Una vita monotona

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Come ogni giorno vado a prendere l' acqua al fiume, sono la più grande nell' orfanotrofio, quindi tocca a me. Non capisco perchè i miei genitori dovevano abbandonarmi proprio in un posto dimenticato da Dio come un paesino sperduto della Norvegia. Mi sarebbe andata bene anche una cittá italiana piena di storia, oppure una bella localitá balneare dove la temperatura sfiora almeno i 30° tutti i giorni. Cavoli, abbandonarmi con un vecchio libro dal lucchetto arrugginito e un medaglione, che anche se d' oro e con una bellissima pietra verde all' interno è estremamente consumato. Non è neanche alla moda! Una catenina leggera e un medaglione rotondo. Una persona strana e mediocre, che rasenta la banalitá e sprizza normalitá da tutti i pori, a parte il mio aspetto, che non è gradito in paese. Fermi tutti! Basta negativitá! Ho i capelli di un rosso scuro ma intenso e la pelle color cappuccino ambrata (come una diva di bollywood), sono formosa e sono alta 1,60 m. Okay al villaggio non mi amano molto per il mio aspetto, ma chissá, magari un giorno un giovane principe mi porterá via con se, perchè mi troverá esoticamente irresistibile! Quando mi chinai a riempire di acqua il secchio ebbi come uno stordimento, quando vengo a contatto con quell' acqua gelida i pensieri spariscono e io respiro profondamente l' aria pulita, e guardo l' orizzonte, nebbia e un paesaggio scarno. Ma c' è qualcosa di diverso. Una carrozza? Come nei film storici? Chi viene a visitare un paesino sperduto in Norvegia con una carrozza? Il mio principe? Per un attimo mi emozionai davvero, adoravo rompere la routine, dalla carrozza scese un uomo, che per quanto non potessi vedere chiaramente, mi dava l' impressione di non piacermi affatto. Presi il secchio e tornai all' orfanotrofio, tutto quello che potevo fare era continuare a sognare. La mia curiositá si sarebbe placata stasera alla locanda del vecchio Taris. Non sapevo perchè avesse un nome così strano, ma quando chiudeva la locanda io sgattaiolavo fuori dall' orfanotrofio per parlare con lui, mi raccontava mille miti e leggende, lui si che mi faceva sognare.

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