Chapter twenty-seven

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Salve a tutte! Prima che iniziate a leggere tengo a precisare che questa FF non è la mia, però ho avuto il permesso dalla scrittrice di postarla. È stata scritta da Benedetta Antognoli,  l'amministratrice della pagina facebook "One Love, One Direction" ( https://www.facebook.com/photo.php?fbid=477646562281408&set=a.477646538948077.103551.319318428114223&type=3&theater ) La potrete trovare anche su twitter: @imjustbi

Detto questo buona lettura!

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Quando uscii dal teatro alla fine delle prove ero stanchissima, sarà stato un po' perché non avevo dormito niente e perché avevo lavorato, però ero veramente stanca morta.

Uscii a testa bassa, con il mio cappellino grigio in testa, il borsone sulla spalla sinistra, la testa bassa e le mani in tasca.

Sentii tirarmi indietro, prendendomi per un braccio.

"Aspetta!"
"Harry?"
"Si..."
"Che vuoi?"
"Sali in macchina!"
"Sono stanca"
"Me lo immagino ma adesso sali!"
"Va bene" sbuffai liberandomi della sua presa

Misi il borsone sul sedile dietro, lui intanto ero salito ed io subito dopo salii pure io.

"C'è qualcuno a casa tua?"
"Non lo so...quando sono tornata a casa prima di venire qui Marti era sempre dai ragazzi ma ho idea che sia tornata a casa"
"Allora andiamo a casa mia, ti devo parlare" disse mettendo in moto la macchina
"Okei anche se so già tutto" sussurrai
"Non ho capito"
"Non ho detto niente" dissi fredda
"Uhm..."

Per tutto il breve viaggio in auto io non aprii bocca, nonostante lui cercasse sempre di iniziare una conversazione. Fissavo fuori dal finestrino il niente. Ero persa in pensieri inutili e stupidi.
Stavo seriamente pensando se ne fosse valsa la pena di chiudere qui, in questo modo, anche questo brevissimo capitolo della mia vita sentimentale. Pensavo se sarebbe potuta funzionare, se per una volta avessi capito cosa voleva dire avere una vera relazione.
Marti mi aveva sempre detto che non ero fatta per le cose a lungo termine, per una relazione seria, per il ragazzo perfetto che piaceva ai miei. Mi diceva sempre che non sarei riuscita a gestire una cosa del genere fin tanto che ero così iperattiva.
Forse aveva pure ragione, ma qualcosa mi spingeva a provarci, a non chiuderla qui. A tentarla, a provare di vedere che cosa sarebbe successo. A costo di rimanere delusa. Avevo il 50% delle possibilità, o andava bene o andava male. Tanto valeva tentare.

"Non vorrei interrompere tutti i tuoi pensieri da filosofa ma saremmo anche arrivati" disse appoggiando la sua mano sulla mia coscia
"Si" dissi aprendo lo sportello e scendendo

Entrai in casa velocemente. Mi tolsi le scarpe e ordinatamente le misi dietro il mobile che c'era nell'ingresso. Appoggiai il mio cappotto sul tavolo, insieme al mio cappello e mi sedetti sul divano.

"Ti comporti come se conoscessi questa casa da anni, come se tu ci abitassi per davvero" disse sorridendo
"Già..." sospirai
"Senti..."

Si mise seduto sul tavolino da fumo, che era davanti la divano. Era davanti a me. Passò le mani un momento sulle sue cosce poi ne mise una sulla mia coscia.
Io lo guardavo immobile e in silenzio, totale silenzio.

"Io non te l'ho detto prima perché, non lo so nemmeno io perchè. Però il fatto è che io domani mattina devo partire per Parigi"
"Lo so. E credimi, vorrei fare finta di niente, ma non ci riesco. Ti conosco da due settimane, forse poco di più eppure io non lo so mi sento come al sicuro quando sono con te e mi sento bene"

Mi guardava con gli occhi velati e ogni tanto si scuoteva i capelli, lasciandomi letteralmente senza fiato.

"Io non ho mai pensato a qualcosa di serio prima di ora, non sono una di quelle che pensa al matrimonio, al ragazzo o alla famiglia. Io penso allo studio e al lavoro, i ragazzi per me erano un divertimento. Non ti nego che inizialmente tu per me eri solo un passatempo, un modo per distaccarmi dalla vita quotidiana, dalla monotonia. E io pensavo che pure per te fosse così. Se io adesso facessi come ho sempre fatto, io me ne starei per andare. Ti saluterei e me ne tornerei a casa mia per non vederti mai più. Ma forse non è quello che voglio, forse per una volta voglio provare a cercare di capire che cosa vuol dire amare una persona. E scusa se adesso io sono qui e ti faccio un discorso lungo, stupido e magari senza alcun senso, però io dovevo dirtelo"

Non so che cosa lui stesse facendo. Io ero seduta a gambe incrociate sul divano e mi fissavo i piedi, per evitare di incrociare il suo sguardo.

"Tu mi avevi preso solo per un divertimento?"
"Si...ma adesso è tutto diverso" dissi alzando appena lo sguardo
"Quindi tu con me ti stavi solo divertendo. Ed io che pensavo che quel 'ti amo' fosse sincero. Che stupido che sono. Per quale motivo non ho dato retta a Zayn? Perché non ho lasciato perdere? Perché sono venuto a cercati quella sera" disse alzandosi e iniziando a camminare per l'immenso salotto
"Senti Harry. L'ultima cosa che volevo che succedesse questa sera finire con il discutere con te. Ho ammesso che inizialmente ti avevo preso come un gioco. Ma lo avevo fatto solo perché per me era sempre stato così e perché pensavo che pure per te fosse un passatempo. Invece poi adesso è diverso. Se c'è una cosa che non faccio mai e rimangiarmi quello che dico e credimi che se ti ho detto 'Ti amo' non l'ho fatto così perché mi è passato nel cervello ma perché lo sentivo davvero. Seguo molto il mio istinto, non do molta retta alla mia testa. Che anche adesso mi direbbe di lasciar perdere e di chiamare un taxi e tornarmene a casa mia. Ma invece io sono sempre qui, per tutto quello che in questo momento mi serve molto probabilmente sei tu Harry"

Nemmeno io ero più seduta sul divano. Ero in piedi davanti a lui e lo guardavo dritto negli occhi mentre gli parlavo. Non volevo che la serata andasse avanti così. Ero stanca e sapevo che non avrei rivisto i ragazzi per una settimana. Iniziavo a tenerci veramente tanto ad Harry e l'ultima cosa che volevo era litigarci la sera prima che lui partisse.

Era in piedi, davanti a me, le mani in tasca e lo sguardo basso.

"Senti io quello che dovevo dirti te l'ho detto. Avevamo promesso di non lasciare mai le frasi in sospeso e di dirci sempre la verità. Io l'ho fatto ti ho detto tutto quello che vedevo in te dall'inizio ad adesso. Non ho nient'altro da dirti, perciò se posso io prendo un taxi e me torno a casa mia. Sono stata qui a sufficienza per capire quello che mi interessava. Fai buon viaggio Harry"

Mi infilai le scarpe, il cappotto e il cappellino. 
Mi girai verso di lui e lo guardai un momento. Era ancora in piedi nello stesso punto di prima, sempre con le mani in tasca e quello sguardo fisso verso il pavimento.

Aprii la porta e uscii. Restai un momento incerta se chiudere o meno la porta alle mie spalle. Sospirai e la chiusi. Rimasi un momento lì fuori dalla porta sperando che lui venisse a chiamarmi. Ma in che cosa speravo? Presi il mio borsone che era in macchina di Harry. Tirai fuori il cellulare e chiamai un taxi, sarebbe arrivato dopo 15 minuti.
Fuori faceva troppo freddo ma non avevo voglia di rientrare dentro. Mi misi seduta davanti alla porta.

Dopo poco sentii che si aprì alle mie spalle.

Si chinò accanto a me, scansò i miei capelli dal viso e mi diede un leggero e delicato bacio a stampo.

CONTINUA...

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Piaciuto il capitolo? 

Commentate dicendo cosa ne pensate, alla scrittrice farebbe molto piacere avere vostri pareri, vi ricordo che potete dire direttamente a lei cosa ne pensate dei vari capitoli, la trovate su Facebook alla pagina "One Love, OneDirection" o al suo profilo: BenedettaAntognoli.
Sennò anche su Twitter: @imjustbi

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