XI - Ambrosia

40 3 0
                                    

Gyon si era risvegliato già da alcune ore senza riuscire a raggiungere i nemici, né a seguirli, tuttavia ritrovando le impronte di Polluce era riuscito a raggiungere la grotta.
"Se le impronte finiscono qui può solo significare che siano entrati in quella grotta! Ma queste sono solo le impronte di Polluce, non ne vedo altre! Che sia una trappola? D'altronde perché Polluce non ha nascosto le sue impronte? E perché non mi ha ucciso, quando avrebbe potuto facilmente? E soprattutto perché mi ha mostrato quei suoi ricordi? Che cosa avrebbe voluto che capissi? Che cosa le parole non avrebbero potuto spiegare?"
Temendo una trappola e tormentato dalle visioni che Polluce gli aveva mostrato, concluse che fosse più saggio rincamminarsi verso il Tempio e consultarsi con Neven. D'altronde Polluce aveva ragione "Era Cavaliere da due minuti!".
Aveva fatto un passo nella direzione del Tempio e subito si rigirò entrando nell'antro oscuro.
"Non posso lasciare Eiren così! Ha bisogno di qualcuno che la protegga!" – pensò mentre, stavolta, fermo nella sua decisione attraversava l'entrata della grotta. Andava però alla cieca le impronte erano state cancellate dall'acqua.
«E ora da dove inizio?» – pensò ad alta voce il Cavaliere.
«Beh dovresti usare i tuoi sensi, espandili!» – esclamò una voce non troppo lontana.
«Chi sei?!» – chiese Gyon.
«Finalmente!» – esclamò un'altra voce.
«Dove siete?» – domandò ancora Gyon.
«Dietro di te!» – disse il generale apparendo con Equos appena dietro il bronzeo Cavaliere.
Gyon scattò allontanandosi dai due non appena apparvero.
«Calma Gyon siamo noi!» – cercò di calmarlo Neven
«Ah per fortuna!» – esclamò il Cavaliere già pronto, in posizione, a battersi. – «Ci sono tante cose che devo dirvi!»
«Sappiamo tutto!» – lo interruppe Neven – «Ma non devi preoccupartene!»
«Come sapete tutto? Mi ha fatto vedere delle cose strane... delle illusioni di morte... poi sono comparso in quelli che sembravano i suoi ricordi... nella prima visione si stava ubriacando e c'eri anche tu Neven e avete parlato di un piano che ancora non avevi riferito ad Eiren e di coinvolgere Asclepio... dopo sono apparso durante l'assedio al Tempio prima dell'esplosione... Polluce era con Giasone, Keren, Amida e te Equos... dopo che ti ha messo KO con la stessa tecnica che ha usato anche su di me... ha spedito gli altri in luogo che Amida ha chiamato la dimensione dei Dioscuri!
«Ah e questo che successo dopo che Polluce mi ha colpito!» – esclamò Equos
«C'è un'altra cosa! L'ho visto sia nella memoria di Polluce sia mentre li seguivo... un uomo incappucciato... che sembrava essere il capo... è forte oltre ogni immaginazione... persino Polluce sembrava in soggezione... non ha rivelato niente di sé a parte un ghigno malefico»
«Capisco!» – disse Neven – «Non devi preoccuparti di Polluce né di quest'uomo incappucciato! Presto sarà tutto finito!»
«Che vuoi dire? E che c'entri tu con Polluce?»
«Per adesso è meglio non parlarne, piuttosto è qui che sono entrati?» – chiese Neven riferendosi alla grotta.
«Si, ma le impronte che mi hanno condotto qui sono solo quelle di Polluce, degli altri neanche una traccia, e non credo che sia così stupido da lasciare le sue impronte in bella vista, perciò ho sospettato una trappola!»
«Beh probabilmente non le ha cancellate pensando che non saresti stato in grado seguirle, o che ti fossi risvegliato troppo tardi e che il tempo avrebbe provveduto da sé!» – spiegò Equos.
«Mi sembra una forzatura per un individuo così attento alle macchinazioni!» – concluse Gyon.
Neven rimase in silenzio disinteressandosi delle teorie dei due, scrutando invece la grotta.
«In ogni caso dobbiamo trovarli!» – esclamò Neven iniziando ad addentrarsi.
Equos e Gyon rimasti un poco indietro e Gyon stava per seguire il generale dentro la grotta.
