44. The girl at the pier

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Era un pomeriggio come tanti, quelli in cui capitava la fortuna di non avere troppi compiti per il giorno dopo e ci si poteva permettere di staccare presto per dedicarsi agli hobby o semplicemente a trascorrere del tempo con gli amici.

Lauren aveva scelto la seconda, per questo adesso si trovava insieme a Dinah e Josh nel salotto di casa propria, che era diventato nel corso degli anni il luogo ufficiale di riunione di gruppo ogni qualvolta si decideva di rimanere a casa anziché uscire fuori. E loro, per il carattere che avevano, optavano sempre per restare al chiuso, ad oziare senza far nulla davvero e chiacchierare di tutto e niente.

Nessuno di loro aveva osato menzionare il nome di Camila da tre giorni a quella parte, non dopo il crollo emotivo avvenuto nella classe abbandonata del corridoio A.
Normani aveva raccontato loro come erano andati i fatti - Lauren se ne accorse dal modo in cui la guardavano, con quella pietà e quel dispiacere malcelati - e si erano tutti regolati di conseguenza.
Nessuno parlava di Camila, ma tutti erano accomunati da un profondo senso di delusione e anche disprezzo, nel più estremo dei casi - come in quello di Dinah - nei suoi confronti.

Dopo tutti questi sotterfugi, patti nascosti e misure di precauzione accordate segretamente per non far pesare la situazione a Lauren, ecco che Josh, il ragazzo, il genuino del gruppo, quello che agisce sempre e solo in buona fede, rompe il silenzio congegnato per durare più delle settantadue ore a cui invece è destinato.

Erano seduti tutti e tre sul divano, Lauren a gambe incrociate e un pacchetto di patatine posate sul grembo, Josh al centro, e Dinah con le gambe appoggiate su quelle del ragazzo dai capelli color porpora.
Stavano guardando un film, uno di quelli che si mettono su per forza d'inerzia e che non hanno alcuna particolare e intrigante trama, ma sono divertenti e fanno volar via i pomeriggi.
"Gli Stagisti", si chiamava, e Dinah aveva insistito tanto per vederlo solo perché Dylan O'Brien era uno dei suoi attori preferiti.

Dopo quasi metà di riproduzione, si era rivelato interessante, e Lauren l'aveva reputato all'altezza di essere una distrazione.
Ma fu Josh a irrompere nella quiete con l'ultima domanda che avrebbe dovuto formulare, ma che nella sua mente era nulla in più di una innocente curiosità.

«Hai parlato con Camila?» chiese, e Dinah si voltò incredula verso di lui.

Lauren si bloccò con la mano ancora nel pacchetto di patatine, una già in bocca che nel frattempo frantumava coi denti.
Lo guardò interdetta per un attimo, poi tossicchiò.

«No, veramente» rispose, il capo chino.

Non aveva ancora fatto i conti con se stessa riguardo quanto era successo, non riusciva ad accettare l'idea di pensare a lei e Camila come due entità separate, adesso che si era così affezionata ad un concetto unitario per loro.
Ma dall'altro canto, non aveva smesso neanche per un secondo di pensare a quanto male le avesse fatto, a quanto l'avesse ferita con le sue parole e con i suoi gesti, primo fra tutti aver baciato un'altra ragazza.

Josh sospirò, e si grattò l'ispida barba con la punta dell'indice.
«Vuoi parlarle?» chiese, con tono pacato, e Dinah lo colpì col ginocchio sull'addome per avvertirlo silenziosamente che stava oltrepassando il limite.
Il ragazzo fece appena una smorfia, ma il dolore fu quasi pari a zero.

«Non credo sia un'ottima idea...» ammise Lauren, anche se, in mezzo a tutto quel trambusto, l'unica cosa che le era rimasta impressa erano state le parole di Camila poco prima di andare via.
Lei la amava, e non aveva intenzione di rinunciare a loro per nulla al mondo.

Nonostante ciò, aveva comunque negato la loro relazione pur di difendere se stessa. E aveva baciato Perrie.

Perrie, la stessa ragazza che aveva aiutato Hailee ad architettare il pestaggio a danni di Halsey, la stessa che era uscita indenne da quella faccenda, e che aveva "avvertito" Lauren di non sfidarla.

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