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** anche questa storia è già sul mio profilo ma è lo stesso motivo della one shot precedente quindi oc. **

19/settembre/2017
iwaoi,

La vasta sala, così piena di persone, è elegantemente decorata

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La vasta sala, così piena di persone, è elegantemente decorata. Sorrido, non potevo aspettarmi altro da mia sorella. Probabilmente si sarà occupata a immaginare delle decorazioni adeguate per giorni interi, senza che il suo futuro sposo se ne interessasse perchè, conoscendolo, non è per niente il tipo.

Faccio passare il mio indice intorno al contorno del calice che ho di fronte. Sussulto leggermente quando sento qualcuno che chiama il mio nome. Non riesco a riconoscere la voce, sono già sull a buona via per arrivare a fine serata ubriaco fradicio, e la sala è fin troppo piena di altre persone. La maggior parte non le conosco, ma probabilmente loro conoscono me. Normale, visto che sono il fratello della sposa.

Da quando il mio nome viene pronunciato, diverse persone cominciano a ripeterlo, spingendomi a cominciare un discorso. Le mie guance si colorano di rosso, mentre con le mani tremanti prendo il bicchiere e lo alzo leggermente, mentre mi metto in piedi.

Faccio passare il mio sguardo su tutte le persone intorno a me. Hanno gli occhi puntati sul mio corpo, sul mio viso. Non si perderanno nemmeno una mossa, e se dovessi mostrare un minimo cenno di debolezza lo noteranno.

«Bé...» cerco di dire, alzando più che posso lo sguardo in direzione del tavolo da cena degli sposi. Ma il mio sguardo non va piu in su della tovaglia color panna. Sforzo un sorriso. «Alla sposa!» esclamo alzando il bicchiere. Le mie dita tremano di più «A-allo sposo!» balbetto poi, costringendo i miei occhi a non cedere proprio ora. «...Alla vostra unione... E che possiate essere, sempre, soddisfatti.»

Chiudi gli occhi, ora. Torna indietro. Fai un bel respiro. Ricorda com'è stato. Torna indietro. Racconta loro com'è andata.

Ricordo quel giorno come se fosse stato ieri e non quasi undici anni fa.
Il sole mi arrivava dritto sul viso mentre tenevo le palpebre chiuse. Il mio corpo piccolo da bambino sdraiato tra un prato qualunque, probabilmente non molto lontano da casa mia. L'erba era alta, e quasi pensavo che potesse difendermi da qualsiasi nemico.

Ma poi incontrai i tuoi occhi. Così belli, così intelligenti, mi trasmetterono un insieme di emoziono indescrivibili. Mi puntasti un bastoncino sulla guancia, per svegliarmi. E quando mi dicesti "ciao" ero così preso dalle mie emozioni che pensai di dimenticarmi il mio nome.

«Io sono Oikawa Tooru.» dissi io, quando si sedette di fianco a me. I capelli scuri pieni di pezzettini d'erba, probabilmente come i miei.
Lui alzò un angolo delle labbra. «Sono Iwaizumi Hajime.» rispose.

E quella conversione non durò più di due minuti, o forse tre, e il mio cuore aveva cominciato a battere così forte. Non riuscivo a staccare gli occhi da quel bambino così... bello. Non pensavo molto spesso queste cose, anzi, non le avevo mai pensate. Ma quel giorno non trovai altro modo per descrivere Iwa-chan.

Dal primo momento che lo sentii capii che io e lui eravamo legati. Quando mi parlava ero totalmente incatanto, e mi sembravamo in perfetta sincronia.

Il tempo passò, facendoci crescere insieme. Ogni tanto mi piaceva poggiare la mia testa sulla sua spalla, e sentire il suo buon odore. Passare il tempo con lui mi faceva sentire così pieno di significato. Sapeva risolvere tutto anche solo guardandomi. Io ti amo, Iwa-chan. Non sapevo che non glielo avrei mai detto.

O almeno non glielo dissi mai a parole. Ci fu un solo momento in cui io e lui ci trovammo in totale sintonia, o almeno questo pensai. La sera del mio sedicesimo compleanno eravamo entrambi così ubriachi da poter dimenticare come parlare senza scoppiare a ridere per nulla. Ma per un istante, qualche frazione di secondo, le nostre risate terminarono, facendoci guardare intensamente negli occhi.