«Aspetta Gyon!» – lo fermò Equos.
«Che c'è ancora?»
«Ti volevo solo insegnare come avresti potuto capire se si trattasse di una trappola o no!»
«Come?»
«Ti ricordi poco fa ti ho detto che avresti dovuto espandere i tuoi sensi!»
«Espandere i sensi?» – chiese confuso Gyon – «C'entra per caso il settimo senso?
«Che sai del settimo senso?» – domandò Equos sorpreso che Gyon lo conoscesse.
«Niente, l'ha nominato Polluce prima di mandarmi al tappeto, dicendo che è la differenza tra noi due!»
«Beh ha ragione, ma ancora è presto per parlare di settimo senso... e non è detto che ci arriverai mai nella tua vita. Quello che intendevo per espandere i tuoi sensi è che devi espandere il tuo spazio personale!»
«Spazio personale?»
«Ricordi di essere scattato appena hai sentito qualcuno dietro di te?»
«Si ma solo perché avete parlato!»
«No... riflettici... sei scattato pochi istanti prima di sentire la voce di Neven... eravamo dietro di te, non ci potevi vedere, non avevamo fatto rumore ancora eppure sei scattato. Sai perché? Ragionaci... in ogni caso per trovarli devi usare quella tua stessa sensazione di prima, quella che ti ha fatto scattare di colpo!» – gli spiegò
«Vero!» – esclamò riflettendoci – «come ho fatto?»
«È un'intuizione di quasi tutti i giorni... quando qualcosa si avvicina a noi, più è vicina, più le nostre sensazioni ci avvertono. Quando un oggetto o una persona invade lo spazio che circonda il nostro corpo, lo percepiamo e se tramite i nostri sensi non lo riconosciamo e non sappiamo valutare l'oggetto o la persona, reagiamo, così come hai fatto tu! Prima di sapere che fossimo noi, non sei riuscito a valutare se fossimo ostili o no e quindi ti sei allontanato per precauzione! È un istinto di conservazione! Se avessi sentito prima la voce di Neven dietro di te, probabilmente avresti reagito in maniera diversa! Capito?»
«Ehm... no!» – rispose Gyon confuso
«Vedi i nostri sensi nella nostra coscienza non rimangono separati, ma si integrano... si uniscono... formano un immagine di noi... dei nostri confini, limiti... dello spazio introno a noi... dello spazio più distante da noi... fino ad un limite che è insito nella capacità dei nostri sensi... nella capacità di vedere... nella sensibilità del nostro tatto, del nostro udito, del nostro olfatto... e così via... grazie al Cosmo possiamo espandere le nostre sensazioni... espandere le nostre percezioni... e acquisire più informazioni ed espandere quella ricostruzione integrata di tutti i sensi che noi normalmente abbiamo... così puoi percepire quell'uccellino... che sul quindicesimo ramo, a partire dal basso, del quarto albero sulla sinistra a circa venti metri di distanza da noi... sta dando da mangiare, sul suo nido, al suo figlioletto»
Gyon guardò nella direzione indicatagli dal dorato e vide il nido e riuscì a vedere quell'uccellino.
«Come hai fatto?» – gli chiese
«Il principio è lo stesso di come hai percepito la nostra presenza... solo l'ho espanso... attraverso il Cosmo puoi percepire tutto ciò che accade intorno a te... Prova!»
«Fantastico!» – esclamò Gyon – «Quindi dici che posso riuscirci pure io?!»
«Esatto! Forza prova e dimmi tutto ciò che riesci ad intuire su quella grotta!»
«Ragazzi non è il momento!» – gli urlò Neven da dentro la grotta – «Venite credo di aver trovato un passaggio!»

Nel palazzo di Ares nel frattempo Athena si era svegliata in una stanza molto lussuosa e circondata da diverse ancelle. Incatenata al letto sia ai polsi sia alle caviglie la giovane Dea tentò di spezzare le catene, fallendo nel tentativo.
«Dove sono?» – chiese piuttosto confusa.
«Nella dimora del sommo Ares! Egli attende con ansia il vostro risveglio! Tenga, beva!» – disse una delle ancelle porgendole un po' d'acqua. I lunghi capelli biondi e occhi rossi come il sangue sembravano familiari alla Dea che però non riusciva a ricordare dove avesse visto la fanciulla.
All'improvviso le porte si spalancarono e l'uomo incappucciato entrò nella stanza.
