Fugit irreparabile tempus.

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Ero seduta in cucina, difronte a me l'orologio analogico blu e bianco appeso alla parete. Ero quasi rassegnata al pensiero che non avrei mai trovato una soluzione per riparare al danno che stavo facendo respirando. Con gli occhi rivolti all'infinito per darmi un contegno, cercando di non lasciar trasparire alcun emozione. Da sola, in una stanza che diventava sempre più scura, ad ogni due rintocchi come coltellate nella schiena. Con il viso appoggiato al tavolo e un pacco di tabacco davanti. Mi sollevai dopo qualche minuto di inerzia, guardai il pacchetto e i miei occhi finirono sulla scritta: "smetti subito! Vivi per i tuoi cari". E pensai: "Ma certo, peccato che le sigarette mio padre me le offre. Queste leggi sulle avvertenze per il fumo sono delle puttanate che non stanno né in cielo né in terra cazzo!". Mi girai una sigaretta dunque e andai in balcone, mi affacciai sulla strada vuota nella notte. Saranno state le due quando tornai a pensare a me stessa per un attimo: "Meglio perdere  tempo qui a ciondolarmi pensando che adesso potrei essere al posto di quelle fichette ricche se na vanno in giro a quest'ora ubriache vomitando sulle scarpe da trecento euro delle loro fottutissime amichette che fumano Marlboro, con un fidanzato che crede siano a casa a guardare un film d'amore mentre lui si sega sulle foto delle sue compagne di classe" e mi accontentai di stare lì in pigiama a fissare le macchine e a ritenermi mediamente fortunata. Allora aspirai e buttai tutto fuori. Mi stirai e mi concentrai sul ticchettio del orologio della cucina che non aveva smesso di infastidirmi. Mi vibrò la tasca e tirai fuori il telefono: "Mi manchi..." lessi, bloccai lo schermo e lo rimisi in tasca. Pensai che forse qualcuno nel mondo si ricordava ancora di me e del fatto che avevo una forma e un volume. Peccato che c'è solo una cosa peggiore delle troie ricche: il fatto che se non sei come loro nessuno al giorno d'oggi ti tiene buona per più di due settimane senza un pompino. Però amen dopo tutto l'orologio mi accoltellerà fino al mio ultimo rintocco e potrò stare in cucina a lamentarmi che il fumo uccide ignorando le persone che mi amano per sentirmi fittiziamente sola. E aspettare che il tempo fugga irreparabilmente.

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