Persi il controllo. Il mio stomaco si contorse su sé stesso, facendomi provare sensazioni sgradovoli ma allo stesso tempo speciali. Misi le mani dietro il collo di Hajime, avvicinando il suo volto al mio. Nell'istante in cui le mie labbra toccarono le sue sentii un grande fuoco, e non riuscii a trattenermi nell'ansimare nella sua bocca quando intrecció la sua lingua alla mia.

Fa così male. Fa così male ricordarlo.
Fa male ricordarlo ancora alla perfezione, quando la persona con cui condividi il ricordo non ne ha per niente memoria.

Quando il giorno dopo passai a casa sua per vedere come stesse, e lo trovai rintanato sotto le coperte. Pensai che qualcosa non andasse, e gli chiesi se avessi fatto qualcosa che non gli era piaciuto. «Per quanto mi riguarda puoi avermi anche stuprato, ma non mi ricorderei nulla comunque. Mi sento così uno schifo, davvero.»

Qualche tempo dopo lo invitai a casa mia, come succedeva diciamo spesso. Ma quel pomeriggio non avevo idea che quello che stava per accadere sarebbe stato un passo verso la fine. Mia sorella, con le guance rosse, in piedi immobile sulle scale. «L-lui chi è?»

E sentii i piccoli frammenti di me cadere a pezzi. Uno dopo uno, che si schiantavano a terra. E quell'espressione nei suoi occhi, così inerme, così piena di luce. Era impossibile non capirla, non comprenderla. I pensieri di mia sorella erano la cosa più facile da leggere al mondo in quelle sue espressioni.

«Vuoi che te lo presento?» E mentre pronunciavo le parole più difficili della mia vita, mi ricordai dei vari motivi per cui non avrei dovuto tenere Iwazumi per me - per quanto doloroso.

La nostra cittadina è così piccola, se succede una cosa ne sono tutti a conoscenza, e una notizia del genere, di due ragazzi che stanno insieme, avrebbe fatto il giro delle case in mezzo pomeriggio al massimo.
Ma questo, nonostante tutto, non me lo fa desiderare di meno.

«Dove mi stai portando?» domanda Iwa-chan mentre lo scorto in direzione di mia sorella.
«Ti sto per cambiare la vita!» esclamo con felicità.
Lui sospira «Bé, fammi strada allora.»

Lui è gentile - nel suo modo di fare - con me solo perché sono il suo amico di infanzia, non per altro. Perché essere cresciuto insieme a me lo ha portato a vedermi come un fratello, e questo non mi farà mai apparire migliore ai suoi occhi.
Gli ho presentato mia sorella e adesso lei è sua moglie. Ben fatto Oikawa, non sarai mai soddisfatto.

E soprattutto, conosco mia sorella quanto conosco me stesso. È tra le persone più pure e dolci del mondo, e non ho mai saputo vedere i suoi occhi brillare più di quel pomeriggio. Non credo ci sia ragazza migliore di lei su questo pianeta. Se le dicessi che lo amo, se le dicessi tutti i miei confusi sentimenti cresciuti con me in otto e più anni lei si tirerebbe silenziosamente indietro. Lo farebbe per me, fingerebbe di star bene con tutte le sue forze per poi piangere quando è sola in camera.

Ma continuo a restare in silenzio. Per poi alzare gli occhi verso la luna, nel buio della notte, fantasticando sugli occhi di Hajime. Non posso impedirmi di pensare a lui in queste notti così belle, ma non posso nemmeno negare di farlo anche nelle notti nuvolose o in cui piove.
Mi chiedo cosa sarebbe cambiato in caso lui si fosse ricordato di quel bacio.

Ma alla fine mia sorella sarà sua moglie... Potrò ancora avere i suoi bei occhi nella mia vita.

Stringo i denti, alzando il bicchiere ancora una volta. «Allo sposo!» dico trattenendo le lacrime con tutta la mia forza. «Alla sposa!» e seguono il coro degli invitati che cantano per loro. «Da tuo fratello, e dal tuo migliore amico, che è da sempre dalla vostra parte...» continuo «Alla vostra unione, alla speranza che portate.» chiudo le palpebre, mentre mia sorella stringe le braccia intorno a me, e io nascondo il volto tra i suoi capelli, dove una lacrima sta rigando la mia guancia. «Che possiate sempre essere soddisfatti...»

E so che mia sorella sarà così felice come sua moglie. E so che lui non sarà mai soddisfatto, e io non sarò mai soddisfatto.

fine.

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