(11) "È colpa mia."

173 13 18
                                    

Nota autrice: Mi scuso davvero tanto per l'attesa.

Michelle Adams

Vi siete mai chiesti perché noi esseri umani siamo attratti dalle cose impossibili? Perché ci ostiniamo a desiderare qualcosa che non avremo mai? È un po' una sfida per noi. Fissiamo un punto e ci ostiniamo a tutti i costi di raggiungerlo. Come quando nostra madre mette i cereali sul ripiano alto e tu puntualmente cerchi di raggiungerlo. Ti offrono aiuto ma puntualmente rispondi con un "posso farcela da sola". E siamo orgogliosi, tanto. Non piace a nessuno sentirsi dire "avevi detto che potevi farcela da sola, ora ti arrangi." così cerchiamo di farcela da soli.

"Michelle.. Guardati." mi ordina l'infermiera. Mi mette davanti lo specchio. Come se fosse una routine (e lo è) chiudo gli occhi, evitando di guardare la mia figura disgustata.

"È così che vuoi essere?" mi chiede. Nella sua voce non c'è traccia di disgusto, ma bensì di preoccupazione.

"Un mostro?" chiedo. Mantengo gli occhi chiusi sentendo due mani farmi strada per scendere dalla bilancia.

"Non un mostro. Michelle devi mangiare! Assumi le tue vitamine come facevi una volta." mi accarezza le spalle.

"Sto bene." rispondo secca. Apro gli occhi. Chiudo il camice e vado a sedermi sul lettino.

"Devo avvertire tua madre. Andrai in ospedale, dove eseguirai una cura obbligatoria." dice. Prende dei fogli e compone credo il numero di mia madre.

"Io non lascio qui Thomas."

"Thomas Collins?" chiede. Annuisco e butto la testa indietro.

"Lei ne è a conoscenza del fatto che dei pazienti vengono pestati a sangue?" chiedo chiudendo gli occhi sentendomi sempre più stanca.

"Le guardie eseguono solo quello che gli si viene detto." risponde calma.

"Dei ragazzi vengono pestati a sangue e alcuni sono anche finiti in coma! Sam Fuller è stato trasferito in ospedale con dei traumi cerebrali. Tanti dei ragazzi con cui faccio terapia hanno subito delle violenze dalle guardie! Si rende conto della gravità delle situazione?!" urlo perdendo la pazienza.

Ci mettono in questa merda di posto e poi ci trattano come degli animali facendoci morire prima del tempo.

"Devo avvertire tua madre lo stesso. Mi è stato detto così da.." si blocca e impallidisce.

"Da?" dico accigliata. Scuote la testa e compone il numero di mia madre. Scatto in piedi riagganciando il telefono.

"Lei.." una fitta alla stessa mi fa bloccare. Metto le mani ai lati della tempia e comprimo cercando di farla smettere.

"Michelle non voglio vederti morire qua dentro." sbotta l'infermiera

"Lei.. Non può dirlo a mia madre! Ha una vita perfetta e non posso permettermi di rovinarle di nuovo la vita! Adesso ha tutto ciò che le avevo promesso." urlo trattenendo le lacrime.

"Signora McCall hanno chiesto di..." una voce famigliare fa capolinea nella stanza. "Michelle!" Thomas mi viene incontro abbracciandomi.

"Che le ha detto?!" urla all'infermiera.

"Io.. Le ho solo detto che devo chiamare la madre!" si giustifica.

"Lei non deve chiamare nessuno cazzo! Non posso rovinare anche la sua vita!" urlo ancora tra le braccia di Thomas.

Insane » Dylan O'brienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora