Il Sole stava tramontando e Polluce e Ippolito seguivano ancora i Berserkers guidati dall'uomo incappucciato, mentre uno dei seguaci di Ares portava su di una spalla la giovane Athena priva di sensi grazie ai poteri del dorato che a lei avrebbe dovuto essere fedele.
Si dirigevano verso il palazzo di Ares, luogo sconosciuto persino ad alcune Divinità, e si diceva che a guardia di tale palazzo ci fosse persino una Dea, Eris, sorella gemella di Ares. Tuttavia nessuno sapeva niente con certezza, giravano solamente voci.
Già da un po' il dorato si era accorto che qualcuno li aveva seguiti dal Tempio e non era l'unico ad averlo notato.
«Polluce chi è il ragazzino che ci segue?» – chiese l'uomo incappucciato.
«È solo un nuovo Cavaliere! Me ne occupo io se è un problema!»
«Fallo subito!» – intimò l'uomo – «Non vogliamo che qualcuno, seppur inutile, sappia dove si trovi il Palazzo del sommo Ares!»
«Ok!» – rispose Polluce con ancora indosso l'armatura dei Gemelli.
«Ciao Gyon!» – disse sbarrando la strada al neo Cavaliere.
Gyon indietreggiò preparandosi ad affrontarlo, non capendo che Polluce stava solo prendendo tempo affinché i Berserkers si allontanassero, tuttavia erano rimasti fermi a guardare lo scontro.
«Andate!» – gli urlò – «Posso cavarmela in pochi secondi»
«Ha ragione andiamo!» – ordinò l'incappucciato che prima di andare tuttavia si rivolse al dorato
«Non fare scherzi perché lo saprei!» – dopodiché si allontanò insieme ai Berserkers, seguiti da Ippolito.
«Non pensavo saresti sopravvissuto alla mia Galaxian Explosion!» – si rivolse a Gyon non appena il gruppo fu lontano
«Beh avresti dovuto mirare un po' meglio!»
«Non che fosse diretto a te, però avresti fatto meglio a non se...
«Sporco traditore!» – lo interruppe Gyon con sdegno.
«Sporco traditore? Io? Sto facendo solo quel che è giusto!»
«Quel che è giusto? Distruggere il Tempio e rapire Eiren? Uccidere molti dei nostri compagni? Ti sembra giusto tutto questo?» – gli urlò contro.
«Non mi aspetto che un popolano come te capisca!»
Gyon senza aspettare un secondo di più scagliò il suo pugno contro il volto del dorato, che tuttavia rimase immobile come se il colpo del bronzeo Cavaliere fosse un leggero alito di vento, scoppiando poi in una fragorosa risata.
«Ahahahah! Cosa pensi di fare? Sei Cavaliere da "due minuti" e pensi davvero di poter sconfiggermi? Non sai nulla Pegaso! Non sei neanche in grado di percepire l'abissale differenza tra noi due!»
«La differenza? Vedo solo una differenza! L'anima nera che nascondi sotto quella splendente Armatura!»
«Vedo che Giasone ti ha addestrato bene a parole! Ma con i fatti non vedo molti progressi! Sei troppo cieco per vedere il netto divario tra i nostri due Cosmi!»
«E quale sarebbe?»
«Il settimo senso, Cavaliere! Preparati! Genrō Maō-Ken!»
Gyon cadde a terra svenuto, mentre il dorato si allontanava.
Era riuscito a raggiungere i Berserkers nonostante non sapesse dove fossero diretti, solo seguendo il loro Cosmo.
«Perché non l'hai ucciso?» – chiese stranito l'incappucciato mentre correvano.
«Perché ci sono stati già troppi morti oggi e non era necessario ucciderlo! Dovevo solo evitare che potesse seguirci al palazzo del sommo Ares e così ho fatto! Si sveglierà come minimo stanotte e a quel punto noi saremo lontani se non già a destinazione!» – commentò il dorato.
Tutti si fermarono, mentre l'incappucciato si avvicinò a Polluce.
«Un guerriero di Ares non l'avrebbe mai risparmiato! Dovrai imparare a comportarti come tale!»
«Io non sono un guerriero di Ares! Il fatto che vi stia aiutando non vuol dire che mi metterò una di quell'orrende Hauberks addosso e che mi farò chiamare Berserker. Non sono uno di quegli idioti che ti porti dietro e ti prego di ricordare la differenza! Sono un alleato di Ares non un suo seguace!»
I due erano a testa a testa e la tensione cresceva ad ogni istante di silenzio che seguì alle forti parole del dorato traditore.
«Ahahaha! Hai fegato ragazzo! E hai le tue ragioni! Ma parlami un'altra volta con quel tono e t'incenerisco all'istante!» – disse infine raggelando il sangue del dorato che stette immobile qualche secondo mentre gli altri ricominciarono la marcia.
Intanto nell'oscuro antro nel quale erano malcapitati Kitalpha e Neven, il Cavaliere di Equuleus aveva appena riferito che l'esplosione al Tempio era stata provocata dalla Galaxian Explosion!
«È così nobile Neven, ne sono certo! Ed essendo il nobile Castore morto, ormai da anni, l'unico in grado di scagliarla è il nobile Polluce. Trovo incredibilmente difficile pensare che egli, così devoto alla Divina Athena, possa averci tradito, ma non vedo come possa essere altrimenti!»
«Capisco Kitalpha! In ogni caso è ora di uscire da qui!» I due si teletrasportarono di nuovo al Tempio, o meglio ciò che di esso era rimasto.
«Ma che è successo?» – si chiese il bronzeo.
«Ho usato il Teletrasporto per ritornare al Tempio!»
«Per la miseria... Questo è il Tempio?! È peggio di come ricordassi!» – esclamò sconcertato Kitalpha.
«Nobile Neven!» – urlò in lontananza Equos vicino ad un accampamento.
Neven e Kitalpha lo raggiunsero per capire cosa stesse succedendo.
«Per fortuna siete in salvo!» – disse il Cavaliere della Bilancia tirando un sospiro di sollievo.
«La divina Athena?» – chiese con apprensione il dorato Cavaliere d'Ariete.
«Rapita!» – rispose Equos
«Come immaginavo!» – commentò ancora il Generale.
«Che è successo dopo la nostra scomparsa?» – chiese Kitalpha.
«Un'altra esplosione ha colpito il Tempio!» – spiegò Kleiros di Altar.
«Un'altra?» – commentò sgomento.
«Kleiros, hai per caso riconosciuto il colpo che l'ha causata?» – intervenne Neven
«Nossignore! Poco prima di essa, combattevamo i Berserkers fin quando non comparve un uomo incappucciato! Non so come, ma una forza gigantesca ci schiacciò a terra, mentre i seguaci di Ares si allontanavano... poi l'uomo scomparve nel nulla e ciò che era rimasto di integro del Tempio in un'altra esplosione perì! Solo la statua di Athena è sopravvissuta, come potete appurare voi stessi!»
«Equos il sigillo?» – chiese Neven di colpo, ricordandosi il primo compito affidatogli dalla Dea Athena.
«Ancora integro fortunatamente, Signore!»
«Signore... Perché, se posso, ha chiesto se avessimo riconosciuto il colpo? C'è stato, forse, un tradimento?» – chiese Kleiros.
«Niente di cui ti debba preoccupare, Cavaliere!» – rispose Neven, poi si rivolse a Kitalpha – «Vai ad aiutare a preparare l'accampamento, a gestire i turni di guardia, a fare tutto ciò che puoi per aiutare!»
Il Cavaliere di Equuleus si stava già muovendo, quando il generale lo richiamò.
«Ah Kitalpha! Un'ultima cosa!» – si avvicinò al bronzeo Cavallino – «Quella discussione... che rimanga tra noi! Intesi?» – disse infine sottovoce, ricevendo un cenno di conferma dal Cavaliere.
«Equos, quanti Cavalieri sono rimasti?» – chiese poi al dorato.
«Dei 58 Cavalieri, contando voi e Kitalpha, siamo rimasti in 31! Di sette siamo riusciti a trovare i corpi, ma degli altri niente... anche alcuni dorati mancano all'appello, anzi di essi siamo rimasti solo noi due...»
«Capisco! Gyon?! Sai per caso dov'è?
«No e non abbiamo trovato il suo corpo!»
«Allora vieni a cercarlo con me! Kleiros hai tu il comando per adesso!»
«Sissignore!» – rispose l'argenteo.
Neven posò la mano sulla spalla del Cavaliere della Bilancia dopodiché si teletrasportarono.
"Cos'è questo? Ancora un'illusione di Polluce? Oppure è un sogno?" si chiedeva Gyon, trovandosi al Tempio che con suo stupore era ancora integro. Era difronte una delle abitazioni dei Cavalieri, mentre la luna piena illuminava i dintorni. Cercò di aprire la porta ma non ci riuscì, passandole attraverso, come se fosse evanescente. "Sono un fantasma?" – si chiese. Poi un braccio dorato lo attraversò in pieno petto aprendo la porta.
Era il braccio di Polluce che stava entrando nella sua abitazione del Tempio.
«Infame traditore!» – gli urlò contro Gyon attaccandolo, ma gli passò attraverso.
Entrato in casa si tolse l'elmo dell'armatura dopo aver acceso una torcia e si sedette come se tutto andasse bene e Gyon non fosse lì. Prese la bottiglia di vino che era sul tavolo, semivuota, e bevve direttamente senza versarlo in una coppa.
«Troppo vino ti fa male!» – intervenne una voce nell'oscurità dell'altra stanza.
«Ah! Sei tu!» – disse incurante il dorato che continuò a bere vino.
«A che punto siamo con il piano?» – chiese Neven uscendo dal buio.
Gyon stupefatto non capiva cosa stesse succedendo.
«Anche tu Neven?!» – chiese completamente ignorato.
«Abbiamo fatto un passo avanti, proprio oggi ho fatto un incontro curioso!» – rispose Polluce.
«Ci possiamo fidare?»
«Sì, direi proprio di si! Ci darà una mano!»
«Bene! Chi degli altri è informato del piano?»
«Al momento nessuno a parte noi, ma penso che dovremo coinvolgere Asclepio! So che non sei entusiasta della sua partecipazione ma credo proprio che sarà necessario quanto meno qualche giorno prima di attuarlo!»
«Asclepio... Come fa una persona ad essere tanto altruista e egocentrica allo stesso tempo non saprei!» – commentò sprezzante Polluce.
«Beh non credo che importi, il suo contributo in battaglia è inestimabile!»
«Ok!»
«C'è altro che dovrei sapere?»
«No! Piuttosto quando direte del piano alla Divina Athena?»
«Quando sarà il momento!» – disse congedandosi dal Cavaliere.
Un bagliore bianco avvolse Gyon che si risvegliò su un terreno di pietruzze, diverso dal luogo in cui aveva combattuto contro il dorato.
"Dove sono?" si chiese stordito. Alzandosi e guardandosi intorno riconobbe il posto molto familiare.
"È il sentiero principale per Rodorio, e quella è la gente che se ne sta andando!"
«Equos, Giasone!» – urlò ai cavalieri mentre facevano la guardia al sentiero, insieme ad Amida.
Testardo com'era Gyon ci riprovava ma anche questa volta rimase ignorato.
«Genrō Maō-Ken» – esclamò Polluce dietro di lui colpendo Equos, che cadde a terra svenuto.
«Polluce che fai?» – chiese sconcertato e allo stesso tempo stupefatto, Giasone, mentre Keren si mise in posizione da combattimento, urlando alla gente di affrettarsi.
«Pensi di sconfiggere tre Cavalieri d'Oro insieme?» – commentò Amida rimasto composto, levitando seduto con le gambe incrociate.
«Non serve sconfiggervi!» – disse una voce che sembrò provenir da dovunque.
Poi una figura incappucciata apparve accanto al dorato traditore.
«Forza Polluce, fallo adesso!»
«Another Dimension!»
Tutto intorno apparve uno sfondo di stelle e Galassie, strane forme ricurve e soprattutto oscurità.
«Dove siamo?» – chiese Keren.
«È il mondo dei Dioscuri, chiamata anche Dimensione Oscura! Un luogo da cui nessuno se non un Dio può fare ritorno!» – spiegò molto pacatamente Amida.
«Ho visto tante persone finire in questo posto! Polluce solo di rado ha utilizzato questo colpo! Era più suo fratello che lo amava, facendosi consumare dall'oscurità che da esso scaturisce!» – intervenne Giasone – «A Tanto osi spingerti contro i compagni?! – urlò poi contro il traditore.
«S...» – stava per dire qualcosa Keren, prima di scomparire insieme ai compagni nell'oblio più totale.
Di nuovo quel bagliore avvolse Gyon e dopo aver assistito a quelle scene si svegliò di colpo sul sentiero in cui aveva affrontato Polluce. Era solo, ormai il dorato era lontano, giunto insieme ai Berserkers a destinazione.
«E il palazzo di Ares sarebbe dentro quella grotta? – chiese sarcasticamente il dorato.
«Ahahah!» – risero i Berserkers
«Seguici e stai zitto!» – intimò l'uomo incappucciato.
Il dorato e Ippolito seguirono l'uomo misterioso e i Berserkers dentro quell'antro.
Era una grande grotta con alti soffitti e varie pozzanghere rinvigorite anche dall'acqua che cadendo nei secoli dal soffitto aveva generato molte stalattiti e stalagmiti. Il luogo era tenebroso ma le torce accese dai Berserkers illuminarono la caverna. Giunti alla fine della gigantesca entrata c'era una sorta di apertura.
«Forza dobbiamo entrare lì!» – disse uno dei Berserkers rivolgendosi a Polluce che tuttavia lo ignorò, ma fu proprio lui il primo ad entrare sollecitato con lo sguardo dall'uomo incappucciato, che senza proferir parola gli diede una torcia. Persino il dorato era intimorito dalla sua presenza.
Il passaggio era veramente stretto tanto che dovettero procedere in fila con la testa chinata per quanto fosse basso, mentre un filo d'acqua scorreva nella direzione opposta.
Avevano già percorso parecchi metri quando Polluce si accorse che di lì a poco il passaggio si sarebbe allargato.
«Penso che ci siamo!»
Il passaggio si allargava improvvisamente dando accesso ad una camera gigantesca.
«Alla luce delle torce centinaia se non migliaia di pipistrelli aggredirono il gruppo, ma il più viscido dei Berserkers alzò il dito e i pipistrelli ritornarono a coprire l'intero soffitto dell'immensa camera della caverna per poi scomparire.
«Tranquilli! Erano soltanto i miei pipistrelli!» – spiegò quel Berserkers.
«Pipistrelli?» – chiese Ippolito che non aveva mai incontrato tali creature.
«Si sono solo dei topi con le ali!» – commentò Polluce attirando l'ira di quel Berserker, che tuttavia fu ignorata dal dorato.
«Questo luogo è immenso? Più di quel che riusciamo a vedere! Non è così?» – chiese Polluce.
«Sei degno della fama che circonda ill tuo nome!» – commentò l'incappucciato.
«Voglio vedere!» – e non appena lo ebbe detto illuminò tutto come se egli stesso fosse il Sole.
Il posto era veramente enorme e dritto davanti loro a decine di metri di distanza non c'era una parete rocciosa ma una parete di acqua. Un'imponente massa d'acqua chiudeva la caverna, come se qualcosa la bloccasse lì ferma, mentre avrebbe dovuto dispiegarsi e riempire quell'antro immenso.
«Cos'è questo posto?» – chiese Ippolito
«Questo è l'accesso al palazzo del sommo Ares per chi non è un Berserker!»
«Per chi non è un Berserker?» – domandò incuriosito
«Grazie alle nostre Hauberks, possiamo direttamente accedere al palazzo del sommo Ares senza dover sprofondare in questi luoghi. Ma non possiamo portare nessuno di estraneo. Quindi per voi abbiamo dovuto prendere questa via, nascosta in modo che nessuno lo trovi per caso!» – spiegò il Berserker più robusto che portava Athena ancora priva di sensi.
«Immagino che quella massa d'acqua sia una difesa per eventuali intrusi! Rilasciandola non in molti, riuscirebbero a sopravvivere! Anzi probabilmente chiunque resterebbe annegato!» – intervenne Polluce.
«Continui a sorprendermi! Con te abbiamo fatto un ottimo acquisto!» – disse l'incappucciato, poi si diresse verso la parete alla sinistra del passaggio dal quale erano venuti, appena prima che cominciasse uno strapiombo.
Toccò la parete irregolare e un simbolo lucente apparve su di essa. Sullo sfondo del simbolo c'era uno scudo d'alloro circondato, due spade incrociate scintillanti il tutto circondato da un fuoco divampante . Un bagliore rosso fuoco emesso dal simbolo lì avvolse e all'improvviso si ritrovarono all'esterno della grotta. La luna splendente illuminava il luogo nel quale erano ritrovati.
«Benvenuti al Palazzo e Tempio del sommo Ares!» – disse un Berserker di guardia che lì accolse.
«Ma è un'isola! E quello è il Mar Nero!» – commentò Ippolito.
L'incappucciato si girò di scatto prendendo Ippolito alla gola.
«Come fai a saper che quello è il Mar Nero?»
Ippolito lo spinse via allontanandolo di qualche passo, ma l'incappucciato di nuovo si erse davanti al giovane.
«Come fai a saperlo? Non voglio ancora dovertelo chiedere!» – intimò al ragazzo.
«Sono figlio di Teseo, figlio di Poseidone! Il mare è la mia casa! Posso riconoscere tutti i mari pur quelli che nessun marinaio abbia mai solcato»
«Ah già!» – rispose l'incappucciato che poi si girò avvicinandosi al Berserker che portava Athena – «Andate a riposare!» – disse, quindi, dopo aver preso con sé il corpo incosciente della Dea. Poi scomparve come dissolto nell'aria.
Un rumore subito dopo attirò l'attenzione del gruppo: era il corno di Ares, suonato quando il Dio decideva di farsi vedere fuori il suo Palazzo, o nelle sale del Tempio o anche decideva di fare una passeggiata per i boschi.
I Berserkers al suono subito s'inginocchiarono e così fecero, anche se con qualche secondo di ritardo, Ippolito e Polluce. Al centro della scorta di ben venti Berserkers che usciva dal palazzo del Dio, non v'era egli tuttavia, ma una donna di una bellezza indescrivibile. Era come se pur un momento tutto quanto esistesse solo per lei, come se tutto il Cosmo servisse lei, ogni disputa, ogni altro pensiero in quel momento fu spazzato via dalla sua visione.
«Salutate Aphrodite!» – urlò un servitore annunciando la Dea dell'amore.
«E pensare che si dice che il Principe Patroclo l'abbia vista apparir nuda. Come abbia fatto a non svenire mi domando!» – commentò sottovoce Ippolito rivolgendosi al dorato.
Polluce trattenne le risate, ancora incantato dalla visione della Dea.
"Le parole di Ippolito saranno pure quelle di un ragazzo che ha conosciuto poche volte i piaceri di una donna, ma in questo caso non ha poi tutti i torti" – pensò il Dioscuro.
La Dea sfilava tra i Berserkers e dietro di lei, incrociate sulla sensuale schiena, scintillanti, vi erano due folgori Olimpiche. Solo poche volte Polluce le aveva viste nella forma pura. Erano anch'esse bellissime seppur letali, forse si trattava dell'arma più letale dell'universo. E in questo momento era sulle spalle della Dea Aphrodite, amante di Ares.
"Incredibile! Perché Zeus le ha affidato delle folgori? Solo chi con il suo Cosmo è in grado di generare fulmini se ne può occupare!" rifletteva il dorato che sapeva come funzionasse l'Olimpo e quanto fosse difficile controllare le folgori per chi non avesse delle doti naturali per i fulmini. Tuttavia la situazione era cambiata già da qualche anno, ma in pochi ne erano a conoscenza.
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Saint Seiya - Origins
FanfictionAi tempi dell'antica Grecia, era di grandi eroi e di epiche battaglie, l'equilibrio tra le divinità iniziò ad incrinarsi quando la custodia della Terra e della sorte degli esseri umani venne affidata ad Athena. Da sempre quel dominio allettava molt...