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La fermata dell'autobus è ancora deserta. Si gela dal freddo e questo mi fa capire che una semplice giacca di pelle non basta più per coprirsi.
Le mie mani tremanti reggono una penna e il foglio per le firme in attesa che qualche studente arrivi. Sono pronta ad assalire qualsiasi persona pur di aggiungere qualche nome in più a questa misera lista.
Un gruppetto di ragazzi si avvicina e subito gli vado incontro, pronta ad impressionarli con il mio discorso sull'importanza dei mezzi di trasporto.
"Ragazzi buongiorno! Vi va di scambiare due parole su una questione importante?"
Beh a quanto pare non sono l'unica ad aver pensato a questa soluzione.
"Non voglio rompervi le palle, ma ho bisogno solo di una vostra firma" continua il suo discorso William Davis. Ogni singola cosa da lui pronunciata finora mi risuona fin troppo familiare perché, quelle parole dovevano uscire dalla mia bocca e non dalla sua.
I ragazzi si allontanano scocciati e riprendono a camminare. Sono di nuovo pronta a partire all'attacco quando..
"Bella gente! Questo weekend darò una festa e sarete invitati se, ovviamente, lascerete il vostro nome su questo pezzo di carta." dice con un sorriso beffardo.
"Gentilezza logicamente concessa da me, William Davis."
Quel nome sembra avere un effetto ammaliante sulle persone, quasi come un suono magico che fa realizzare qualsiasi desiderio. Infatti, ad uno ad uno, i ragazzi stanno firmando il foglio del mio avversario, mentre io osservo la scena imbambolata.
"Grazie ragazzi, spargete la voce!"
Capisco cosa intendesse Jenna quando diceva che: William Davis non gioca in maniera corretta.
Mi avvicino a lui con passo svelto e la faccia di una che è stanca di farsi mettere i piedi in testa. Ma arrivatagli di fronte penso che la mia faccia assomigliasse di più a quella di una ragazzina delusa e incazzata.
"Tu!"
"Oh, guarda chi si rivede! Ciao ragazzina"
"Sei insopportabile e scorretto" sputo con rabbia.
"Non ci sono regole nelle mie scommesse, ragazzina"
"Ma la vuoi smettere con questo ragazzina?!"
"Altrimenti?" mi punzecchia avvicinandosi di più a me.
"Altrim.."
"Ah! Fai attenzione a ciò che dici, ragazzina, ormai sai con chi stai giocando"
"Fottiti! Sei solo una testa di cazzo"
Mi allontano trattenendo un urlo frustrato, perchè, in fondo, so che non ha del tutto torto.
"Mag" inizio a salutare una delle mie compagne del corso di biologia. Non siamo grandi amiche, ma è una ragazza intelligente e cortese.
"Cassie, ciao!" ricambia lei abbracciandomi.
"Mag vorrei chiederti un favore. Ma parto col dire, in mia difesa, che è un favore che potresti fare anche a te stessa..."
"Dimmi tutto Cassandra Jackson!" mi incita con un sorriso leggero.
"Vorrei rivolgere una lamentela per la gestione dei servizi pubblici, ma ho bisogno di raccogliere abbastanza firme da poter presentare."
"Hai una penna?! Sono d'accordo con te. Dove posso firmare?"
Le porgo penna e foglio e a quella misera lista si aggiunge un terzo nome. Nel frattempo vedo Will passarci di fianco e osservarmi divertito. Ma proprio come me, anche lui, rimane stupito dalle parole di Mag: " dirò anche al club di botanica di aggiungersi alla lista"dice, infatti, la ragazza di fronte a me.
"Ora che ci penso anche il club della sezione ambientale mi deve un favore" conclude infine.
"Grazie! Grazie mille Mag!"
"Come hai detto tu è un favore che andrebbe anche a mio vantaggio" mi abbraccia di nuovo prima di allontanarsi.
Io passo lentamente di fianco a Will, che è rimasto ad origliare tutto il tempo, e avvicinandomi gli sussurro con tono spavaldo: "io so contro chi sto giocando, ma tu? Conosci il tuo nemico Willy?"
Per mantenere la mia faccia da superiore mi allontano prima che possa ribattere.
"Jackson"
"Johnson buongiorno!"
"Come mai così raggiante. Fai paura, ti preferisco acida sai?!"
"Guarda qua!" gli piazzo la lista davanti al viso.
"Oh un'altra ragazza ha firmato"
"No, cioè si. Ma no.."
"Ok ok, respira"
"La ragazza che ha firmata, mi ha promesso anche i nomi di quelli del club della sezione ambientale e di botanica" esclamo come una bambina felice ed emozionata.
"Wow sono colpito, davvero!"
Lo spintono sconsolata, ma sempre con il sorriso sulle labbra.
"Potrei chiedere anche ai ragazzi del club degli scacchi di firmare. Siamo circa venti componenti"
"Seriamente?"
"Si è il minimo per poterti aiutare a vincere."
"No, intendevo. Seriamente frequenti il club degli scacchi?"
Questa volta è lui che spintona me e con un'espressione che dovrebbe risultare offesa si avvia verso le porte del pullman.
"Questo era un colpo basso Cassie!" mi urla da lontano, ma con un largo sorriso in volto.
"Direi proprio scacco matto, Johnson" dico raggiungendolo e prendendo posto sul pullman, ancora non del tutto pieno.
Il viaggio fino a scuola trascorre tra sguardi di fuoco lanciati a William Davis, che è seduto due sedili davanti a me, e ragazzi che tra una frenata e l'altra mi finiscono addosso. Spero che chiunque vinca questa scommessa, almeno, la situazione si risolva.
"Quando pensavi di dirmi che sei.. come posso dirlo nel modo più comprensibile?!" L'urgano Jenna mi investe non appena scendo dall'autobus. E la sua voce squillante, ma preoccupata, stupisce se non terrorizza me tanto quanto Adam.
"Si ecco appunto.. che sei nella merda?!" continua imperterrita.
Sul mio volto si fa spazio un interrogativo e spero che la mia amica chiarisca meglio questo mio dubbio.
"Jenna di cosa stai parlando?" chiede Adam al mio posto.
"William darà una festa a casa sua nel finesettimana e sta accumulando le sue firme inserendo in lista chiunque, appunto, firmerà la sua petizione"
"Mi spiegate con quale criterio una notizia venuta fuori nemmeno un'ora fa già sia di dominio pubblico in tutta New Placed?"
"Spargete la voce!" queste parole rimbombano nella mia testa e fanno un frastuono assurdo.
Non riesco a spiegarmi perché si dia sempre importanza alle cose più stupide.
"Ripiegheremo su tutti i club" è l'unica strategia che posso adottare in questo momento.
"Potrebbe essere una buona idea, ma dobbiamo battere sul tempo la memorabile notizia della festa"
"Adam ha ragione, sappiamo quanto le voci si spargano velocemente e soprattutto che qui nessuno sa tenere la bocca chiusa!"conferma Jenna.
"Ti daremo una mano. Ora devo andare a lezione" dice Adam prima di voltarsi.
"Ci vediamo a pranzo!" gli urla Jenna prima che possa sparire tra i corridoi della scuola.
"Io anche devo andare" affermo con tono apatico per poi dirigermi anche io all'interno dell'edificio.
"Aspetta Cassie"
"Si"
"Il libro che mi avevi chiesto tieni" prendo il volume dalle mani di Jenna, ma prima che possa voltarmi di nuovo mi abbraccia e mi sussurra: "tranquilla si risolverà anche questa e poi sai che io a volte esagero. Non sarà poi così male questo ragazzo!"
Sorrido alle sue parole e poi dopo aver sciolto l'abbraccio si allontana con la sua lunga coda di cavallo.
La mia prima lezione è quella di storia e a passo annoiato mi dirigo verso la classe dove il mio noioso professore e la seconda parte del film Pearl Harbor mi aspettano.
Il mio cammino si fa più tortuoso quando la causa dei miei problemi si affianca a me.
"Sempre tra i piedi" pronuncio a denti stretti.
"Ci si rincontra ragazzina"
"Willy, ma che dispiacere rivederti! Hai bisogno che ti indichi la strada per andare..."
"Nella classe di storia, si" conclude lui la frase
"Ma da quanto vedo basta seguire te, visto che la tua destinazione è anche la mia."
"Ricordami di cambiare i miei corsi"
"Per quale motivo? Ci divertiremo insieme" fa un occhiolino e non posso fare a meno di notare che il piercing sul sopraciglio si è leggermente teso.
Entra in classe e senza salutare si accomoda ad uno dei banchi in fondo. Io, invece, mi siedo accanto alla finestra il più distante possibile da lui.
Il professore fa ripartire il film dal punto in cui eravamo rimasti la scorsa volta, ma meno della metà della classe presta attenzione.
L'insegnante, senza dire nulla, prende il suo giornale e si rilassa sulla sedia per tutta la durata del film.
Poggio la testa sul banco e lascio che le parole dei personaggi mi scivolino addosso e che la luce delle immagini si rifletta sull'intera aula.
Giro la testa verso destra e mi perdo ad osservare il resto della classe. I ragazzi nelle prime file stanno seguendo la storia incantati dalle immagini di fucili, carro armati e uomini che si uccidono a vicenda. Le ragazze spettegolano tra di loro a bassa voce, mentre qualcun'altra digita sul proprio cellulare senza sosta. Qualcuno, come me, sta sdraiato sul banco in dormiveglia.
E poi nell'ultima fila scorgo il volto di William. È completamente assorto dalle immagini, segue il film con un interesse tale che non gli credevo possibile. Non è come i ragazzi in prima fila: lui osserva le scene, gli attori, studia tutti i particolari di ogni singolo scambio di battute o delle riprese.
Sembra un bambino con quella sua espressione corrucciata e quegli occhi stracolmi di interesse. Non diresti mai che potrebbe essere una persona meschina quanto scaltra.
In una frazione di secondi i suoi occhi incrociano i miei e le sue labbra, prima ridotte ad una linea sottile, ora si trasformano in uno dei suoi soliti ghigni. Questa volta però non c'è malizia, ne superiorità nello sguardo che mi rivolge, soltanto un debole sorriso sghembo.
Volto di nuovo la testa verso la finestra e torno a ripensare cosa fare per raccogliere firme e vincere la scommessa. In fondo è pur sempre lo stesso ragazzo sprezzante che ho conosciuto su quel pullman.
Probabilmente dovrei cominciare ad inventare qualcosa già da subito e appena incontrerò i ragazzi a mensa parlarne con loro.
Drizzo la schiena e alzo la mano in modo che il professore possa vedermi. Non si accorge dei mie segnali di fumo, perché, è troppo preso dalla sua lettura. Decido di avvicinarmi alla cattedra e sussurrando chiedo: " mi scusi non sto molto bene potrei andare in infermeria?! Ho la nausea non vorrei aver preso la febbre o un qualche virus." Il tutto ovviamente recitato con dei grandi occhioni da cane bastonato.
"Si, assolutamente" si allarma.
"Grazie professore"
Recupero la mia roba e con una certa urgenza esco dall'aula. Ovviamente mi dirigo in infermeria per farmi dare un certificato e dimostrare la mia visita dalla signora Linda.
"Linda!" esclamo non appena varco la porta. Mi siedo sul lettino e lascio i piedi penzoloni.
"Cassandra, cara. Cosa succede?" chiede guardandomi con circospezione.
Linda è una di quelle poche persone che nei momenti più brutti mi ha sostenuta. Quando dovevo nascondermi la sua porta era sempre aperta. Credo mi compatisse quando ero una piccola ragazza indifesa vittima di bullismo.
"Ho bisogno di un certificato per attestare lamia visita in infermeria, ma tranquilla non sto male"
"Che hai combinato questa volta, chica "
"Oh Linda sapessi, un giorno ti racconterò tutto" le prometto incrociando il mio mignolo con il suo.
Linda tira fuori da uno dei suoi cassetti un pezzo di carta, lo timbra e ci mette sopra una bella firma e io non posso che essere felice e soddisfatta. Abbraccio forte l'infermiera e salutandola torno nei corridoi.
Decido di fare un salto al mio vecchio club di fotografia e spero che possano darmi una mano con le firme.
Mi incammino verso le aule più vecchie, quelle destinate alle discipline extrascolastiche o facoltative, e cerco la porta con la lettera F.
Busso, ma dall'altro lato si sente un gran frastuono. Entro senza chiedere permesso e mi ritrovo una decina di ragazzi che scattano foto ad un "modello" con indosso un costume da astronauta. La musica ad alto volume e uno scenario con tanto di luna piena alle spalle del ragazzo.
"Cassandra" mi viene incontro Alice.
"Cosa ci fai qui, pensavo avessi terminato il mio corso" continua ormai a due passi da me.
"Si, infatti è così, ma speravo di scambiare due parole con la tua nuova classe"
"Di cosa si tratta? Posso darti una mano?"
Alice è una ragazza sulla ventina che ha investito la sua carriera nella fotografia, ma è molto sognatrice.
Mi fa segno di esporre ciò che ho da dire e in pochi secondi ho l'attenzione di tutti e una melodia che mi accompagna in sottofondo.
"Vorrei che firmaste questa petizione per poter viaggiare più sicuri e con meno rischi di incidenti. Si tratta, appunto, dei pullman che molti di voi utilizzano per viaggiare fino a scuola."
Come avevo previsto l'attenzione si dissolve e la mia voce viene ovattata dalla musica ad alto volume.
"Forse posso aiutarti io" si avvicina Alice speranzosa.
Abbassa nuovamente lo stereo e i ragazzi tornano a guardarmi scocciati, ma è la loro insegnante a parlare.
"Se firmerete darò ad ognuno di voi due punti di credito in più!"
La mia faccia sarà sconvolta a questo punto perché, tutti si affrettano con una penna in mano pronti ad aggiungere il loro nome.
Ringraziai tutti quanti e in modo particolare Alice, la quale, mi suggerì di chiedere anche nel club di scenografia e che Fred sarebbe stato contento di aiutarmi allo stesso modo.
Presi in parola quella ragazza e mi fiondai alla ricerca dell'aula di scenografia. I ragazzi non erano molti, ma come mi era stato suggerito, Fred fu felice di aiutarmi e anche lui partecipò con la propria firma.
Tra una lezione e l'altra andai avanti così, penso di aver saltato anche qualche corso non obbligatorio per mandare avanti la mia battaglia. A metà mattinata ero riuscita a racimolare molte firme e la speranza di qualche studente che la pensava come me. Il lato positivo di tutta questa faccenda è anche il fatto che non ho dovuto sopportare la presenza di William in altre due lezioni in comune. A quanto pare anche lui ha trasgredito le sue regole e non si è presentato in classe facendo infuriare i professori e credo anche suo padre, alla fine di questa giornata.
Cammino verso la mensa con la testa china sui fogli che ho in mano, quando inciampo su qualcosa. Istintivamente porto le braccia al petto circondando e stringendo tutto ciò che ho in mano, chiudo gli occhi pronta a sentire il contatto della mia faccia sul pavimento. Non riesco a poggiare il piede a terra, è come se avessi davanti un gradino troppo alto.
"Jackson volevi forse uccidere questa povera ragazza?!"
Improvvisamente la sensazione di caduta viene smorzata dalla pressione delle mani di Adam sul mio corpo, che hanno impedito l'inevitabile scontro con il pavimento.
"Che per inciso si tratta della tua migliore amica!" specifica Jenna alzandosi e mettendo in spalla il suo zaino.
"Scusa ero distratta"
"Come sempre"
"Ma piuttosto che ci facevi a terra nel bel mezzo del corridoio?"
Indica le sue scarpe bianche come se fosse ovvio sistemarsi i lacci al centro di un luogo così. Non faccio in tempo a ribattere nulla e perciò mi limito ad alzare gli occhi al cielo.
"Che stringi così gelosamente?" chiede Adam che aveva continuato a ridere per tutto il tempo.
"Fa vedere" interviene la mia amica strappandomi di mano i fogli con curiosità.
"Sono firme. Sono quasi tutti i club presenti a scuola"
"Io e Adam abbiamo chiesto ad altri quattro club"
Mi volto verso il ragazzo non potendo trattenere una risata
"Si anche a quello di scacchi" dice facendo scoppiare del tutto le mie risa.
"Senti Cassie qui c'è poco da scherzare" mi ammonisce Jenna.
Stiamo facendo la fila con i nostri vassoi e vedo che sono l'unica a prendere la frutta, mentre gli altri due al mio fianco preferiscono il dolce. Non capisco come facciano a mangiare il budino che fanno in questa mensa.
Do la tessera alla donna che sta dietro la cassa e come ogni volta la fa strisciare velocemente nella fessura finche il bip non segna il pagamento.
Indico un tavolo libero ai ragazzi e ci affrettiamo a recuperare tre posti.
"Davis sta spargendo la voce e non è il solito. È ovvio che la maggior parte degli studenti preferisca partecipare alla festa di William" continua a espormi il problema.
"Si!" un voce maschile alle mie spalle si intromette nella discussione e inevitabilmente appena mi volto trovo il viso strafottente di Will.
"La biondina ha ragione!" fa un cenno verso Jenna per poi schiudere di nuovo le labbra: "e voi ovviamente non siete invitati, come anche tutte le altre persone appartenenti alla tua lista"
Con un scatto agile mi supera e salta sul tavolo, faccio appena in tempo a spostare il mio vassoio, la mia mela per l'impatto rotola sul tavolo e la osservo fermarsi prima che possa cadere. Poi prende la parola come se fosse un monarca pronto a tenere il proprio discorso.
"Ragazzi" inizia a parlare e tutti si fermano a guardarlo e ad ascoltarlo con un sorriso ebete stampato in volto, poi continua: "e ovviamente ragazze" e gli schiamazzi e le risatine aumentano.
"Siete tutti invitati alla mia festa questo sabato, ma con una piccola eccezione" si volta verso di me e allo stesso modo anche gli altri studenti.
"A molti di voi ho fatto firmare una lista, ma parecchi avete risposto di aver già aggiunto il vostro nome" fa una lunga pausa: " lei" mi indica "è mia avversaria in questa, chiamiamola, competizione. Perciò chiunque non sia sulla lista e abbia firmato la sua petizione non potrà accedere in casa mia e di conseguenza alla mia festa" conclude con una alzata di spalle e un inchino teatrale seguito da un coro di ragazze urlanti.
"Vi aspetto numerosi!" la recita di William viene interrotta dalla segretaria del preside.
"Signorino! Il preside ha richiesto urgentemente la tua presenza nel suo ufficio" la faccia del ragazzo in piedi sopra al mio tavolo è un miscuglio di espressioni.
"E per favore scendi immediatamente di là. Sono fatti per mangiare non per intrattenere recite inopportune!" alcune risate vengono soffocate e Will si affretta a scendere dal tavolo, ma non sembra per nulla in imbarazzo.
Lo osservo mentre, un piede dopo l'altro, segue i passi della segretaria. Non sono l'unica con gli occhi puntati su di lui, ma inevitabilmente il suo sguardo si posa sul mio e uno di quei suoi sorrisi sghembi e sprezzanti corona le sue labbra.
"È davvero insopportabile quel ragazzo!" esordisce Jenna con una faccia tutt'altro che sorridente.

Adam mi porge la mela senza dire nulla e io la ripongo nel mio piatto.

"Ragazzi grazie per il vostro aiuto, ma a questo punto posso dirmi sconfitta"
"Jackson non dirlo nemmeno continueremo a trovare altre firme, non a tutti piace William Davis!"
"Si ma a tutti piacciono le feste Adam" osserva Jenna.
Il pranzo procede in modo molto silenzioso. Con la forchetta giro la pasta ormai fredda, ma dopo nemmeno due bocconi decido di lasciar perdere.
"Forse un modo ci sarebbe, in fin dei conti di feste ce ne sono ogni finesettimana!" dico attirando l'attenzione dei due seduti al mio stesso tavolo.
"Proporre uno sciopero scolastico, potrei parlarne con il preside o almeno con la sua segretaria"
"Non credo funzionerà. Quando la squadra di basket ha scioperato per mancanza di materiale sportivo il preside ha sospeso tutti i giocatori" mi fa notare Adam.
"Si, ma l'intento di Cassie sarebbe quello di chiedere un sciopero scolastico. Con il permesso del preside e le firme degli studenti William Davis sarà stracciato"
Sorrido a trentadue denti e afferrando i miei fogli e addentando la mia mela mi dirigo velocemente in presidenza.
