Inizio

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Tutte le cose belle partono da un piccolo errore commesso o qualcosa che è andato storto.

A volte gli sconosciuti conosciuti per caso o a scuola diventano le persone della nostra vita.

A volte bisogna sbagliare per capire quale strada prendere, quale scelta fare, quale vita vivere.

A volte bisogna incasinarsi totalmente la vita per scoprire l'importanza dell'amore, della famiglia e dell'amicizia.

Proprio quell'amore che mi ha sempre voltato le spalle, ora mi rende piccola e insicura.

Tanti piccoli spilli mi penetrano la pelle, la lacerano e la fanno sanguinare.

Spilli mentali. Angoscie, ansie, pensieri negativi.

Sto soffocando lentamente.

"Una ragazza di diciassette anni cosa ne capirà".

Ho sentito troppe volte questa frase.

Sempre stata zitta davanti alla vita o alle persone, incapace di replicare.

Nessuno mi conosce meglio del mio ragazzo e della mia migliore amica. Ora, però, devo affrontare me stessa da sola.

Mamma non riuscirà a guardarmi in faccia. Non che prima lo facesse.

Sarò la troia di turno che si fa scopare dal primo di turno.

Amici, loro rideranno di me.

E poi, lui, lui che mi è sempre stato accanto e mi ha sempre amato, accetterà questa nuova vita?

E lei, la mia migliore amica, mi giudicherà come gli altri, una lurida puttana che si becca le conseguenze delle sue puttanate o mi appoggerà? 

Bambino mio, spero che tu abbia una zia e un papà che ti amino e non ti abbandonino mai.

Aborto. Questa parola mi penetra la mente, la lacera.

Spilli.

Sento la testa pulsare.

Toom. Toom.

Il cuore batte.

Sono sempre stata considerata timida, inadeguata, sfacciatamente superflua.

Ho sempre visto il mio potenziale non essere visto dagli altri.

Quanto mi piace toccarmi la pancia, mi fa sentire meno sola. Più con te. Anche se ora non sei nulla.

Quanta paura. Vorrei ucciderti in questo momento, dopo averti amato, dopo averti odiato ancora un po'.

Mamma inizierà a guardarmi con disprezzo, sarò una puttana per lei.

È così che la gente chiama le ragazze libere ed emancipate, le ragazze che sono alternative, le ragazze in genere.

Tutte puttane.

Una società che mi opprime e mi spinge verso un modello che non mi appartiene.

Una società che mi dice chi essere.
E se non lo sono? Puttana.

Puttana era la ex di Alex, dopo averlo lasciato, perché l'aveva lasciato.

Puttana era la cassiera che aveva negato lo sconto.

Puttana sono io che darò al mondo una seconda vita, una mia seconda vita.

Do così per scontato che nascerà. Me lo sento. Già lo sento dentro. Dentro ogni fibra, dentro ogni spillo.

La società mi butterà i suoi problemi.

Lo so.

Me lo sento.

Come andrò a scuola?
Cosa ne sarà del mio futuro?
Come potrò studiare, accudirti ed essere felice?
Ma soprattutto, cosa ne penseranno gli altri?

Forse non sono pronta, forse invece lo sono e sarò felice di questa scelta.

Forse, invece, è davvero tutta merda e dovrei scappare il più lontano possibile.

Qualcosa di terribilmente piccolo e comune, mi spaventa.

Sempre stata legata alle persone, ora mi lego al mio possibile capio.

Sto correndo mentalmente, dovrei fare dei passi.

Piccoli passi lungo la vita.

Una vita fatta di scelte. Bisogna avere le palle di scegliersi in questi casi.

E io non so se sono pronta.

Non oggi.

Cosa ne penserà il mondo esterno?

È l'unica cosa che davvero conta.
Loro, ciò che loro vedono in me, questo conta.

E io conto i giorni. Mancano otto mesi e due settimane alla tua nascita.

Ho otto mesi e tre settimane al massimo per trovare il coraggio di parlarne con lui.

Otto mesi, due settimane, tanti spilli.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 30, 2017 ⏰

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