too late; [sequel di satisfied]

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sto sfornando one shot come se non ci fosse domani.
25, 26 e 27/settembre/2017
iwaoi,

«Hai detto che volermi vedermi?» domandò Oikawa Tooru quando raggiunse il luogo dell'appuntamento, anche se non era una vera domanda

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«Hai detto che volermi vedermi?» domandò Oikawa Tooru quando raggiunse il luogo dell'appuntamento, anche se non era una vera domanda. Anche se avesse ricevuto una risposta negativa, sarebbe comunque arrivato fin a quello spoglio bar non lontano dalla nuova casa del suo amico d'infanzia, al momento seduto dall'altra parte del tavolo.

Hajime Iwaizumi, pelle olivastra e occhi scuri. Aveva un carattere difficile, un modo di parlare scurrile e un sacco di confusione nella propria testa. Non era chissà quanto pieno di amici, si faceva bastare quelli che lo avevano accompagnato in modo più vicino nel corso della sua vita. Da qualche tempo, in più, aveva avuto l'onore di mettere un anello al dito di una bellissima ragazza.

«Non pensavo saresti venuto.» disse Iwaizumi, quando Oikawa si mise a sedere di fronte a lui. Non era riuscito a vederlo per mesi, per via del suo appena celebrato matrimonio, ma non era cambiato poi molto.

Quella domenica mattina aveva i capelli spettinati, gli occhi stanchi e un po' rossi, e le occhiaie erano bren pronunciate. Ha avuto giorni migliori, pensò.

«Non è che se ti sei sposato esci dal cerchio della mia vita,» rispose senza tono il castano, poggiando la propria guancia sulla mano, col gomito premuto sulla superficie fredda del tavolino. La verità era che anche lui aveva cercato il più possibile di stargli lontano: era troppo doloroso restare al sul fianco quando indossava un anello che lo legava in matrimonio con la propria sorella. Deglutí «Come vanno le cose con la mia sorellina?»

Iwaizumi sospirò. «Oh bé, è difficile abituarsi a stare senza genitori o altre persone. Adesso siamo solo io e lei.» alzò un angolo delle labbra «Le bollette, i lavori di casa, è tutto più complicato, è come se fossi salito al livello successivo.»

«Non sei mica in un videogioco,» borbottó Oikawa.

L'altro alzò le spalle. «No. Ma potrei, e tu saresti il boss di fine livello, sicuramente.»

Le sopracciglia di Oikawa si alzarono al sentire quel tono così serio su un argomento che a primo ascolto non sembrava. «Che cosa stai dicendo? Penso di non aver capito quello che intendi.»  domandò confuso, rivolgendo un'occhiataccia a Iwaizumi per il sospetto che questo gli avesse appena rifilato un insulto.

L'altro si alzò dal tavolo, guardandosi attorno e mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni blu. «Continuamo il discorso da un'altra parte?» chiese «Facciamo una passeggiata, Shittykawa.»

Il castano, al sentire quel nomignolo così all'improvviso uscire dalle labbra dell'altro, sentí dei brividi lungo le braccia. Era passato troppo tempo da quando se l'era sentito dire l'ultima volta.

Era stato un pomeriggio piovoso, a casa di Hajime. Quest'ultimo lo aveva chiamato in quel modo, come faceva spesso, ma poco dopo il suo tono di voce si era fatto più serio. Così tanto che Tooru pensò che la luce nella stanza fosse calata e cominciò anche a sentire in certo freddo.

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