«Lasciateci!» – intimò mentre tutte le ancelle tranne quella che aveva dato da bere ad Athena uscirono dalla stanza.
«Vedo con piacere che vi siete svegliata!» – disse poi rivolgendosi alla Dea.
«Chi sei?» – chiese la Pallade agguerrita, riconoscendo il suo rapitore.
«Non credo che v'importi tanto della mia identità! Invece, perché non mi chiedete cosa v'interessa saper davvero?»
«Che cosa avete fatto ai miei Cavalieri?» – il fuoco era ben visibile negli occhi della Dea infuriata e preoccupata allo stesso tempo.
«Ahhhh! Riesco a percepire il vostro ardore, la vostra potenza... unita alla vostra impotenza! La vostra frustrazione m'appaga! E per rispondere alla vostra domanda... beh... non saprei con certezza, ma se non sono tutti morti solo in pochi saranno rimasti in vita!» – rise l'uomo.
La Dea reagì urlando e cercando di liberarsi dalle catene, inutilmente. L'uomo incappucciato si sedette ai piedi del letto sul quale era distesa, le si avvicinò prendendole il polso incatenato con una mano e sfiorandole le dolci e candidi gote con l'altra. Eiren in un gesto di ribrezzo chiuse gli occhi corrugando nel contempo il viso.
«Dove credete di andare? Non potete fuggire proprio da nessuna parte! Quelle catene sono state forgiate da Efesto in persona, neanche voi con il vostro divino Cosmo potete romperle!» – disse avvicinandosi ancor di più alla Dea mentre lei sopprimendo il ribrezzo che provava per l'uomo, lo guardò dritto negli occhi con disprezzo e rabbia mentre lui annusando il dolce odore divino vaneggiava.
L'uomo si alzò di colpo e si rivolse all'ancella dall'altra parte del letto.
«Armonia!» – esclamò l'uomo – «Prepara la Dea Athena e portala al cospetto del sommo Ares!»
«Armonia?» – chiese Athena capendo finalmente chi fosse la fanciulla.
«E così è già tornato?» – chiese la fanciulla mantenendo lo sguardo verso il basso.
«Si!» – rispose l'incappucciato uscendo dalla stanza.
Armonia aspettò qualche secondo dopo che uscì, poi, tirando fuori una chiave cercò di aprire le catene che imprigionavano la Dea.
«Presto Athena! Dobbiamo fare presto! Non abbiamo molto tempo!»
«Che succede?» – chiese Athena confusa.
«Deve andarsene subito da questo posto! Mio padre cerca disparatamente una fonte di ambrosia per guarire dalle ferite che Eracle gli inflisse anni orsono, e se riuscisse nel suo intento, userebbe il potere della sacra fonte per piegare il mondo al suo volere. Perciò vi ha rapito, poiché voi come custode delle Terre voi conoscete i luoghi delle preziose fonti»
«Capisco!» – annuì la Dea toccandosi i polsi dolenti appena liberati, mentre Armonia provvedeva a liberarle le caviglie.
«Forza andiamo!» – esclamò la figlia di Aphrodite ed Ares e così le due uscirono dalla stanza.
Un enorme corridoio si distendeva davanti alle due giovani mentre correvano in direzione della scalinata.
«Dobbiamo sbrigarci» – incitò Armonia temendo di essere scoperta dal padre.
«Armonia!» – una voce profonda e cupa rimbombò nell'ampio corridoio – «Dove stai portando Athena?»
Ares era apparso difronte le fanciulle, insieme ad alcuni suoi seguaci. Il Dio dai capelli rossi e iniettati di sangue, indossava una poderosa armatura rossa e arancione, con un grande scudo ad una mano e una lancia portentosa all'altra.
«Padre!» – esclamò la giovane
«E così mi stai tradendo!» – costatò il Dio – «Perché?»
«Il perché lo sai benissimo!» – rispose determinata.
«Athena... e così è questo l'aspetto di un Dio reincarnato! Beh io non sono molto propenso alla reincarnazione, al massimo una possessione... ma mischiare il mio sangue con quello di un umano mi fa ribrezzo! Ma perché non venite nella sala del mio trono almeno così possiamo parlare!»
I Berserkers alle spalle del Dio circondarono le due fanciulle prendendole con la forza.
