L'unica debolezza

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La battaglia era ormai al suo culmine. Le colline un tempo verdeggianti del Burren erano cosparse di sangue e corpi. Gli Shadowhunters di entrambe le fazioni continuavano a combattere senza tregua e senza pietà. I soldati oscuri di Sebastian eccellevano in forza e velocità, i combattenti del Conclave però predominavano numericamente. L'esito della battaglia sarebbe rimasto incerto fino a che l'ultimo di loro non sarebbe caduto. Fino all'ultimo respiro. 

Sebastian si fece largo fra la massa di corpi, osservando i suoi Ottenebrati distruggere chiunque li si parasse davanti. E un vago senso di soddisfazione lo travolse. Come Cesare arrivò fino alle porte di Roma con le sue legioni, per spodestare il Senato, anche lui sarebbe arrivato al cuore del Conclave, distruggendolo. Gli Shadowhunters normali erano deboli, constatò, guardandosi introno. Con i loro principi, i loro ideali, le loro rune angeliche, erano destinati a fallire. Avrebbero visto il loro mondo portatogli via da lui. E loro stessi sarebbero bruciati con esso.

Si voltò con un sorriso strafottente stampato in faccia, cercando la cascata di ricci rossi. Ma dietro di sé non trovò altro che la battaglia. D'un tratto uno strano senso di preoccupazione lo assalì, facendosi strada dentro di lui. Cercò il suo volto nella massa di persone, negli Shadowhunters vestiti di rosso, ma invano. Il pensiero che qualcuno dei suoi amici l'avesse trovata o che lei fosse deliberatamente scappata, tradendo la sua fiducia, lo tormentò. E quella che era nata come preoccupazione si trasformò ben presto in rabbia. Rabbia che gli ribolliva dentro le vene, come un fuoco. Impugnò saldamente l'elsa di Fosforos, tanto da far sbiancare le nocche, e si addentrò in mezzo a quella giungla rossa come il sangue e nera come la notte. Perlustrava la folla con lo sguardo alla ricerca del suo vestito rosso. Era sicuro che l'avrebbe trovata. Solo lui poteva.

D'un tratto un lupo, un enorme bestia dal pelo ispido e nero, gli si parò davanti, ringhiando e mostrando i suoi canini ingialliti. Sebastian storse la bocca in una smorfia irritata, ma il lupo stava già prendendo la rincorsa per attaccarlo, pronto per sbranarlo. Ma Sebastian fu più veloce. Con un rapido movimento si spostò dalla traiettoria dell'animale e quando questo gli passo sfrecciando accanto, gli conficcò Fosforos fra le costole. Un ululato agghiacciante, di pura agonia, squarciò l'aria, mentre la bestia si accasciava a terra, tremante. Il ragazzo le si avvicino e con un ultimo sguardo di disprezzo le puntò la spada alla gola, squarciandogliela. La carcassa ai suoi piedi mutò, e quello che poco prima era un lupo feroce, ora era il corpo di una donna inerme. Aveva corti capelli neri e grandi occhi verdi. Verdi come quelli di Clary.

Si girò di scatto, irritato da quella vista, e con più determinazione di prima procedette a passo incessante, affondando nell'erba bagnata di sangue, verso il rialzo fatto di lastre rocciose, dove tutto era cominciato, quella notte. Appena giunto poco fuori dalla portata della battaglia, sentì ancora il suo grido sottomesso ronzargli nelle orecchie. E per quanto desiderasse tornare indietro a combattere, doveva prima trovare Clary. 

D'un tratto avvertì un movimento, impercettibile. E con uno scatto fulmineo, si girò, scontrando la lama di Fosforos con un altra, chiara e luminosa. "Sapevo saresti venuto." disse Sebastian con una smorfia di soddisfazione stampata in faccia.  Jace, davanti a lui, teneva in mano la spada angelica come un angelo vendicatore sceso in terra. Il suo sguardo sembrava un lampo d'orato pronto ad infiammare chiunque lo avesse incrociato. "Sono venuto per il piacere di ucciderti." ribatté l'altro con un sorriso ironico. Un arco luminoso fendette il cielo notturno, ma Sebastian fu abbastanza svelto da schivarlo. Fece un fischio guardando dritto negli occhi il suo rivale. "Non male. Ma lo sai che ci vuole ben più di questo per battermi. Non te lo ha forse insegnato nostro padre?" L'espressione irritata venne ben presto rimpiazzata dalla determinazione sul volto di Jace. Attaccò di nuovo, stavolta con più forza e velocità di quella precedente. Sebastian parò il colpo con Fosforos, dovendo impegnarsi di più stavolta, per non venire sopraffatto. Decise quindi di contrattaccare, sferrando una raffica di colpi e facendo indietreggiare lo Shadowhunter. Un grido di rabbia vibrò nell'aria notturna e un attimo dopo Jace si stava già riprendendo dalla manciata di colpi appena incassati. Saltò, agile e sinuoso come un gatto, atterrando alle spalle di Sebastian e colpendolo alla schiena. Il ragazzo dai capelli come petali di soffione,  grugnì in preda al dolore e all' amarezza, dai quali si riprese quasi subito. "Dov'é Clary?" La voce di Jace era controllata, ma nascondeva in sé una nota pericolosa, una muta minaccia. La domanda senza risposta sembrò riecheggiare all'infinito nella landa desolata, mentre i due guerrieri si soppesavano a vicenda. L'uno, radioso come il sole, possedeva una determinazione, che avrebbe potuto radere al suolo l'intero Burren, l'altro, oscuro come le tenebre, avrebbe attraversato le fiamme dell'Inferno pur di trovarla.

Le Stelle del Mattino  (Clabastian)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora