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Restiamo per un po' così, fino a quando non decido di staccarmi <<Scusa, è che sai, se saresti morto io non avrei avuto la più pallida idea di cosa sarebbe successo, non so dove stiamo andando, non so nemmeno più chi sono>> dico tentando di spiegare il perché di quel gesto, lui sorride <<Arnie continua così, noi abbiamo delle ferite da medicare>> dice poi alzandosi, ed aiutando anche me dato che mi sono appoggiata alla gamba ed ho lasciato un'altra pozza di sangue a terra, sincera, non so ancora perché non sono già morta per dissanguamento. Lo seguo in un corridoio, questa navicella è davvero enorme, ci sono infinite porte, noi entriamo in una sulla destra, è una specie di... infermeria, si con tutto l'occorrente per qualsiasi evenienza, addirittura per una qualche operazione. <<Siediti ti metto dei punti sul polpaccio>> <<In realtà tu avresti un proiettile nella spalla, è molto più pericoloso>> ribatto <<Si ma potresti morire dissanguata da un momento all'altro>> dice facendomi notare la scia di sangue sul pavimento grigiastro, resto in silenzio, non pensavo di stare così male, così mi lascio convincere e mi siedo sul "tavolo"? Si può definire così? Boh. <<Vuoi sapere qualcosa di più?>> mi domanda mentre di schiena sta armeggiando per prendere disinfettante ed ovatta, annuisco, ma poi mi rendo conto che ovviamente di schiena non ha visto quindi rispondo <<Bene, sicura?>> <<Si>> inizia a parlare proprio mentre la gamba brucia a contatto con il disinfettante, così mi lascio distrarre dal suo racconto per non finire come Dante Alighieri, ovvero, svenire. <<Iniziamo dal principio, tu non vieni dalla terra>> io resto basita, non è possibile, non esistono altri pianeti su cui c'è vita, o si? <<Si scusa, troppo veloce la notizia>> dice mortificato <<Veniamo entrambi da Ecate, il pianeta protetto dalla dea della magia, purtroppo però scoppiò una terribile guerra quando eri ancora piccola, eravamo gli unici due rimasti oltre agli stregoni supremi e i ribelli, per salvarci un sommo stregone decise di "rubare" una navicella e di portarci lontano da quel pianeta, accadde tutto in una fretta incredibile, ma riuscimmo ad andare via, ma dopo poco tempo la vecchiaia colpì il sommo stregone, che come gli altri restavano in vita grazie alla linfa del pianeta. Capii così che il pianeta era stato distrutto da una forza più potente dei semplici ribelli, presi io il comando della navicella, sapevo pilotarla appena, dato che a otto anni avevo fatto solo alcune lezioni di pilotaggio, però andò tutto liscio, fin quando sulla nostra strada non incontrammo un altro pianeta esploso proprio davanti ai nostri occhi. Usai il potere del tempo (il primo che ti insegnano in accademia, quando esisteva ancora) per tentare di salvare qualcuno, era il pianeta Fenrir, ovvero il pianeta protetto dal dio dei lupi, li trovammo un solo essere vivente, un ragazzino di cinque anni, un tuo coetaneo. Vagammo per lo spazio per non so, forse qualche settimana, poi però, con l'aggiunta del ragazzino, le scorte finirono prima del previsto, così decisi di affidarvi alla Terra>>.

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