Lungo il tragitto studio un modo per esporre la cosa al preside e prima di entrare getto il torsolo della mela in un cestino. Mi siedo su una delle sedie della sala di aspetto e mi asciugo le mani una salvietta.
La segretaria mi scruta da dietro il suo sportello e con un cenno della mano mi invita ad avvicinarmi.
"Devo parlare con il signor preside. Si tratta di uno sciopero. Lei crede che potrebbe accettare la mia richiesta?"

"Guarda signorina, per adesso è occupato con un signore, ma puoi attendere su una delle sedie." Mi indica il posto dal quale mi ero alzata poco prima e girandole le spalle mi vado a sedere nuovamente.
"Signorina" mi richiama la donna. "Credo dipenda dall'importanza della situazione."
Con una speranza in più torno al mio posto in attesa di essere ricevuta.
"Signora, signora" una voce sta urlando affrettandosi ad entrare nell'ufficio.
"Davis, non avevi terminato?"

"Ho dimenticato il mio zaino, spero non l'abbia preso nessuno" la donna gli fa cenno di controllare e lui si volta verso la mia direzione.
"Oh ragazzina, anche tu qui. Cosa avrai mai combinato?!"
"Oh guarda guarda. Il mio aspirante regista preferito. Ciao anche a te Willy" il suo sguardo si fa più serio e capisco di aver toccato un tasto delicato perciò continuo imperterrita.
"Con le mie capatine ai club ho scoperto che il basket non è l'unica materia extrascolastica alla quale ti dedichi. E poi, come fare a non notare la tua attrazione per il cinema. Non solo hai recitato benissimo in mensa, ma eri così concentrato oggi nell'ora di storia, scrutavi lo scherma con molta curiosità." Ora la sua espressione è contratta e penso di aver esagerato un po' forse.
Si avvicina a me e a detti stretta pronuncia: "tu dillo a qualcuno è la sconfitta della scommessa sarà l'ultima delle tue preoccupazioni."
Poi con zaino in spalla si allontana e faccio in tempo a dire un'ultima cosa: "ci si vede piccolo Dawson Leery."
Dalla porta di fronte a me esce un uomo alto, vestito di tutto punto e con dei capelli corvini molto ordinati. I suoi occhi grigi incontrano i miei e un brivido mi risale lungo tutta la schiena. Prima di uscire saluta la segretaria e dopo un' ultima occhiata verso di me indossa un paio di occhiali scuri e si allontana. Nel frattempo la segretaria aveva informato il preside dalla mia presenza e lui con un cenno mi invita ad entrare nella stanza.
"Allora signorina Jackson cosa posso fare per te?" l'uomo di fronte a me sembra molto impaziente e di fretta, perciò decido di andare direttamente al sodo.
Espongo le carte con tutte le firme e inizio a spiegare la mia idea riguardo allo sciopero e la possibilità di coinvolgere tutti gli studenti e poter raggiungere un numero maggiore di firme.
"Ammetto che sia un'idea molto originale, ma mi dispiace informarti che qualcun altro ha già proposto un'altra soluzione, forse più fattibile e che non gravi sulla scuola, per questo stesso problema. Non posso dirti di chi o di cosa si tratta, ma purtroppo non posso accettare la tua richiesta. Non sono autorizzato a concedere l'organizzazione di uno sciopero."
"Capisco signor preside. Grazie lo stesso per sua disponibilità" lo saluto stringendogli la meno ed esco dall'ufficio rivolgendo uno sguardo verso la segretaria che mi sorride sorniona come a voler dire: "non era abbastanza importante"
Decido di terminare qui la mia giornata e mi avvio verso la fermata dell'autobus scrivendo un messaggio ai ragazzi che dice: lo stronzo mi ha battuta sul tempo. Ha proposto qualcosa di più fattibile secondo il preside. Non avrebbe autorizzato lo sciopero in ogni caso. Niente da fare!
Nell'attesa che il pullman arrivi vedo uscire dal cortile della scuola un macchina grigia e al volante è seduto lo stesso uomo che ho incontrato nell'ufficio. La sua altezza però mi impedisce di vedere chi sia seduto accanto a lui e rimango a seguire il tragitto della macchina finché non svanisce dalla mia vista.

un patto di eterna amiciziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora