Capitolo 5

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Beacon Hills.
Giovedì 22 settembre 2012.
Ore 14:30



Passai l'intera lezione di economia a ripensare alle parole di Allison della sera precedente.
Guardavo davanti a me immersa nel vuoto più totale attraverso quei pensieri che gareggiano velocemente nella mia mente, come un treno in corsa.

Dei brividi mi solleticavano la pelle violentemente. Non era per l'ansia ma piuttosto per la paura.
Credevo che tornare a Beacon Hills sarei riuscita a fuggire dalla realtà che con tutta me stessa negavo.

Avrei dovuto immaginare che prima o poi il passato sarebbe tornato a tormentarmi come un uragano.
Questa città era popolata più da Creature Soprannaturali e Cacciatori rispetto ai pochi umani ignari di quel mondo.
Come ho potuto anche solamente pensare che sarei stata tranquilla tornado qui? Dio, sono stata proprio una stupida.

- Signorina Deaton? -.

Forse dovevo fuggire nuovamente e cercare un posto dove nessuno mi avrebbe riconosciuta. Ma cosa avrei risolto? Nulla!

Deglutii mandando giù quel peso che mi schiacciava la gola, per poi riprendere a respirare regolarmente.

- Signorina Deaton? -.

Dovevo rilassarmi.
Parlarne con qualcuno, anche solo non essere esplicita, mi avrebbe aiutato a porre rimedio al mio problema.

Un forte rumore mi ridestò dai miei pensieri riportandomi alla realtà.
Misi a fuoco il viso dell'uomo che avevo difronte.

- si professor...Finstock? -. Domandai confusa.

- si sente bene? -. Mi chiese  perplesso.

- come scusi? -.

Percepii a dosso gli sguardi dei miei compagni di classe, io non però non capivo. Capii subito dopo di essermi distratta ritrovandomi a fissare un punto vuoto dell'aula.
Poi abbassai lo sguardo verso le mie mani poggiate sul banco e sotto di esse, c'era del ghiaccio. Fortunatamente era appena visibile.

Ecco cos'era quel formicolio.

Ero così tanto nervosa che avevo appena perso il controllo delle mie capacità. Dio, non potevo crederci.

- ho bisogno d'aria -. Dissi per poi alzarmi e lasciando l'aula seguita dalla voce del prof che gridava il mio nome.

Entrai nel primo bagno che trovai, chiusi la porta a chiave e guardai nuovamente le mie mani.
Erano circondare da una strana polvere bianca e ghiacciata, alzai la testa osservando il mio profilo allo specchio notando il cambiamento dei miei occhi.
Una luce giallo chiaro si fece spazio nelle mie iridi verdi.
Non avevo idea di come fermarlo, non avevo mai fatto pratica per via del mio rifiuto continuo.

Feci l'unica cosa che mi venne in mente...respirai a fondo.

Il bussare alla porta non mi aiutò, mi fece sobbalzare aiutando il mio potere a intensificarsi.

Oddio che cavolo dovevo fare?!

- Amara va tutto bene? -.

Chiusi gli occhi, respirai a fondo nuovamente e mi concentrai su quel dono freddo. Il bussare incessante a quella maledetta porta, lentamente si fece più ovattato fino a scomparire.
Annullai ogni suono circostante concentrandomi solo su me stessa.
Dopo qualche secondo, percepii il dono freddo ritirarsi per poi scomparire.

Aprii gli occhi notando che tutto era tornato al suo posto, ero nuovamente Amara. Salvo però di una cosa...Scott era dietro di me che mi guardava con un'espressione indecifrabile.

Mi volsi lentamente guardandolo.
- Quando...da quanto sei entrato? -, gli domandai deglutendo subito dopo.

Lui non si mosse...semplicemente rimaneva difronte a me senza dire una parola. Speravo vivamente che non avesse visto nulla, ma già sapevo che non fosse affatto così.

- per favore...io non -, provai a dire, - tu non puoi dire nulla agli altri. Io non...dì qualcosa ti prego -.

Le parole che avrei voluto dirgli mi morirono in bocca. Non mi sono fidata di nessuno appena arrivata...non da rivelare la mia vera natura. Quella natura che con tutta me stessa cercavo di negare.

Lo vidi deglutire e incrociare le braccia al petto.
- ne parliamo in un posto più appartato ok? Stai tranquilla -.

Mi rivolse uno dei suoi sorrisi rassicuranti per poi porgermi la mano.

Non aveva pausa di me allora? E poi dopo quel lungo silenzio, che quasi mi ha fatto morire, sapeva dirmi solo quello? E Come poteva essere così tranquillo dopo aver assistito ad una cosa del genere?

Guardai incerta la sua mano.
Titubante l'afferrai, probabilmente le mie erano gelate rispetto alle sue, così calde da contrastarle.
Chissà cosa pensava di me adesso, il suo sguardo non l'avrei dimenticato così facilmente neanche volendo.
La mia memoria era troppo buona per poterlo fare.

Scott era il mio migliore amico, mio fratello. Dubitare della sua fiducia non sarebbe stato corretto ma prima o poi anche le altre persone del suo branco (come spesso definiva lui nonostante fosse un Beta), l'avrebbero scoperto.

Mi condusse fuori dal bagno per poi raggiungere il campo di Lacrosse.
Davanti a me si estendeva un lungo prato verde pulito, sembrava di essere nei boschi. Perché portarmi li?

Non glielo chiesi, ma se era per mostrargli le mie capacità, allora...me ne sarei andata. Quell'episodio di prima non doveva ripetersi, era stato un semplice sbaglio.

Mi affiancò sorridendo.
- Amara, da quanto ne sei a conoscenza? -.

Sul serio? Io non ero ancora pronta per parlarne e lui mi porgeva quella domanda! Cavolo.

Ok. Mi aveva beccato in fragrante ma non gli avrei detto nulla. Infatti non risposi.

- posso aiutarti ma devi aprirti -.
Insistette.

Sembrava sincero. Anzi, ne ero certa.
Gli volevo bene e tanto anche, ma avevo il terrore di essere giudicata male.
Lui era un lupo mannaro, io invece...No! Ero solamente una Druida, proprio come mio zio.

- qual è il problema? -. Mi domandò nuovamente visto il mio silenzio.

- che cosa hai visto esattamente? -. Fu l'unica cosa che riuscii a dire.

Si spostò parandosi davanti a me e incrociò le braccia al petto.
Poi prese un lungo respiro e rispose:
- un'immensa polvere bianca che ti circondava. Proveniva dalle tue mani -.

A beh pensavo peggio. Ma che cavolo dici, stupida! Praticamente ha visto il lato peggiore.

Zittii la mia coscienza che nonostante tutto, aveva ragione.
Al solo pensiero mi tremavano le gambe, dovetti sedermi per non perdere l'equilibrio. Anche Scott fece la stessa cosa.

- cosa ti spaventa? È normale sai, anche per me non fu facile affrontare la mia nuova natura -.

Lo guardai e sorrisi.

Ero davvero una stupida patentata, ma dire tutto avrebbe portato ad accettare chi fossi realmente e mi spaventava.
Lui era l'esempio perfetto del mio problema. Un ragazzo del tutto normale che da un giorno all'altro per via di un morso, diviene un lupo mannaro costretto poi a fare i conti con se stesso e la sua nuova realtà.

La mia situazione era simile ma non troppo, io ero nata con una parte di me che era ben lontana dalla Natura Umana. Non dovrei proprio esistere.
Qualcuno, una volta, mi definì un "Abominio", come se nascere fosse stata una mia scelta.

Lessi molti libri sull'occulto e simili per cercare qualcosa che riportasse a quelli come me...trovai ben poco. Ero praticamente una delle creature più rare mai esistite.

- non ho intenzione di accettare ciò che realmente sono -. Gli risposi

Lui non disse nulla, li limitò a condurmi tra le braccia lasciandomi guidare da quel contatto caldo e colmo di amore. Poi Sprofondai in quell'abbraccio liberando quelle lacrime che avevo da fin troppo tempo trattenuto.

Light in The Darkness: L'inizio della FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora