L'ODORE DI MUSCHIO

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23 Giugno. Quell'orribile giorno, in cui era nata. Ma non potendo sottrarsi alla realtà si alzò controvoglia, dirigendosi sbuffando verso lo specchio.
Si soffermò sulle sue labbra, che solo 12 ore prima avevano sfiorato le sue. Poi spostò lo sguardo sul resto del viso e...oddio un vampiro. Prese con fare nervoso a pettinarsi i capelli, contemplando la sconosciuta che si rifletteva in quel grande specchio.

"Tori! Tori scendi!" esclamò Alexander dal soggiorno.

Scesi due scalini alla volta, fermandomi non appena mio fratello mi si parò davanti, un'espressione da cretino stampata sul volto e una busta nelle mani.
Mi porse il bianco involucro, che scricchiolò al contatto con le mie mani.

"La mamma mi ha chiesto di consegnartela quando avresti compiuto 18 anni..." ammise evidentemente a disagio.

Fissai quella busta, apparentemente anonima, fino a contaminarla con le lacrime che non riuscii a trattenere.

"Sapevi che sarebbe morta?" chiesi scioccata dalle mie stesse parole. Come poteva saperlo?

"Non dire così Tori...pensi che se lo avessi saputo non avrei provato a impedirlo?"  ribadì scosso da ciò che avevo detto.

Non riuscii a proferire niente, ma un pensiero mi balenò nella mente. Me preparai il più velocemente possibile, e quando uscii di casa un sole cocente mi colpì in viso. Presi a camminare, la meta ben chiara scolpita nella memoria.
Osservai lo scorrere dei paesaggi dal finestrino del pullman, fino a quando i possenti alberi non mi parvero familiari.
Quel posto isolato, dove 10 anni prima mi aveva portato mia madre, non era cambiato di una virgola. Osservai ciò che mi circondava: le sequoie che si ergevano dietro di me, la griglia e fredda roccia sotto i miei piedi, il cielo azzurro sopra la mia testa e l'infinito paesaggio davanti a me. Il vento, che solo sul punto più alto soffiava, mi salutò felice, come si saluta un vecchio amico, scompigliando i miei capelli come se fosse un gesto affettivo.
Mi sedetti per terra, con la lettera stretta fra le  piccole mani tremanti. Era da anni che litigavamo, lei era debole e io non lo accettavo. Ma le volevo bene, e il pensiero che sia morta senza saperlo mi divorava l'anima. Non sono stata la figlia che si sarebbe meritata. Alexander nemmeno. E Thomas non era di certo l'uomo che le sarebbe dovuto stare accanto, proteggendola e amandola. Il cuore perse un battito. Risi amaramente. Faceva male, la verità.
Presi coraggio, respirando e inalando quella fredda e pura aria, che mi riempì i polmoni. E aprii la busta.

Cara Tori,  so che adesso sei arrabbiata con me, che mi odi, e lo comprendo. Ho fatto l'unica cosa che un genitore non dovrebbe fare. Ti ho abbandonata, e lo ha fatto anche tuo padre, ma in due maniere diverse. Ora sei sola, probabilmente al mare, cullata dal dolce suono delle onde. O forse sei nel nostro rifugio, sulla vetta della foresta, ascoltando il vento che soffia fiero e il ruscello che scorre leggiadro. Vorrei essere li con te, Tori, credimi, ma non posso. Non ce l'ho fatta. Ho ceduto. Sono debole.  La stanchezza mi ha portato a compiere questo atto. Ero stanca della mia vita, stanca dei pugni e delle sgridate, stanca di dovermi giustificare in pubblico per i lividi sul corpo, stanca di vedere i miei due figli bloccati in questa merda.  Scusa Tori. Scusa per tutto. Ma io so, nel mio cuore, che ce la farai. Ne hai passate tante, troppe. La vita è ingiusta tesoro, devi accettarlo. Devi lottare per te stessa e per farti valere, solo così troverai il tuo posto nel mondo. Sei forte, sei capace di grandi cose, lo so.  Forse col tempo riuscirai a perdonarmi, lo spero. Vivere nel rancore distrugge le persone, vivere nel rancore ha distrutto me. Ora è arrivato il momento di dirti addio tesoro. Sappi che ti voglio bene.

Mamma

Il vento le accarezzò il viso, come se stesse provando a consolarla. Tori si lasciò cullare da quella dolce brezza, tra l'odore di muschio che le profumava la pelle e la sensazione delle lacrime che le solcavano le guance.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 14, 2018 ⏰

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