Ogni volta che pensavo non riuscivo a farlo ad occhi chiusi. Potevo provarci ma poi mi ritrovavo a fissare qualche punto vuoto della stanza. Il ricordo di quel giorno era ancora ben impresso nella mia testa ed era impossibile levarmelo di mente e forse nemmeno volevo farlo.
Un momento che avevo atteso da tempo e che finalmente era diventato reale.
C'era quella frase che diceva "torniamo sempre da chi ci ha fatto del male, ma una persona che ti ha distrutto non ti potrà mai aggiustare."
In un certo senso era come se fosse sbagliato stare con Edward, perché dopo ciò che mi aveva fatto non doveva esserci piu niente... eppure quando ero con lui le cose apparivano in modo così diverso...
Volevo affrontare ogni problema subito e capire davvero quanto mi sarei spinta oltre a quelle barriere che mi tenevano chiusa da anni e sembravano impenetrabili.
Mi alzai dal letto e dopo altri innumerevoli secondi rimasta a pensare a ciò che stessi per fare in un balzo saltai giù e iniziai a prepararmi. Indossai qualcosa di pesante e presi il telefono.Composi il numero e lasciai squillare. Appena sentii la sua voce per un secondo mi esitai.
io <Devo parlarti di una cosa. Ci stavo pensando da quando mi sono svegliata dall'ospedale.>
<Di che si tratta?>
io <Mi trovo in uno stato confusionale. Non mi pento di ciò che è successo tra noi, per niente. Voglio solo essere sicura al cento per cento della scelta che ho preso e per esserlo devo superare tutti gli ostacoli.>
<Va bene... quindi cosa vorresti fare?>
io <Ci serve la macchina. Il posto in cui andiamo è lontano e fa freddo. Ti aspetto al parcheggio.>
<Arrivo.>
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Appena lo vidi arrivare mi sorrise debolmente. Sapeva che ciò che avevo pensato doveva essere qualcosa di importante. entrammo in macchina e dopo qualche secondo si voltò verso di me.
<Destinazione?>
Io <La casetta in montagna.>
<Aspetta, intendi quella... quella casetta?>
io <Si.> lo guardai mentre con titubanza infilava le chiavi nella toppa ed accendeva la macchina. Iniziò il viaggio mentre dentro di me mi chiedevo se era la cosa più giusta da fare. Avevo detto che l'avevo perdonato, che mi sentivo pronta, per cui si. Se era davvero così era la scelta giusta. Il viaggio fu abbastanza silenzioso, per cui appoggiai la testa al finestrino e chiusi gli occhi. In un primo momento lasciai che la mia testa vagasse per conto suo ma alla fine, come sospettavo, mi ritrovai a pensare al luogo in cui tra poco mi sarei trovata. Quello in cui mi trovavo durante quel periodo di cui ormai ero a conoscenza. Mi chiesi cosa avrei provato una volta entrata. Se i ricordi mi sarebbero tornati in mente, se avrei retto a quelle emozioni ma soprattutto se una volta uscita sarei stata la stessa e se le cose con Edward sarebbero rimaste tali.
Sentii il motore spegnersi e in automatico aprii gli occhi. mi voltai verso di lui che teneva gli occhi tristi verso le sue mani ancora poggiate al volante. aprii la portiera per prima e poi scese anche lui.
<Non sono più stato qui da quando non ce ne siamo andati entrambi.>
andai verso un cespuglio augurandomi che a distanza di anni la chiave che avevo lanciato era ancora rimasta lì dove l'avevo lasciata.
<Che stai facendo?> mi chiese confuso. Iniziai a scavare sotto le foglie secche e la poca neve per poi sentire qualcosa di metallico.
Mi voltai verso di lui facendo ciondolare il mazzetto di chiavi d'acciaio. Salimmo i piccoli gradini per poi ritrovarci davanti alla porta.
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~La ragazza della ferrovia~ (Wattsy2017)
RomanceArianna Prendom, una ragazza diciassettenne con un passato da lei sconosciuto e avvolto nel mistero. Un passato da cui cerca di fuggire, ma a volte vuole anche scoprire cosa si celi dietro ad esso. Un mistero che la distruggerà lentamente. Un luogo...