro

Entriamo in un ristorante, davvero bello, molto raffinato. Ci sediamo ad un tavolo, e subito arriva un cameriere che prende le ordinazioni.

Fall in Love, you and I. Andrè SilvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora