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Tic. Tic.tic.
É questo ciò che sento appena apro gli occhi. Un rumore squillante, fastidioso e continuo.
Ruoto leggermente il volto, a destra e poi a sinistra, guardandomi intorno e cercando di ricordare cosa sia accaduto. Mi trovo in una stanza bianca, amorfa. Una stanza d'ospedale. Sulla porta vetrata noto una scritta che mi confonde ulteriormente. "Ospedale San Raffaele di Milano." Ricordo di essere andata a Capri, ricordo di aver firmato i documenti per la vendita della villa di famiglia, e di aver sgomberato tutta la casa liberandola da ricordi e cianfrusaglie. Eppure adesso sono a Milano, non so cosa pensare, cerco di sforzarmi ma non riesco a capire cosa possa essere accaduto. Perché sono qui, perché sono in ospedale. Il " Tic tic tic" fastidioso improvvisamente diventa più  forte, assillante, più veloce e all'istante la stanza si riempie di persone, e tra quelle io vedo soltanto una. Adan. Un Adan diverso dal solito. Sembra spento, trasandato, ha gli occhi gonfi e non solo perché ha pianto, noto del viola sotto le occhiaie, ha fatto a botte. Corre verso di me, facendosi spazio tra tutti i medici che hanno affollato la sala e che mi toccano, schiaffeggiano, mi puntano una lucetta fastidiosissima sulle pupille, ma tutto questo non m'importa. Io voglio solo Adan accanto a me. Allungo il braccio verso di lui, con tutta la forza che ho in corpo. Mi sforzo a tal punto da non riuscire a tenenere gli occhi aperti, ma riconosco anche senza guardare la mano di Adan che stringe la mia con amore. Un calore che non potrei mai dimenticare, un tocco morbido ma deciso, delicato ma allo stesso tempo forte e passionale. Unico.
Nel giro di pochi minuti i medici si apprestano ad uscire rumorosi dalla stanza prendendo in disparte Adan allontanandolo dalla mia presa, e aggiornandolo evidentemente sulle mie condizioni. Lui appare sollevato anche se non posso dirlo con certezza. Appena restiamo soli, si avvicina sedendosi su un piccolo lato del letto vuoto. Mi guarda, con uno sguardo indecifrabile. Ho paura di incontrare i suoi occhi, non ricordo cosa è successo ma non deve essere stata una cosa piacevole e ho paura che qualcosa tra noi possa cambiare. Non ho nemmeno il coraggio di parlargli, sposto lo sguardo in basso verso le coperte mentre sento il suo ancora fisso su di me. 
- Perché sono a Milano?- Accenno una domanda con la voce flebile, tremante. Ho paura. Non voglio scoprire che qualsiasi cosa abbia fatto possa aver rovinato la nostra storia, non voglio scoprire  cosa ho combinato. Continuo a respirare profondamente, per rilassarmi e rallentare il battito del cuore che invece batte imperterrito. Adan pone la mano destra sul mio viso, mentre l'altra mano cade morbida sulla mia. Noto di essere contratta dall'ansia di una sua risposta, perché al suo tocco sento la muscolatura rilassarsi, sento il cuore calmarsi.
- Probabilmente non ricordi nulla, hai sbattuto la testa violentemente, ed io ho insistito a portarti il prima possibile via da Capri, ti ho portato qui perché ho un caro amico che speravo potesse darti una mano. - Esclama calmo, indicando con la testa il dottore che ci guarda dall'ampia finestra della camera. Adan lo saluta con la mano, e lui, sorridente continua il giro dei pazienti.
-Durante il viaggio a tratti sei stata cosciente, ma hai momentaneamente perso la memoria. Il dottore ha detto che la recupererai presto e ricorderai cos'è successo l'altra notte. - Continua, serio.
Vorrei  chiedergli scusa, ma non so neppure il motivo. Mi sento uno straccio, e non è la testa, ma é  la mia anima a soffrire. Sento una lacrima uscire dai miei occhi, poi un'altra, e ancora, ancora. Mi libero dalla presa di Adan dolcemente, portando le mani al volto. Non voglio che mi veda piangere. Devo sembrare  patetica.
- Cosa c'è Giulia, parlami per favore.-  Esclama con un nodo in gola, è distrutto, ed è tutta colpa mia. -Adan, cosa ho Fatto?  Che cosa ho combinato, solo pensare di averti messo in pericolo, o di averti fatto soffrire....- interrompe il mio discorso con un bacio appassionato. Si china su di me, accarezzandomi i capelli, il mio viso.
-So tutto Giulia-  al sentire quelle parole sbianco. Ma allo stesso tempo sono sollevata, prima o poi avrebbe scoperto il mio passato, il mostro che mi attanaglia.
Adan continua, spiegando la  frase precedente.- - Camilla mi ha detto tutto, dopo che hai spento il cellulare si è allarmata, ha capito che sarebbe potutto succedere qualcosa, ha nominato quel Paolo. Così, al termine dello showcase più lungo della mia vita siamo saliti in auto. -  Continua riprendendo fiato. - Siamo arrivati a Napoli a notte ormai fonda, abbiamo chiamato un amico della zona che ricordavo avesse un motoscafo. Senza fare troppe domande alla vista di duecento euro  me lo ha affittato nonostante l'orario. -    - Quando siamo arrivati, la porta della villa era aperta, e abbiamo pensato al peggio.- Si blocca. D'un tratto diventa un Adan diverso, scuro in volto, pieno di rabbia. - Se penso a te tutta sola con quel cocainomane del Cazzo impazzisco- si alza con violenza dal letto,girovagando per la camera cercando di calmarsi.  Si Appoggia infine  al muro con i gomiti e con la mano nasconde gli occhi, come a volerli coprire dalla vista di un film horror.
- Adesso scusami, ma non ho voglia di parlarne. Ho  dovuto passare la notte in commissariato a raccontare tutto alla polizia, sono stanco. Domani, o quando inizierai a ricordare potremo riaprire il discorso. Adesso voglio portarti via di qui. -  Si avvicina nuovamente a me, reprimendo tutta quella rabbia fuoriuscita  .Ascolto le sue parole con attenzione, e quando sento "polizia" tremo, sento un'irrefrenabile voglia di fargli domande, ma impongo me stessa di non farlo. Ne parleremo a tempo debito.
Chissà quante sofferenze ha passato in queste ore, affonderei soltanto il dito nella piaga. Intanto, mentre sono immersa nei miei pensieri, Adan fa entrare il Dottore. Mi visita velocemente, e infine porge  alcuni documenti da firmare per lasciare l'ospedale. Dopo numerose raccomandazioni, il dottore ci lascia, salutando amichevolmente il mio ragazzo, e regalandoci una crema per quell'orribile occhio viola.
Con l'aiuto di Adan esco dal letto, dirigendosi con difficoltà in bagno. - Tieni amore, metti questi.-  Adan mi porge dei vestiti puliti, non sono i miei,  devono essere nuovi. Ma non m'importa, la mia mente si focalizza sulla parola con cui mi ha chiamata. Devo essere diventata rossa, perché lui inizia a ridacchiare guardandomi. Chiudo la porta del bagno e con cautela provo a muovermi senza muovere troppo la testa. Ogni movimento è una dannata fitta alla testa, è insopportabile.  Dopo uno sforzo immane esco da quel bagno odioso.  - Non sono così male come personale shopper- mi sussurra all'orecchio dopo avermi osservata nel nuovo vestito rosso. Sorrido abbracciandolo con foga ma pente domi subito del mio gesto. Infatti, una fitta lancinante attraversa la mia testa, costringendoli ad urlare. Adan mi prende in braccio facendo attenzione, e uscendo dalla camera mi adagia su una sedia a rotelle. - Non puoi camminare troppo né fare movimenti bruschi, ricordi? - mi redarguisce dolcemente baciandomi sul collo. - Adesso ti porto via da qui piccola, mi prenderó io cura di te.- mi sussurra all'orecchio, per poi alzarsi e tornare al comando della mia sedia a rotelle, dirigendoci alla macchina.
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Buongiorno!
Lo è sicuramente se si inizia la giornata con un nuovo capitolo, per giunta interessante come questo!

Volevo ringraziarvi tutte infine per le le letture, siamo quasi a 1000 e io non posso crederci!😍 GRAZIE!

Benni

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