«Che modi sono!» – commentò il Dio – «sono pur sempre delle divinità» – disse poi facendo un gesto con la mano – «Le catene forgiate da Efesto vi terranno a bada!» – concluse il Dio.
E così difatti apparse le divine catene che legarono i polsi e le caviglie di entrambe le fanciulle.
«Su via seguitemi!»

Arrivati nella sala del trono Ares si sedette nel suo posto accanto a quello dell'amante Aphrodite che lì, li attendeva.
«E così questa giovane è Athena? Si riesco a percepire il suo divino Cosmo!» – parlò così la Dea dell'amore – «E perché Armonia è incatenata?» – chiese infino al compagno di letto.
«Ci stava tradendo, mia amata! Stava conducendo Athena fuori dal palazzo!»
«Perché Armonia?» – chiese alla figlia, poi con lo stesso gesto compiuto da Ares, sciolse entrambe le fanciulle dalle catene.
Armonia stavolta non rispose, mantenendo lo sguardo fisso sulla madre, con un'espressione di tristezza e risoluzione allo stesso tempo.
«In ogni caso Athena, c'è un motivo per cui sei qui!» – intervenne il Dio della guerra cui non sembrava importare granché del tradimento della figlia.
«Dimmi dove sono le sacre fonti di Ambrosia e potrai tornare incolume dai tuoi Cavalieri, sempre che ne sia rimasto qualcuno in vita!» – continuò il brutale.
«Le sacre fonti? Beh non so proprio di cosa tu stia parlando» – rispose Athena.
«Io vado!» – esclamò Aphrodite scomparendo nel nulla.
"Perché lei può uscire così tranquillamente da questo luogo e io non riesco neanche portarmi fuori!" – si chiedeva Eiren.
«So cosa ti chiedi!» – esclamò Ares.
«Davvero?»
«Perché non riesci a andare via usando i tuoi poteri! Beh grazie ad un consiglio di mio fratello in effetti! Usando della polvere di stelle e il mio sangue oltre a quello di Aphrodite questo posto è inaccessibile mediante qualunque tipo di teletrasporto se non a me e a lei. Niente può si può teletrasportare da dentro a fuori e viceversa, se non con il mio consenso. L'unico ingresso per questo palazzo è la porta principale!»
«Capisco!» – rispose la Dea – «Ma ciò non cambia molto...»
«Che vuoi dire? – chiese il Dio confuso dalle dichiarazioni di Athena
«I miei Cavalieri, verranno e ti sconfiggeranno, mettendo fine alle tue macchinazioni» – esclamò risoluta.
Ares scoppiò in una grossa risata, che durò anche troppo, tanto da sembrare forzata.
«E che vengano... quelli rimasti... truciderò ogni tuo prezioso Cavaliere davanti ai tuoi occhi... beffeggerò i loro cadaveri... ti costringerò a nutrirti della loro carne... e solo dopo anni di questa tortura... infine ti ucciderò! Ora hai due scelte, o mi dici dove sono le sacre fonti o questo tetro futuro io mi divertirò a realizzare... a te la scelta... mi compiacerò in entrambi i casi!»

Nel frattempo Neven, Equos e Gyon avevano appena attraversato quello scomodo passaggio, giungendo in un antro gigantesco, lo stesso che raggiunsero i Berserkers con Polluce, Ippolito e Athena.
«Questa camera nasconde più di ciò che il buio nasconde!» – esclamò Neven – «Starlight Revealing!»
Come già Polluce aveva fatto prima di lui, Neven divenne come il Sole, illuminando il gigantesco antro.
«Dobbiamo sbrigarci!» – disse Equos – «Quella parete d'acqua non mi convince molto!»
«Si, hai ragione!» – concordò Neven.
«Cos'è quello?» – chiese Gyon indicando una delle pareti dell'antro.
Il sigillo di Ares, che il gruppo di Berserkers aveva usato per teletrasportarsi all'esterno del Tempio del Dio, rispondeva alla luce emessa dal generale, brillando di luce propria, rossa come il fuoco.
«Proprio quello cercavo!» – disse Neven
«Cos'è?» – chiesero insieme Gyon ed Equos.
«È un emblema di Ares usato per il teletrasporto!» – spiegò Neven – «Probabilmente non potremo utilizzarlo come passaggio, però forse riesco capire dove porta così da teletrasportarci autonomamente»
«Davvero? Puoi farlo?» – chiese Equos
«Si!» – rispose Neven che si stava concentrando sul sigillo, poggiandogli una mano.
«Ehm ragazzi!» – intervenne Gyon
«Non ora!» – gli urlò contro Neven
Equos si girò mentre qualunque cosa tenesse ancorata la parete d'acqua si sciolse e la massa d'acqua, impetuosa, si dirigeva verso di loro.
«Ci sono!» – esclamò Neven e i tre si teletrasportarono poco prima di essere raggiunti dall'ondata.

Apparvero in una foresta, strana, ma bellissima, con alberi giganteschi.
«Dove siamo?» – domandò Gyon
«Poco distanti dal palazzo di Ares»
«Perché non ci hai teletrasportati lì direttamente?» – chiese Gyon.
«Come puoi fare una domanda così stupida?!» – urlò Equos dandogli un pugno in testa.
«Non potevamo rischiare di apparire e di essere scoperti senza sapere molto sulle possibilità del nemico. Inoltre per quanto riguarda l'interno del palazzo deve essere protetto del Cosmo di Ares perché non avrei potuto teletrasportarmici. Anche il sigillo di Ares stesso porta appena fuori il palazzo. Ho preferito evitare quel luogo perché come punto di accesso sarà ben sorvegliato. E dobbiamo sapere cosa affrontiamo per portare Athena fuori sana e salva!»
«Come sai che è ancora incolume?» – chiese Gyon
«Ares ha bisogno di qualcosa altrimenti non avrebbe rapito Athena... l'unica cosa che mi viene in mente che voglia è sapere dove si trovano le sacre fonti di Ambrosia!»
«Sacra fonti di che?»
«Ambrosia... Esistono da tempo immemore, in alcuni luoghi della Terra, delle sacre fonti che ogni ferita guariscono e che lunga vita conferiscono. Un potere enorme viene donato a chi s'immerga in codeste fonti, o chi dell'ambrata se ne nutra. Si dice che possa essere estremamente liquida, come acqua ambrata, oppure estremamente densa e rossiccia. Gli Dei hanno prosciugato le fonti conosciute per aumentare a dismisura il loro potere. Ora le ultime rimaste si trovano in posti sconosciuti e solamente la custode della Terra li conosce, in altre parole Athena. Quando Zeus ha affidato le terre ad Athena, le ha affidato anche il compito di proteggere tali fonti e di non permettere a nessuno di nutrirsene né di immergersi, sigillandole con le folgori. Solo un potere simile alle folgori può spezzare il sigillo di Zeus.
«Eiren non direbbe mai, dove si trovano!» – esclamò Gyon
«Esatto e proprio per questo che Ares non la ucciderà né le farà del male, aspetta una nostra contromossa in modo da far leva sui suoi sentimenti... aspetta di avere sottomano qualcuno di noi per farlo... per questo credo che abbia rapito anche qualcuno dei nostri... la mia preoccupazione più grande era che avesse preso te e in quel caso avrebbe avuto in mano la più potente arma per far leva sui sentimenti della nostra Dea! Per fortuna non è a conoscenza del vostro legame, e per sicurezza sarei tentato di rimandarti al Tempio, per non correre pericoli... tuttavia so che ritorneresti qui anche a nuoto, perciò è meglio se resti con noi e fai tutto ciò che ti dico!»
Gyon annuì e solo qualche istante dopo, riflettendo sulle parole di Neven, capì...
«Ma se questo era il piano di Ares e Polluce non mi ha catturato quando poteva... allora...»
«Esatto!» – commentò Neven

Polluce era nella stanza assegnatagli dall'uomo incappucciato, rifocillandosi dopo l'estenuante battaglia e il lungo viaggio che ne seguì. Il dorato, spoglio della propria Armatura, fu richiamato da un Berserker.
«Polluce, il sommo Ares richiede la tua presenza!» – gli conferì dall'esterno della stanza.
Il dorato si sciacquò il viso e uscì. Camminò, scortato dal Berserker, lungo lo stesso corridoio, che poco prima, Athena aveva percorso con Armonia e fu raggiunto da Ippolito, anch'egli convocato e scortato.
«Polluce!» – gli urlò
«Ah Ippolito, dove vai?
«Da Ares» – spiegò il giovane – «anche tu?»
Polluce annuì con la testa, cambiando però di espressione.
"Perché Ares ci sta convocando? Che sappia? Che sospetti di uno dei due? In tal caso sarei subito scoperto!" – si chiedeva il dorato.
Entrarono nella stanza del trono vedendo Athena in ginocchio, incatenata insieme ad un'altra fanciulla, difronte ad Ares ed alcuni Berserkers. I due Berserker che li avevano accompagnati si disposero insieme agli altri.
«Ci ha convocati, sommo Ares?» – esclamò Polluce, frenando le sue pulsioni.
«Come sommo Ares?» – chiese Athena sconvolta – «Polluce! Come hai potuto? Tu che più di ogni altro dovresti sapere di cosa è capace Ares, ti schieri con lui?»
«Silenzio!» – ordinò Ares
«Pensi di poter zittirmi così?» – gli rispose Athena.
«No, infatti...» – rispose stranamente calmo, poi colpì la Dea al volto ferendola.
«Non vuoi stare zitta... allora dimmi dove si trovano le fonti?» – gli urlò.
Polluce e Ippolito reprimevano il disgusto per il comportamento non proprio da divinità.
«Che c'è non approvate?» – gli chiese Ares
Mentre il Dio fissava i due, un Berserker entrò di colpo.
«I Cavalieri mio sire, sono dentro il Palazzo!» – urlò il Berserkers entrando di corsa.
«Cosa?» – chiese il Dio mentre il dioscuro accanto al Berserker appena entrato lo incenerì.
«Per rispondere alla tua domanda Ares, No! Decisamente non approvo!» – disse Polluce, mentre la dorata armatura appariva indosso al Cavaliere.
«Osi minacciarmi Polluce? Solo perché ho picchiato una fanciulla che simula di essere Dea?»
«Beh... si! E perché se non ti fosse ancora chiaro non ho mai tradito Athena! Secondo te come sono entrati i Cavalieri nel Palazzo senza che le guardie all'esterno se ne accorgessero?» – rivelò il Cavaliere con un grande senso di soddisfazione.
I Berserkers al fianco di Ares prontamente si frapposero tra il Dio e Polluce. Ippolito allontanatosi dal dorato, si preparò per affrontarlo accanto ai Berserkers.
Polluce scoppiò a ridere a crepapelle.
«Non aspettavo altro!» – esclamò, poi, il Cavaliere e in quel momento Ippolito scagliò il Charybdis Gorge sui Berserkers spedendoli nello stomaco del mostro.
«Ippolito anche tu?» – chiese Ares sorpreso ma piuttosto rilassato e tranquillo – «Pensate davvero di potermi anche solo toccare?»
Ippolito corse subito da Athena e Armonia ma venne scagliato lontano da un attacco di Ares. Il ragazzo si rialzò e si posizionò accanto al Cavaliere.
«Non sei il primo Dio che affronto!» – rispose Polluce – «E non siamo soli! Dimension Release!»
Da un gorgo dimensionale Amida, Keren e Giasone uscirono dalla dimensione oscura.
«E così che ci sei riuscito! Li hai fatti entrare dalla tua dimensione oscura! Complimenti! Ma neanche cinquanta di voi basterebbero a sfiorarmi!»
I Dorati si schierarono pronti all'azione.
«Ippolito vai fuori, è il momento di lanciare il segnale!» – gli ordinò Polluce
«Quale segnale?» – chiese Giasone tenendo lo sguardo fisso su Ares.
«Neven ed Equos, forse con Gyon, saranno già qui fuori!» – spiegò il dioscuro
«Avete organizzato tutto alla perfezione tu e mio padre! Ma almeno qualche indizio lo potevate lasciare!» – commentò Keren un poco indispettito.
«E il bello dov'era?!» – rispose Polluce
«Hai pure la faccia tosta di scherzare!» – intervenne Amida, sempre composto con gli occhi chiusi levitando, seduto a gambe incrociate.
Ares scagliò una potente sfera di energia gridando – «Finitela!»
«Kān» – urlò Amida, generando una potente barriera che protesse i quattro dorati dalla sfera di energia del Dio.
Keren si teletrasportò accanto ad Athena e Armonia portandole all'interno della barriera del Cavaliere della Vergine.
«Om! – urlò mentre ancora la divina sfera si scontrava con la barriera.
L'esplosione della sfera in seguito all'Om di Amida devastò tutta la sala tranne intorno al Dio e all'interno del Kān.


Saint Seiya - OriginsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora